Vendemmia turistica: che cos'è e come è regolamentato il trend dei wine lovers

La vendemmia turistica è stata ufficialmente regolamentata grazie a un protocollo d'intesa firmato a Roma tra l'Ispettorato Nazionale del Lavoro (Inl) e l'Associazione Nazionale Città del Vino

08 agosto 2023 | 16:25

Agosto è tempo delle prime vendemmie e, come ormai da qualche anno a questa parte, di fatto dà il via alla stagione delle cosiddette “vendemmie turistiche”. Iniziative, organizzate comunque per lo più a settembre, che rendono possibile a curiosi o appassionati del genere di vestire per qualche ora i panni del contadino e calarsi nel ruolo di vendemmiatore.

Per tanti turisti è un modo diverso di passare qualche ora a contatto con la natura, recuperando una tradizione un tempo magari famigliare e provare qualcosa di nuovo dall'ordinario. Molti negli ultimi anni hanno aderito alle iniziative della cosiddetta “vendemmia turistica”, vale a dire quelle giornate in cui i produttori di vino aprono al pubblico i propri vigneti, lasciando che tra i filari possano muoversi, e raccogliere l’uva, dei turisti paganti. Un’iniziativa diventata vero e proprio trend turistico da qualche anno a questa parte, ma che alcuni hanno etichettato come furbata rivolta a sfruttare del lavoro non solo gratuito, ma addirittura pagato. Ora sono arrivate alcune norme che regolamentano la vendemmia turistica.

Vendemmia turistica: di che cosa si tratta?

Per qualche giorno all’anno, per lo più a settembre, quando le giornate si fanno meno calde e torride non poche cantine promuovono questa iniziativa. Gruppi di qualche decina di persone, paganti un ticket (orientativamente sui 20 euro) per trasformarsi qualche ora in contadini, raccogliendo le uve dai filari e vivere al contempo un’esperienza di un poche d’ore a diretto contatto con la natura. Il flusso turistico “slow” degli ultimi anni ha contribuito al successo di queste iniziative, offrendo al pubblico comunque non solo la possibilità di raccogliere gli acini ma anche di vivere un’esperienza degustativa prima tra i filari, poi generalmente in cantina o in azienda.

Sempre più produttori hanno promosso tale iniziativa la quale, recentemente, è stata ufficialmente regolamentata con dei provvedimenti presi appositamente per evitare che qualcuno si potesse, per così dire, approfittare del fatto di vendere tale possibilità e al contempo vedersi lavorati i campi.

Vendemmia turistica: perché non è considerabile lavoro

«Lavoro ottenuto in forma gratuita, anzi ottenuto facendosi anche pagare», la considerazione di alcuni, i più maligni, che non vedono di buon occhio tale iniziativa. La vendemmia turistica, però, non è considerabile un lavoro, in quanto presuppone “… l’attività di raccolta dell’uva, non retribuita, di breve durata, episodica, circoscritta ad appositi spazi, avente carattere culturale e ricreativo, svolta da turisti e correlata preferibilmente al soggiorno in strutture ricettive del territorio e/o alla visita e degustazione delle cantine locali nell’ambito di un’offerta turistica di tipo integrato”, come recita protocollo stilato tra l’Ispettorato nNzionale del Lavoro e l’Associazione Nazionale Città del Vino.

Un protocollo che regolamenta, di fatto, quella che è considerabile a tutti gli effetti come mera attività turistica e non prevede un compenso economico. In aggiunta viene specificato come le aziende promotrici debbano rispettare determinate condizioni, tra cui il limitare dell’attività ”… a poche ore alternativamente nella fascia oraria antimeridiana o postmeridiana… e non può ripetersi per più di 2 volte nella stessa azienda vitivinicola nell’arco della stessa settimana”. Il tutto deve svolgersi nelle condizioni di massima sicurezza per i turisti, ai quali dovranno essere fornite tutte le attrezzature necessarie per svolgere la mansione ludica. Inoltre i filari destinati alla vendemmia didattica devono essere resi riconoscibili e distinguibili dai luoghi dove invece operano i vendemmiatori professionisti, con l’apposizione di idonei cartelli.

«Grazie a questo accordo le cantine avranno tutta la tranquillità di far svolgere in sicurezza ai turisti una esperienza, senza incorrere in spiacevoli equivoci con le autorità preposte ai controlli sul lavoro», ha detto Angela Radica, presidente di Città del Vino.

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Alberto Lupini


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