Firenze, ma quale nuova epoca Riecco il turismo mordi e fuggi
Nel primo weekend estivo, in città sono tornati i bivacchi nei pressi di chiese e monumenti. Cursano (Confcommercio): «Bisogna incentivare un turismo più sostenibile»
29 giugno 2020 | 16:00
di Federico Biffignandi
Firenze affollata di domenica
Qualcuno ha ribattezzato “mangificio” Firenze e i suoi luoghi clou, qualcun altro “turismo di iperprossimità”, ma il concetto resta sempre lo stesso: accalcati in ogni dove, i turisti hanno “visitato” Firenze come fossero in fiera. Niente di nuovo, ma sorprendente considerando che dopo il covid ci si aspettava un po’ più di educazione e rispetto di tutto e di tutti e ora è pure lecito pensare che situazioni simili si vivranno anche nelle altre città storicamente vittime di questo “turismo”, come Venezia, Roma, ma anche Milano. E dire che fino a pochi giorni fa le vie delle città d'arte erano deserte anche nei weekend.
«Purtroppo abbiamo assistito ad un ritorno di quel turismo che non ci piace - ha spiegato Aldo Cursano, presidente di Confcommercio Firenze - fatto di improvvisazione, rapidità, fretta, un turismo che non ha una linearità, una compostezza, una logica. È un modello di turismo estemporaneo che non è in linea con quel progetto che tutti stiamo cercando di costruire volto al dare valore al tempo, alla permanenza, al vivere la città in modo nuovo e composto perché questo momento di crisi ci ha riportato tutti a rimettere in discussione i nostri modi e metodi di vivere. Città come Firenze non riescono ancora a creare un modello nuovo di accoglienza che convincano il turista a restare più di un giorno così da valorizzare e assaporare l’esperienza di una visita ad una città storica e piena di attrattive come Firenze che necessita di essere vissuta, sentita, conosciuta».
Aldo Cursano
«Quello che abbiamo visto nel weekend - ha proseguito Cursano - è un turismo sbragato, senza prenotazioni, affollato nei soliti luoghi e nelle solite strade. I picchi di due giorni, nel weekend, mettono in crisi la città che non è strutturata per sopportarli anche perché non tutte le forze lavorative sono attive. Queste sono situazioni che devono stimolarci ancor di più per ripartire con metodologie condivise per portare i turisti a frequentare luoghi di arte e cultura che anche durante la settimana riescono a dare il meglio di sé stessi. La città deve rimodulare la propria offerta stando a quella che è la domanda che non ha grande potere di spesa, se i costi non sono adeguati il turismo continuerà ad essere così. Bisogna riportare giovani e famiglie a Firenze e le imprese non devono essere lasciate sole, se la locazione commerciale è da decine di migliaia di euro, se la pressione fiscale è asfissiante anche il costo di un gelato esplode».
La piccola nota positiva è che comunque la gente ha voglia di muoversi, ma l’invito forte è quello di dilatare sui sette giorni gli arrivi con offerte promozionali più forti. Anche perché i numeri restano comunque drasticamente inferiori all’anno scorso: gli ingressi al Duomo a maggio 2019 erano stati un milione e 200mila, quest’anno 20mila.
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Alberto Lupini