Conte: Allo studio riduzione dell’Iva Una spinta per turismo e ristoranti
Possibile riduzione in vista per l'aliquota del 10% applicata al settore del turismo e della ristorazione. È l'ipotesi lanciata dal Premier al termine degli Stati generali dell'economia per ridare impulso ai consumi
22 giugno 2020 | 10:48
Il Premier Giuseppe Conte lancia l’ipotesi di abbassare l’Iva per rilanciare i consumi. Un’ipotesi sul tavolo si rifà al modello tedesco e prevede un taglio di 2 punti dell’aliquota al 22% e di quella al 10% per una durata di 6 mesi. Un’altra ipotesi, descritta nei giorni scorsi dal vice ministro dell’Economia Laura Castelli, parla invece di un dimezzamento per 2 anni delle aliquote applicato solo ai comparti maggiormente colpiti dalla crisi provocata dall’epidemia di coronavirus: turismo, ristorazione, artigianato, abbigliamento e automobile. Per i prodotti e i servizi del settore turistico (alberghi, pizzerie, hotel, ristoranti, ecc.) l’aliquota attuale del 10% potrebbe dunque subire una rimodulazione.
«Rimodulare l’Iva è solo un’ipotesi, è una misura costosa da studiare. C’è preoccupazione perché i consumi, comprensibilmente, non sono ripartiti. Non è ripartito quel clima di fiducia». Per il momento «non abbiamo preso decisioni. Questa settimana sarà decisiva per una prospettiva del genere». È quanto ha affermato in conferenza stampa al termine degli stati generali dell’economia a Villa Pamphilj a Roma. Si prospetta dunque una settimana importante per trasformare le proposte di parti sociali, società civile e intellettuali in input politici.
La discussione è dunque aperta, non c’è ancora nulla di certo anche perché, come detto, si tratta di una misura molto onerosa: le stime che circolano nel governo si aggirano sui 10 miliardi di euro. Una decisione però che potrebbe rappresentare, secondo Conte, «una spinta alla ripresa dei consumi», ma anche un messaggio «di fiducia» ai cittadini.
L’intervento avrebbe una durata biennale fino al 2022, una sorta di mega una tantum fiscale e sarebbe condizionato all’uso della moneta elettronica. Il costo, a seconda delle dimensioni del provvedimento, andrà dai 4 ai 10 miliardi: il finanziamento potrebbe avvenire anche in deficit trattandosi di una misura a tempo. Di conseguenza si potrebbero utilizzare parte delle risorse che verrebbero dal terzo sforamento del deficit che il governo si accingere a chiedere al Parlamento.
Il taglio dell’iva sul vino e sui principali prodotti alimentari rilancerebbe un settore importante come quello della ristorazione, che secondo le stime di Coldiretti rischia un crack da 34 miliardi nel 2020 a causa della crisi economica, del crollo del turismo e del drastico ridimensionamento dei consumi fuori casa. La drammatica riduzione dell’attività pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra artigianale, dalla carne al pesce, che trovano nella ristorazione un importante mercato di sbocco. La spesa alimentare fuori casa prima dell’emergenza coronavirus era pari al 35% del totale dei consumi a tavola degli italiani e in alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione è addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato.
Il taglio dell’Iva su beni alimentari essenziali avrebbe un effetto a valanga sul carrello degli italiani a vantaggio soprattutto delle famiglie più bisognose, dove il cibo ha una maggiore incidenza sul reddito, ma anche sulle imprese agricole e alimentari.
Coldiretti ha proposto al Governo anche un piano straordinario per aumentare ad un miliardo di euro la dotazione dei fondi per l’acquisto del cibo destinato agli indigenti, scegliendo solo prodotti agroalimentari 100% Made in Italy, a cominciare dalle eccellenze come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Prosciutto di Parma o Prosciutto di San Daniele ma anche olio extravergine ottenuto da olive italiane, vino Made in Italy e frutta e verdura. Un obiettivo da estendere anche alla ristorazione pubblica con un grande piano di acquisti di prodotti Made in Italy per le mense di scuole, ospedali e caserme. Un piano generale di rilancio che va accompagnato nelle campagne dalla cancellazione per quest’anno dei versamenti contributivi dell’imprenditore agricolo e dei propri dipendenti nei settori maggiormente colpiti per sostenere competitività ed occupazione.
Ma sempre Coldiretti sottolinea come serva anche una radicale semplificazione del voucher “agricolo”, che possa ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui tanti lavoratori sono in cassa integrazione e le fasce più deboli della popolazione sono in difficoltà.
«Rimodulare l’Iva è solo un’ipotesi, è una misura costosa da studiare. C’è preoccupazione perché i consumi, comprensibilmente, non sono ripartiti. Non è ripartito quel clima di fiducia». Per il momento «non abbiamo preso decisioni. Questa settimana sarà decisiva per una prospettiva del genere». È quanto ha affermato in conferenza stampa al termine degli stati generali dell’economia a Villa Pamphilj a Roma. Si prospetta dunque una settimana importante per trasformare le proposte di parti sociali, società civile e intellettuali in input politici.
Giuseppe Conte (foto: Il Sole 24 Ore)
La discussione è dunque aperta, non c’è ancora nulla di certo anche perché, come detto, si tratta di una misura molto onerosa: le stime che circolano nel governo si aggirano sui 10 miliardi di euro. Una decisione però che potrebbe rappresentare, secondo Conte, «una spinta alla ripresa dei consumi», ma anche un messaggio «di fiducia» ai cittadini.
L’intervento avrebbe una durata biennale fino al 2022, una sorta di mega una tantum fiscale e sarebbe condizionato all’uso della moneta elettronica. Il costo, a seconda delle dimensioni del provvedimento, andrà dai 4 ai 10 miliardi: il finanziamento potrebbe avvenire anche in deficit trattandosi di una misura a tempo. Di conseguenza si potrebbero utilizzare parte delle risorse che verrebbero dal terzo sforamento del deficit che il governo si accingere a chiedere al Parlamento.
Il taglio dell’iva sul vino e sui principali prodotti alimentari rilancerebbe un settore importante come quello della ristorazione, che secondo le stime di Coldiretti rischia un crack da 34 miliardi nel 2020 a causa della crisi economica, del crollo del turismo e del drastico ridimensionamento dei consumi fuori casa. La drammatica riduzione dell’attività pesa sulla vendita di molti prodotti agroalimentari, dal vino alla birra artigianale, dalla carne al pesce, che trovano nella ristorazione un importante mercato di sbocco. La spesa alimentare fuori casa prima dell’emergenza coronavirus era pari al 35% del totale dei consumi a tavola degli italiani e in alcuni settori come quello ittico e vitivinicolo la ristorazione è addirittura il principale canale di commercializzazione per fatturato.
Il taglio dell’Iva su beni alimentari essenziali avrebbe un effetto a valanga sul carrello degli italiani a vantaggio soprattutto delle famiglie più bisognose, dove il cibo ha una maggiore incidenza sul reddito, ma anche sulle imprese agricole e alimentari.
Coldiretti ha proposto al Governo anche un piano straordinario per aumentare ad un miliardo di euro la dotazione dei fondi per l’acquisto del cibo destinato agli indigenti, scegliendo solo prodotti agroalimentari 100% Made in Italy, a cominciare dalle eccellenze come Parmigiano Reggiano, Grana Padano, Prosciutto di Parma o Prosciutto di San Daniele ma anche olio extravergine ottenuto da olive italiane, vino Made in Italy e frutta e verdura. Un obiettivo da estendere anche alla ristorazione pubblica con un grande piano di acquisti di prodotti Made in Italy per le mense di scuole, ospedali e caserme. Un piano generale di rilancio che va accompagnato nelle campagne dalla cancellazione per quest’anno dei versamenti contributivi dell’imprenditore agricolo e dei propri dipendenti nei settori maggiormente colpiti per sostenere competitività ed occupazione.
Ma sempre Coldiretti sottolinea come serva anche una radicale semplificazione del voucher “agricolo”, che possa ridurre la burocrazia e consentire anche a percettori di ammortizzatori sociali, studenti e pensionati italiani lo svolgimento dei lavori nelle campagne in un momento in cui tanti lavoratori sono in cassa integrazione e le fasce più deboli della popolazione sono in difficoltà.
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Alberto Lupini
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