Consumi: dicembre positivo, ma per la ristorazione resta il rosso

Secondo l'Osservatorio permanente sull'andamento dei consumi c'è una ripresa, ma il 2019, ultimo anno senza Covid, resta distante (-26% per i ristoranti). Crisi nera per il turismo, che paga l'assenza degli stranieri

26 gennaio 2022 | 11:21

Un sorriso appena accennato, anche perché la normalità pre pandemia appare ancora lontana. È questo in estrema sintesi quanto emerge dai dati sui consumi forniti dall'Osservatorio permanente sull'andamento dei consumi di Confimprese-Ey. I numeri del 2021 parlano di un +22% per il settore della ristorazione rispetto all'anno precedente, ma anche di un -26% rispetto al 2019, quando ancora il Covid era un perfetto sconosciuto

Aumentano i consumi, ma il 2019 è lontano 

Dicembre 2021 ha fatto segnare secondo i dati di Confimprese un aumento dei consumi nei settori ristorazione, abbigliamento e non food, pari al +46% rispetto allo stesso mese nel 2020. Un numero sicuramente positivo e che segna un trend in crescita, ma ancora molto distante da quello di due anni fa. I consumi, rispetto a dicembre 2019, hanno fatto segnare ancora un -12%. Se si prende poi in considerazione l'intero anno, la percentuale cresce ulteriormente e dimostra ancora un forte rallentamento: -22,7% rispetto al 2019. 

La ristorazione traina la ripresa 

È la ristorazione a mostrare una ripresa più dinamica rispetto agli altri settori. Gli italiani sembrano infatti avere voglia di tornare alle loro abitudine pre Covid e i consumi sono aumentati del 22% rispetto al 2020. Un quadro complessivo quindi incoraggiante, seppur molto distante dalle prestazioni del 2019 (-26%). Emblematico in questo senso il dato del solo mese di dicembre: +116,2% rispetto allo stesso mese del 2020, quando l'Italia era in piena pandemia, ma ancora -15,4% rispetto a due anni fa. 

La crisi del turismo 

Che il 2021 fosse stato l'anno nero del turismo (in Italia mancano all'appello 67 miliardi) era purtroppo cosa nota. A confermarlo sono anche i dati di consumo legati ai canali di vendita. Il settore dei viaggi nonostante un saldo positivo rispetto al 2021 (+10,7%), fa segnare ancora un crollo drammatico rispetto ai livelli precedenti alla pandemia: -44% rispetto al 2019. 

 

 

 

Gennaio non concede illusioni: ripresa nel 2023

«L’anno 2021 – chiarisce Mario Maiocchi, direttore Centro studi Confimprese – chiude in linea con le nostre stime a +17% vs 2020 ma con un pesante gap del -22,7% ancora da recuperare vs 2019. Anche le prime proiezioni dell’avvio di gennaio non segnalano nulla di positivo. Oltre all’inflazione in costante accelerazione e il caro bollette che bloccano gli acquisti, a parte quelli di prima necessità, anche l’impatto della pandemia, che costringe a stare in casa, conferma una situazione di forte instabilità che frena i consumi. Ciò ci fa prospettare la ripresa non prima del 2023».

Il trend delle regioni e l'assenza di stranieri 

Nel raffronto del totale anno 2021 sull’anno 2019 le regioni che hanno mostrato i trend migliori sono la Campania col -15,8%, Calabria con il -11,4% e la Puglia -8,8%. Altre regioni con trend peggiori hanno dovuto rinunciare a gran parte degli incoming stranieri e dei top spender cinesi e americani (una situazione simile a quanto sta accadendo anche sulle montagne italiane per la stagione sciistica), puntando sul turismo locale concentrato soprattutto nel periodo primavera-estate. Le rilevazioni dell’Osservatorio Confimprese-EY evidenziano una forbice piuttosto ampia tra il Sud, che ha sofferto meno rispetto al Centro, ma soprattutto al Nord-Est e al Nord-Ovest. 

 

 

 

Chi sta peggio 

Nel ranking delle regioni con valori più bassi si conferma il Veneto che, con -30,9%, paga un prezzo alto alla mancanza di turismo culturale, legato soprattutto a Venezia, e marittimo con le località sul mare e sui laghi. A pochi punti percentuali di distanza, -29,2%, c’è l’Umbria, regione nota per le sue città medievali, paesaggi naturali e l’enogastronomia. L’Emilia Romagna è la terza peggiore regione con una performance del -28,1%, seguita da Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia a -27,4%. A sorpresa la Toscana, che durante il lockdown è stata tra le peggiori con punte del -64% a maggio 2020 vs maggio 2019, chiude l’anno 2021 a -26,2% vs 2019. Si prosegue nel centro Italia con le Marche -25,9%. In Nord-ovest piazza nelle top ten 3 regioni: Piemonte -25,5%, Liguria -24,1%, Lombardia -23,5%. La Sardegna, sia pure icona la bellezza del suo mare, non riesce a recuperare posizioni e chiude l’anno a -20%, il Lazio a -18,9% e l’Abruzzo a -17%. La Sicilia chiude a -16%.

 

 

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Alberto Lupini


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