Una carta ricaricabile per evadere il fisco Dalla Francia dure accuse ad Airbnb
Secondo indiscrezioni, Airbnb invita i suoi host, padroni di casa che offrono alloggi temporanei in affitto, a scegliere una carta di credito ricaricabile di Gibilterra, invisibile all’amministrazione fiscale francese
04 dicembre 2017 | 12:53
«Non era probabilmente a questo che si riferiva l’Autorità antitrust italiana - afferma il direttore generale di Federalberghi, Alessandro Nucara - quando pochi giorni fa ha sottolineato l’esigenza di tutelare i portali che adottano modelli di business fortemente caratterizzati dal ricorso a strumenti telematici di pagamento. Ma il paradosso spiega bene la differenza che intercorre tra l’astratta teoria della concorrenza e la dura realtà di un mercato inquinato da abusivi ed evasori».
«Se l’obiettivo è il contrasto all’evasione fiscale - prosegue Nucara - i sistemi che consentono il pagamento estero su estero e le carte ricaricabili di dubbia tracciabilità non costituiscono certo un modello da promuovere. Ancora una volta - conclude Nucara - si conferma l’esigenza di una norma cogente, che preveda parità di trattamento fiscale per tutti gli operatori ed assicuri il rispetto delle regole, sanzionando in modo esemplare gli evasori e i loro sodali».
Il tema del mercato definito da molti abusivo o comunque dannoso per la concorrenza leale e che favorisce evasori e gestori di attività che non tutelano la salute del cliente è sempre più diffuso. Negli alberghi con Airbnb sul banco degli imputati insieme ad alcuni b&b ma anche nella ristorazione con la questione home restaurant, i suoi regolamenti, le sue limitazioni e leggi. Ma anche nei trasporti perché la questione Taxi-Uber è sempre d’attualità e non sembra trovare una soluzione idonea. Airbnb inoltre era già finita in una piccola bufera quando si era opposta, a parole e coi fatti, alla manovrina che aveva disposto che il portale e gli intermediari immobiliari avrebbero dovuto fare da sostituti d’imposta. Questo capitolo delle carte di credito, come finirà? Farà vacillare il giocattolo Airbnb?
A Milano intanto - dopo le indiscrezioni di giugno - la giunta di Palazzo Marino ha approvato le linee di indirizzo per il protocollo di intesa tra il Comune e i gestori dei portali web del turismo, per il versamento della tassa di soggiorno. La decisione apre la strada all'accordo tra l'amministrazione e Airbnb, che inizierà a raccogliere il canone dagli host a lui collegati per versarla nelle casse comunali. L'operazione prevede maggiori incassi nel 2018 per circa 3 milioni di euro.
«Airbnb sarà il primo dei portali con cui stipuleremo l'accordo, ma l'obiettivo è di estendere l'intesa a quanti più portali di intermediazione possibile», ha commentato l'assessore al Turismo, Roberta Guaineri. In particolare l'accordo tra Comune di Milano e Airbnb, che avrà validità di un anno con la possibilità del rinnovo, disciplina le modalità di riscossione dell'imposta comunale, l'assunzione da parte della piattaforma web degli obblighi previsti dalla normativa vigente e del regolamento dell'imposta di soggiorno. Un protocollo simile lo avevano già firmato anche Genova con entrata in vigore a giugno e Firenze che attuerà il regolamento da gennaio 2018
«Se l’obiettivo è il contrasto all’evasione fiscale - prosegue Nucara - i sistemi che consentono il pagamento estero su estero e le carte ricaricabili di dubbia tracciabilità non costituiscono certo un modello da promuovere. Ancora una volta - conclude Nucara - si conferma l’esigenza di una norma cogente, che preveda parità di trattamento fiscale per tutti gli operatori ed assicuri il rispetto delle regole, sanzionando in modo esemplare gli evasori e i loro sodali».
Il tema del mercato definito da molti abusivo o comunque dannoso per la concorrenza leale e che favorisce evasori e gestori di attività che non tutelano la salute del cliente è sempre più diffuso. Negli alberghi con Airbnb sul banco degli imputati insieme ad alcuni b&b ma anche nella ristorazione con la questione home restaurant, i suoi regolamenti, le sue limitazioni e leggi. Ma anche nei trasporti perché la questione Taxi-Uber è sempre d’attualità e non sembra trovare una soluzione idonea. Airbnb inoltre era già finita in una piccola bufera quando si era opposta, a parole e coi fatti, alla manovrina che aveva disposto che il portale e gli intermediari immobiliari avrebbero dovuto fare da sostituti d’imposta. Questo capitolo delle carte di credito, come finirà? Farà vacillare il giocattolo Airbnb?
A Milano intanto - dopo le indiscrezioni di giugno - la giunta di Palazzo Marino ha approvato le linee di indirizzo per il protocollo di intesa tra il Comune e i gestori dei portali web del turismo, per il versamento della tassa di soggiorno. La decisione apre la strada all'accordo tra l'amministrazione e Airbnb, che inizierà a raccogliere il canone dagli host a lui collegati per versarla nelle casse comunali. L'operazione prevede maggiori incassi nel 2018 per circa 3 milioni di euro.
«Airbnb sarà il primo dei portali con cui stipuleremo l'accordo, ma l'obiettivo è di estendere l'intesa a quanti più portali di intermediazione possibile», ha commentato l'assessore al Turismo, Roberta Guaineri. In particolare l'accordo tra Comune di Milano e Airbnb, che avrà validità di un anno con la possibilità del rinnovo, disciplina le modalità di riscossione dell'imposta comunale, l'assunzione da parte della piattaforma web degli obblighi previsti dalla normativa vigente e del regolamento dell'imposta di soggiorno. Un protocollo simile lo avevano già firmato anche Genova con entrata in vigore a giugno e Firenze che attuerà il regolamento da gennaio 2018
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Alberto Lupini
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