Calcio storico e Cucina, due tradizioni che convivono in Luciano Artusi

16 maggio 2015 | 11:08
Tradizioni e cucina rappresentano un binomio che si pensava un po’ perduto fino a qualche tempo fa, ma che oggi sta ritornando come elemento di forza per il nostro Paese. Esempio vivente della coesistenza di questi due mondi è Luciano Artusi (nella foto), nipote del celebre Pellegrino, il celebre cuoco e scrittore fiorentino vissuto nell’800 e inizio ‘900, autore de “La Scienza in Cucina e l’Arte di mangiar bene”. Luciano Artusi dal 1960, da quando cioè aveva 28 anni, è direttore del corteo del Calcio storico fiorentino.



Ci si potrebbe quindi chiedere quali responsabilità comporta portare un cognome così importante e nello stesso tempo dirigere una delle associazioni che sono un po’ il simbolo di Firenze e della sua storia. «Io ho sempre vissuto all’ombra, piacevolmente, del mio avo Pellegrino Artusi - racconta Luciano Artusi - che stimo e apprezzo moltissimo sia nello scrivere che come ricercatore e come igienista. Pellegrino Artusi è stato un grande, non lo devo certo dire io ma lo ha detto la storia. È il padre della Cucina italiana e non solo. Per quel che riguarda le tradizioni, essendo direttore ormai dal 1960 del Calcio storico fiorentino che è la tradizione più antica di Firenze perché ha duemila anni di storia, lo sento sempre attuale. Vivo la cucina e vivo le tradizioni in contemporanea».

Se Luciano dovesse scegliere tra la cucina e il Calcio storico? «Quando mi fidanzai con mia moglie tanti anni fa (abbiamo fatto oltre 50 anni di matrimonio), lei mi disse di scegliere: o lei o il calcio. L’ho sposata, siamo tuttora sposati felicemente - conclude Luciano - e sono tuttora direttore del Calcio storico!».

Il Calcio storico fiorentino è un gioco che ha origini molto antiche e che oggi rappresenta una manifestazione storica. Consiste in una sfida tra i quattro quartieri della città; i giocatori indossano costumi del XVI secolo a ricordo e rievocazione di un momento particolare della storia fiorentina. Il 17 febbraio 1530 la piazza di Santa Croce a Firenze divenne teatro di una delle più importanti sfide lanciate dalla Repubblica fiorentina all’imperatore Carlo V, quando la popolazione assediata da molti mesi dalle truppe imperiali, si cimentò in una partita di calcio, dando l’impressione di non considerare l’esercito dell’Impero degno di attenzione.



Ogni anno è quindi organizzato un torneo che coinvolge i quattro quartieri storici della città: i “Bianchi” di Santo Spirito, gli “Azzurri” di Santa Croce, i “Rossi” di Santa Maria Novella e i “Verdi” di San Giovanni. Essi diventano i protagonisti di dure ed esaltanti sfide. Il premio in palio, una vitella bianca di razza Chianina. Il Torneo di San Giovanni del Calcio storico fiorentino si svolge, di norma, nel mese di giugno di ogni anno, la cui finale viene disputata nel pomeriggio del 24 di giugno, giorno del patrono della città.

Anche tutta la parata del corteo storico della Repubblica Fiorentina, composta per l’occasione da 530 figuranti, vestiti di rigorosi costumi militari di epoca rinascimentale, fa riferimento allo stesso periodo storico, rievocando le gesta e le Armi della Repubblica, quando Firenze era governata dal popolo. È una vera e propria tradizione, molto radicata nel tessuto sociale cittadino. Si deve a Firenze e al suo antico Calcio l’origine di alcuni sport che a oggi sono tra i più famosi nel mondo. Il calcio, il football, il rugby, traggono origine o spunto da questo storico e primordiale “giocare con la palla”.

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Alberto Lupini


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