Bar e ristoranti, vince il buon senso Milano riparte per spingere l’Italia

Con la riapertura dei locali della movida torna l’ottimismo per scacciare la psicosi da contagio e far ripartire la città che traina l’economia . Il merito è soprattutto delle associazioni di categoria che hanno sempre denunciato l'illogicità di certe restrizioni, come Italia a Tavola ha denunciato fin dall’inizio chiedendo più ragionevolezza

27 febbraio 2020 | 09:12
di Alberto Lupini
Torna il tempo degli happy hours e in tanti ora inneggiano al buon senso delle istituzioni. Non saranno certo un Negroni o uno Spritz in più a farci recuperare i punti di Pil o di Borsa persi per il blocco delle imprese, ma sono però una scossa di ottimismo che non potrà che rimettere energia nei motori lombardi o veneti, che sono poi le locomotive d’Italia che si erano fermate.

#milanononsiferma, vince il buon senso

In questo barlume di speranza non vogliamo certo rovinare l’atmosfera positiva che deve tornare a circolare, ma per onestà intellettuale vogliamo mettere i punti sulle “i”. La gestione forse più ragionevole di un’emergenza coronavirus in Lombardia, a partire da Milano, non arriva per caso. Se fosse per i tanti festanti di oggi, saremmo ancora a quella sorta di day after generato da un assurdo stato di paura che con troppi titoli di quotidiani e telegiornali, o post di ipocondriaci all’ennesima potenza, sta inchiodando l’Italia per pochi morti senza nessun rilievo statistico o per qualche influenzato con complicanze polmonari… Ormai anche i più qualificati scienziati descrivono così questa epidemia, dando ragione a chi come Italia a Tavola aveva dall’inizio invitato ad usare buon senso.

Con la riapertura dei locali della movida torna l’ottimismo e riparte una città che traina l’economia

Se qualcuno si è accorto che le colazioni al bar creano le stesse concentrazioni degli apertivi serali, o che chiudere i musei, ma lasciare aperti i centri commerciali, è una decisione da burocrati imbecilli, non è certo merito di chi ha seminato terrore e angoscia per una malattia certamente sconosciuta, e quindi da temere, ma che non è la peste che per secoli ha decimato le popolazioni asiatiche ed europee.

Per questa inversione di tendenza c’è da riconoscere un merito alle associazioni di categoria, in primis degli esercizi pubblici e degli albergatori, che hanno denunciato con forza l’illogicità di provvedimenti che non erano né carne né pesce, ma che tanto male hanno fatto a livello di opinione pubblica. E ci fa piacere avere da subito sostenuto convintamente le loro posizioni, tanto da ritenere anche un po’ nostro questo allentamenti di regole esagerate. Il clima di terrore con gli assalti ai supermercati o le mascherine per strada sono indegni di un Paese civile e moderno. Almeno quanto le speculazioni di qualche politico. E di questo non ce ne dovremo dimenticare a emergenza definita.

Il capoluogo lombardo e l'Italia intera devono guardare avanti con positività

O si fa una quarantena blindata e seria, come nel lodigiano, o ci si limita a indicazioni di buon senso per cercare di non beccarsi questa brutta influenza. Scardinare il settore dell’accoglienza che vale il 15% del Pil, fermare moda e design, bloccare le industrie o imbrattare l’immagine del Paese a livello internazionale, è solo roba da dilettanti allo sbaraglio, E non ci interessa nemmeno sapere se è il Governo o la Regione che hanno deciso provvedimenti così cretini come la chiusura dei bar alle 18.

Un’attività se è pericolosa la si chiude e basta, non la si imbavaglia per dare l’idea di essere efficienti. E non parliamo della marcia indietro sulle chiusure dopo 4 giorni o sulla gara a chi faceva più test coi tamponi.

Ora pensiamo solo a come rimettere in moto l’Italia stringiamo i denti finché questa influenza da coronavirus non avrà fatto il suo corso.


#milanononsiferma
#torniamoalristorante

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