Ceta, Aicig e Federdoc favorevoli Baldrighi e Curbastro: «Un'opportunità»
07 luglio 2017 | 12:30
Sulla questione Ceta, l'accordo di liberalizzazione degli scambi e degli investimenti tra Europa e Canada, Nicola Cesare Baldrighi, presidente di Aicig (Associazione italiana consorzi indicazioni geografiche) e Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc (Confederazione nazionale dei consorzi volontari per la tutela delle denominazioni dei vini italiani) hanno risposto al vicepresidente nazionale di Coldiretti Ettore Prandini che nei giorni scorsi aveva duramente contestato l'approvazione dell'accordo portando davanti a Montecitorio la protesta di migliaia di agricoltori. Entrambi i presidenti hanno al contrario della Coldiretti confermato il loro appoggio all'accordo Ceta con il Canada.
Da una parte, le parole di Nicola Cesare Baldrighi: «Rispetto il parere di tutti e non giudico squallidi quelli non in linea con il mio. Li giudico diversi, solo diversi. Perciò rispetto anche il parere di Prandini, diverso dal mio sugli effetti del Ceta relativamente ai prodotti Dop e Igp. Non è mio compito esprimere pareri su argomenti diversi dai prodotti certificati ma da presidente del Grana Padano e di Aicig un mio giudizio era doveroso. Lo ho esposto solo dopo aver raccolto il parere dei consorzi soci di Aicig, alcuni dei quali si sono anche pubblicamente espressi in merito».
«Gli effetti di un accordo si possono misurare esclusivamente sui risultati concreti che ne derivano. Io sono convinto che grazie all’accordo Ceta il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano aumenteranno sensibilmente le esportazioni in Canada. E sono convinto che ciò avverrà anche per il Gorgonzola, l’Asiago, il Provolone, i Prosciutti di Parma e San Daniele, l’Aceto Balsamico e tanti altri prodotti Dop e Igp. La prova la avremo solo il primo anno successivo alla sua attuazione. Solo a quel punto constateremo chi sbagliava nel giudicare gli effetti del Ceta sui prodotti Dop e Igp. Se avrà avuto ragione Prandini non avrò difficoltà ad ammetterlo, assumendone piena responsabilità e chiederò scusa. Se avrò invece ragione io il vicepresidente Coldiretti, almeno sui prodotti Dop e Igp, farà altrettanto?».
Dello stesso avviso è Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc: «L’accordo Ceta è un buon punto di partenza per il riconoscimento delle Indicazioni geografiche in un Paese, come il Canada, che fino ad oggi ha concepito unicamente il sistema dei marchi. Abbiamo accolto con favore la volontà della Commissione europea di offrire una corretta e completa informazione sulle qualità e caratteristiche dei nostri prodotti ai consumatori canadesi attraverso il Comitato Ceta istituito dall’accordo. Confidiamo che l’elenco delle Ig protette possa crescere nei prossimi anni».
«Ancora una volta l'agroalimentare italiano, vero tesoro e possibile volano di ripresa della nostra economia, viene sacrificato sull'altare degli accordi commerciali globali». È questa la posizione sull’approvazione del Ceta di Fabrizio Filippi, presidente del Consorzio per la tutela dell’Olio Extravergine di Oliva Toscano Igp «Le denominazioni di origine sono il valore aggiunto della nostra produzione e coniugano in sé aspetti fondamentali come la qualità che è fortemente legata ad un’origine certa e che porta valore a tutto il territorio, esaltandolo e proteggendolo. È Inaccettabile che così poche denominazioni siano riconosciute dal Ceta e che l'Olio Toscano Igp, la più grande denominazione di settore, non sia nell'elenco».
Quindi conclude: «A fronte di opportunità commerciali per le nostre imprese sul mercato canadese, tutte da dimostrare, è certo invece che stiamo aprendo le porte, come se ce ne fosse bisogno, alle grandi multinazionali che, con la loro omologazione, rischiano di azzerare il nostro patrimonio di distintività, vera chiave del successo dei nostri prodotti. La cosa ancora più incredibile è che l’accordo non tuteli il patrimonio agroalimentare italiano che viene esportato: il “parmesan” continuerà tranquillamente ad esistere in Canada, con buona pace del Ministro».
Cesare Bladrighi
Da una parte, le parole di Nicola Cesare Baldrighi: «Rispetto il parere di tutti e non giudico squallidi quelli non in linea con il mio. Li giudico diversi, solo diversi. Perciò rispetto anche il parere di Prandini, diverso dal mio sugli effetti del Ceta relativamente ai prodotti Dop e Igp. Non è mio compito esprimere pareri su argomenti diversi dai prodotti certificati ma da presidente del Grana Padano e di Aicig un mio giudizio era doveroso. Lo ho esposto solo dopo aver raccolto il parere dei consorzi soci di Aicig, alcuni dei quali si sono anche pubblicamente espressi in merito».
«Gli effetti di un accordo si possono misurare esclusivamente sui risultati concreti che ne derivano. Io sono convinto che grazie all’accordo Ceta il Grana Padano e il Parmigiano Reggiano aumenteranno sensibilmente le esportazioni in Canada. E sono convinto che ciò avverrà anche per il Gorgonzola, l’Asiago, il Provolone, i Prosciutti di Parma e San Daniele, l’Aceto Balsamico e tanti altri prodotti Dop e Igp. La prova la avremo solo il primo anno successivo alla sua attuazione. Solo a quel punto constateremo chi sbagliava nel giudicare gli effetti del Ceta sui prodotti Dop e Igp. Se avrà avuto ragione Prandini non avrò difficoltà ad ammetterlo, assumendone piena responsabilità e chiederò scusa. Se avrò invece ragione io il vicepresidente Coldiretti, almeno sui prodotti Dop e Igp, farà altrettanto?».
Riccardo Ricci Curbastro
Dello stesso avviso è Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc: «L’accordo Ceta è un buon punto di partenza per il riconoscimento delle Indicazioni geografiche in un Paese, come il Canada, che fino ad oggi ha concepito unicamente il sistema dei marchi. Abbiamo accolto con favore la volontà della Commissione europea di offrire una corretta e completa informazione sulle qualità e caratteristiche dei nostri prodotti ai consumatori canadesi attraverso il Comitato Ceta istituito dall’accordo. Confidiamo che l’elenco delle Ig protette possa crescere nei prossimi anni».
«Ancora una volta l'agroalimentare italiano, vero tesoro e possibile volano di ripresa della nostra economia, viene sacrificato sull'altare degli accordi commerciali globali». È questa la posizione sull’approvazione del Ceta di Fabrizio Filippi, presidente del Consorzio per la tutela dell’Olio Extravergine di Oliva Toscano Igp «Le denominazioni di origine sono il valore aggiunto della nostra produzione e coniugano in sé aspetti fondamentali come la qualità che è fortemente legata ad un’origine certa e che porta valore a tutto il territorio, esaltandolo e proteggendolo. È Inaccettabile che così poche denominazioni siano riconosciute dal Ceta e che l'Olio Toscano Igp, la più grande denominazione di settore, non sia nell'elenco».
Fabrizio Filippi (foto: AgroNotizie)
Quindi conclude: «A fronte di opportunità commerciali per le nostre imprese sul mercato canadese, tutte da dimostrare, è certo invece che stiamo aprendo le porte, come se ce ne fosse bisogno, alle grandi multinazionali che, con la loro omologazione, rischiano di azzerare il nostro patrimonio di distintività, vera chiave del successo dei nostri prodotti. La cosa ancora più incredibile è che l’accordo non tuteli il patrimonio agroalimentare italiano che viene esportato: il “parmesan” continuerà tranquillamente ad esistere in Canada, con buona pace del Ministro».
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