Il tour dell’aperitivo di Martini fa tappa a Villa Borghese
12 luglio 2016 | 10:27
Martini, icona del rito dell'aperitivo, presenta la terza tappa del William Martini Racing Tour che si terrà il 14 luglio a Roma presso la terrazza del Sofitel Hotel dalle 19.30. Un momento unico di convivialità nel cuore di Villa Borghese per degustare il nuovo drink dell'estate, il Martini e Tonic, nelle versioni bianco e rosso. Veronica Ruggeri della trasmissione tv “Le Iene” racconterà in chiave ironica come le abitudini degli italiani legate all'aperitivo stiano cambiando, trasformandolo in un momento sempre più frequente e ricercato.
Oggi per Martini l’aperitivo è un'occasione non solo di consumo, ma di vera e propria socializzazione, come dimostra il lancio della nuova campagna “Play with Time” che si basa sull’idea che il tempo trascorso insieme agli amici è tempo ben speso.
Il claim #PlayWithTime si trasforma in tour e si sviluppa nella ricerca dell’ingrediente perfetto per l’aperitivo Martini, affidata a quattro giovani blogger che vivranno questo percorso ognuno secondo le proprie caratteristiche personali, per giungere a riunire tutti e quattro gli elementi mancanti al termine di un viaggio attraverso le migliori location d’Italia, facendo tappa a Milano, Firenze, Roma e in Puglia. Una storia di viaggio come scoperta, esplorazione, con uno spirito in continuo movimento, una storia di condivisione e convivialità.
Secondo Nielsen, nel 2015 il valore economico del consumo di aperitivi è tornato a crescere (+2 milioni di euro). L’aperitivo rimane l’occasione di consumo di bevande, alcoliche e analcoliche, che resiste meglio all’interno del macro comparto degli alcolici e che riesce a sviluppare vendite per circa 210 milioni di euro all’anno (+1,1% rispetto all’anno precedente).
Se pranzo e prima colazione sono momenti di consumo funzionale, con l’aperitivo fuori casa, invece, i consumatori esercitano la loro facoltà di scegliere un prodotto ben preciso. Si tratta di una parentesi di svago in cui ci si concede quello che piace di più e che fa tendenza.
Sempre secondo Nielsen, sono sostanzialmente due i motivi che stanno decretando il successo dell'aperitivo: da una parte una forma di emulazione del costume anglosassone di ritrovarsi con colleghi e amici in un luogo d’incontro e di relax dopo il lavoro; dall’altra il ridotto potere d’acquisto della fascia giovane di clientela che preferisce spesso sostituire la cena con l’aperitivo, che in Italia è ormai quasi ovunque accompagnato da cibo, tanto da essere spesso chiamato “apericena”.
Non solo un ridotto potere d’acquisto, però, ma coerenza con il cosiddetto “stile mediterraneo”, vale a dire un approccio all’alcol conviviale e misurato, nel quale la tradizione Italiana del buon cibo ha una parte fondamentale. Circa i gusti, ciò che è cambiato è l’attitudine di un prodotto a essere miscelato e a minor gradazione alcolica. Così si spiega la corsa “alla mixability”, che si registra anche in altre categorie del mondo degli spirits.
Storia dell’aperitivo: le origini
Il sostantivo aperitivo deriva dal latino aperio (aprire), da cui deriva il concetto di una bevanda che “apra lo stomaco” in grado quindi di stimolare la sensazione della fame. La storia dell’aperitivo affonda le sue radici nel V secolo a.C. quando il medico greco Ippocrate scoprì che per alleviare i disturbi di inappetenza dei suoi pazienti, era sufficiente somministrare loro una bevanda dal sapore piuttosto amaro a base di: vino bianco, fiori di dittamo, assenzio e ruta.
Questa medicina, che poi prese il nome di vinum hippocratum, venne di seguito tramandato di secolo in secolo, fino a giungere nelle sapienti mani degli erboristi medievali. Furono proprio quest’ultimi a giungere a una sorprendente scoperta: ciò che stimolava il senso della fame non erano quei particolari ingredienti, bensì il sapore amaro che essi rilasciavano. Ecco quindi nascere il vinum absinthiatum, in quanto l’Artemisia absinthium, erba dal sapore amaricante, ne era, e ne è tutt’oggi, componente fondamentale. Non è quindi un caso che, ancora oggi, i principali drink che amiamo bere durante l’ora dell’aperitivo siano prevalentemente bitter, ovvero caratterizzati da un classico retrogusto amaro.
Oggi per Martini l’aperitivo è un'occasione non solo di consumo, ma di vera e propria socializzazione, come dimostra il lancio della nuova campagna “Play with Time” che si basa sull’idea che il tempo trascorso insieme agli amici è tempo ben speso.
Il claim #PlayWithTime si trasforma in tour e si sviluppa nella ricerca dell’ingrediente perfetto per l’aperitivo Martini, affidata a quattro giovani blogger che vivranno questo percorso ognuno secondo le proprie caratteristiche personali, per giungere a riunire tutti e quattro gli elementi mancanti al termine di un viaggio attraverso le migliori location d’Italia, facendo tappa a Milano, Firenze, Roma e in Puglia. Una storia di viaggio come scoperta, esplorazione, con uno spirito in continuo movimento, una storia di condivisione e convivialità.
Secondo Nielsen, nel 2015 il valore economico del consumo di aperitivi è tornato a crescere (+2 milioni di euro). L’aperitivo rimane l’occasione di consumo di bevande, alcoliche e analcoliche, che resiste meglio all’interno del macro comparto degli alcolici e che riesce a sviluppare vendite per circa 210 milioni di euro all’anno (+1,1% rispetto all’anno precedente).
Se pranzo e prima colazione sono momenti di consumo funzionale, con l’aperitivo fuori casa, invece, i consumatori esercitano la loro facoltà di scegliere un prodotto ben preciso. Si tratta di una parentesi di svago in cui ci si concede quello che piace di più e che fa tendenza.
Sempre secondo Nielsen, sono sostanzialmente due i motivi che stanno decretando il successo dell'aperitivo: da una parte una forma di emulazione del costume anglosassone di ritrovarsi con colleghi e amici in un luogo d’incontro e di relax dopo il lavoro; dall’altra il ridotto potere d’acquisto della fascia giovane di clientela che preferisce spesso sostituire la cena con l’aperitivo, che in Italia è ormai quasi ovunque accompagnato da cibo, tanto da essere spesso chiamato “apericena”.
Non solo un ridotto potere d’acquisto, però, ma coerenza con il cosiddetto “stile mediterraneo”, vale a dire un approccio all’alcol conviviale e misurato, nel quale la tradizione Italiana del buon cibo ha una parte fondamentale. Circa i gusti, ciò che è cambiato è l’attitudine di un prodotto a essere miscelato e a minor gradazione alcolica. Così si spiega la corsa “alla mixability”, che si registra anche in altre categorie del mondo degli spirits.
Storia dell’aperitivo: le origini
Il sostantivo aperitivo deriva dal latino aperio (aprire), da cui deriva il concetto di una bevanda che “apra lo stomaco” in grado quindi di stimolare la sensazione della fame. La storia dell’aperitivo affonda le sue radici nel V secolo a.C. quando il medico greco Ippocrate scoprì che per alleviare i disturbi di inappetenza dei suoi pazienti, era sufficiente somministrare loro una bevanda dal sapore piuttosto amaro a base di: vino bianco, fiori di dittamo, assenzio e ruta.
Questa medicina, che poi prese il nome di vinum hippocratum, venne di seguito tramandato di secolo in secolo, fino a giungere nelle sapienti mani degli erboristi medievali. Furono proprio quest’ultimi a giungere a una sorprendente scoperta: ciò che stimolava il senso della fame non erano quei particolari ingredienti, bensì il sapore amaro che essi rilasciavano. Ecco quindi nascere il vinum absinthiatum, in quanto l’Artemisia absinthium, erba dal sapore amaricante, ne era, e ne è tutt’oggi, componente fondamentale. Non è quindi un caso che, ancora oggi, i principali drink che amiamo bere durante l’ora dell’aperitivo siano prevalentemente bitter, ovvero caratterizzati da un classico retrogusto amaro.
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Alberto Lupini
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