Uno dei padri nobili del Franciacorta, Maurizio Zanella spezza finalmente una lancia a favore del termine “bollicine”. Se fino a qualche tempo fa il presidente di Ca' del Bosco osteggiava proprio l'utilizzo di questo termine per indicare il Franciacorta, oggi la sua posizione è cambiata. Al punto da volersi quasi attribuire la paternità del termine, suggerendolo in sostituzione del termine "bolle" in occasione di una recente intervista al Corriere della Sera. «Confermo che il termine "bollicine" è stato inizialmente utilizzato dal Consorzio su mio suggerimento - spiega - per comunicare che la denominazione Franciacorta aveva ottenuto, in primis a livello nazionale (1995) e successivamente a livello europeo, il divieto dell'utilizzo in etichetta della parola spumante poiché i soci del Consorzio ritennero più opportuno valorizzare la denominazione anziché la tipologia. Per diffondere questa notizia, cioè per far capire al consumatore e alla stampa che il Franciacorta era "un vino con le bolle", come Consorzio abbiamo comunicato che il Franciacorta non si poteva più chiamare spumante, così al suo posto abbiamo usato il termine "bollicine" per facilitare la comprensione, poiché all'epoca il Franciacorta era ancora poco conosciuto».
«In effetti, nel tempo - continua l'ex presidente del Consorzio - il termine "bollicine" è stato usato come sinonimo di spumante. Fortunatamente, con il passare degli anni, la reputazione e la conoscenza del Franciacorta hanno fatto sì che non fosse più necessario specificare le caratteristiche metodologiche del nostro vino. Nel tempo, il termine “bollicine”, da me inizialmente proposto, è diventato “obsoleto”. Ecco perché durante la mia presidenza del Consorzio (2009 - 2015) ho invitato più volte la stampa specializzata a non annoverare più il Franciacorta nella categoria spumante/bollicine. Probabilmente, oggi, le scelte fatte hanno permesso al Franciacorta di godere di un'autonomia rispetto agli altri spumanti così come si può evincere dalle sezioni dedicate in molte carte dei vini e in tante enoteche».
Zanella nel 2012: «Bollicine? Termine obsoleto e senza futuro»
Eppure, la storia sembra discostarsi un po' dalla ricostruzione di Zanella. A testimoniarlo sono le “colonne” di diversi quotidiani e magazine di settore che, nel 2012, riportavano l'anatema di Zanella in merito all'accostamento tra “Franciacorta” e i termini “bollicine” e spumante. Tra questi anche Italia a Tavola che, il 27 aprile 2012, titolava: “Bollicine o non bollicine? Franciacorta: Stop all'uso del termine”. «Uno stop in piena regola - recitava l'articolo - a uno dei termini più utilizzati per indicare il Franciacorta, piuttosto che lo Champagne o gli spumanti in genere. L'appello viene dal Consorzio Franciacorta, che si rivolge soprattutto a chi comunica il vino, ma anche a operatori, appassionati e produttori. “Chiamiamo il vino con il proprio nome e non con termini che ne generalizzano e ne uniformano le peculiarità, appiattendone, di fatto, la qualità percepita” - spiegava Maurizio Zanella, allora presidente del Consorzio Franciacorta - ”bollicine” è un termine obsoleto e senza futuro». Dichiarazioni che lasciarono molti osservatori perlessi.
«Il tempo presente ci offre una nuova occasione per affermare i nostri vini di qualità, cominciando dal consolidare la cultura di base in materia e da un appropriato linguaggio. È necessario - aggiungeva Zanella - iniziare un nuovo percorso per valorizzare i grandi vini anche dal punto di vista nominale. Con impegno e passione il Franciacorta ha raggiunto il traguardo dei 50 anni; a questo punto, credo sia maturo per un passo successivo, importante per poter definitivamente trovare, a livello nazionale ed internazionale, un posizionamento coerente e rispondente all'eccellenza che esprime. E che non si chiami più spumante - continuava il presidente di Ca' del Bosco - per nessun motivo al mondo. L'ho già simpaticamente ricordato all'amico Franco Maria Ricci rispondendo ad un suo articolo apparso in marzo su Bibenda 7. La similitudine tra ‘spumante' e ‘Franciacorta' è da bandire in qualsiasi citazione. Non per velleità o principio, ma per decreto ministeriale».
«Franciacorta come Champagne e Cava»
Nel dettaglio, Zanella faceva riferimento al disciplinare di produzione del Franciacorta, approvato per decreto ministeriale Mipaaf e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana in prima istanza il 24 ottobre 1995 - serie generale 249, art. 7 - e poi, a seguito di modifiche ulteriormente restrittive, il 23 ottobre 2010 - serie generale 249, art. 7, che recita: «Per identificare tutti i Franciacorta, è vietato specificare il metodo di elaborazione, metodo classico, metodo tradizionale, metodo della rifermentazione in bottiglia e utilizzare i termini vino spumante».
«Oggi il Franciacorta, come anche altri vini di qualità, esige più rispetto, eleganza, identità - tuonava Zanella nel 2012 - che il termine bollicine, ormai, non è in grado di dare. Franciacorta, Champagne e Cava: in Europa, solo questi 3 vini possono utilizzare un unico termine per identificare in modo preciso un vino, un territorio e il metodo di produzione. Ecco l'identità di cui parlo. Chiamiamo il vino con il proprio nome e quindi: “Spumanti”, i vini senza Denominazione specifica; Franciacorta, il Franciacorta».
A poche settimane di distanza, tuttavia, l'invettiva del presidente veniva smentita oltre che dalla pubblicità di molte cantine, dalla vetrofania della nuova filiale milanese della BCC di Pompiano e Franciacorta. Per l'inaugurazione dei nuovi spazi meneghini, l'istituto di credito decise di utilizzare proprio il termine “vietato”: “Dalla Franciacorta è arrivata la banca con le bollicine”. Anche i siti web di molte cantine della Franciacorta dimostravano come l'appello di Zanella alla stampa e ai comunicatori fosse caduto nel vuoto...
Ora, a distanza di anni la rivalutazione ufficiale su un termine che, al posto di scomparire, è sempre più in voga. Anche per indicare il Franciacorta.
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Alberto Lupini
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