Una voce sola per 3 Lambrusco Sì dei consorzi emiliani alla fusione

A settembre nascerà un organismo unico che rappresenterà una produzione pari a circa 1,3 milioni di quintali d’uva. Ieri il via libera all’unanimità alla fusione dei tre consorzi . Insieme per la prima volta il Consorzio Tutela del Lambrusco di Modena, quello dei Vini Dop Reggiano e Colli di Scandiano e Canossa e quello dei Vini del Reno Doc

26 giugno 2020 | 16:51
I Lambruschi dell’Emilia uniti in un unico consorzio. Ormai è solo questione di tempo: passata l’estate, il brindisi al Consorzio di Tutela del Lambrusco DOC, unica realtà nella quale si fonderanno gli attuali tre organismi che rappresentano e valorizzano il re dei vini emiliani, si farà. Lo hanno deciso all’unanimità i consigli d’amministrazione del Consorzio Tutela del Lambrusco di Modena, del Consorzio per la Tutela e la Promozione dei Vini Dop Reggiano e Colli di Scandiano e Canossa e del Consorzio di Tutela Vini del Reno Doc.

I tre Lambrusco dell'Emilia si uniscono in un unico consorzio

«Il Lambrusco è indubbiamente, nei numeri, uno dei vini immagine dell’Italia - spiega Giacomo Savorini, direttore dei Consorzi che oggi tutelano il vino lambrusco - È un grande universo rappresentato da differenti vitigni, territori e colori. Questa diversità, che ci contraddistingue e rappresenta, dobbiamo trasformarla anche in una grande ricchezza per tutti i produttori che contribuiscono a renderla viva ogni giorno. Penso che questo primo passo verso un unico soggetto consortile a tutela del Lambrusco a Denominazione di Origine Controllata ci consenta di poter raggiungere, finalmente, l’obiettivo di poterci rivolgere, agli occhi del consumatore finale, in modo coeso e uniforme, valorizzando ancora meglio le singole ricchezze delle diverse denominazioni».
 

Giacomo Savorini

Il prossimo passaggio vedrà i singoli produttori dei Consorzi riunirsi in altrettante assemblee al fine di esprimere il loro parere. «Non si tratta di un’operazione che intende perseguire un risparmio di costi - sottolinea Claudio Biondi, presidente del Consorzio di Tutela del Lambrusco di Modena - La fusione per incorporazione avviene tra soggetti che già da alcuni anni hanno messo a fattor comune, condividendoli, tutti i rispetti servizi amministrativi, tecnici e direzionali. Ora si tratta, invece, di fare un ulteriore passo in avanti, per condividere altri fattori, a partire dalle strategie di comunicazione ed a progetti di promozione internazionale».
 
Claudio Biondi

«Vogliamo andare oltre i singoli campanilismi territoriali che hanno segnato la storia del passato - aggiunge Davide Frascari, presidente del Consorzio per la Tutela dei Vini Doc Reggiano e Colli di Scandiano e di Canossa - Ora devono essere messi da parte per lasciare spazio ed un’unione di intenti che consentirà a tutte le denominazioni del Lambrusco trarne grande beneficio».

Il futuro nuovo Consorzio Tutela Lambrusco rappresenterà circa 1,3 milioni di quintali d’uva, per la stragrande maggioranza di Lambrusco, anche se includerà altri vitigni. Se da una parte rimarrà l’assoluta indipendenza decisionale delle singole denominazioni rappresentate dal nuovo Consorzio, dall’altro ci sarà una stretta collaborazione con il Consorzio Tutela Emilia, associazione interprofessionale che tutela e valorizza l’IGP “Emilia" o “dell'Emilia".


Davide Frascari

«I tanti territori del lambrusco e i vari anelli che compongono questa articolata filiera - conclude Ivan Bortot, Presidente del Consorzio di Tutela Vini del Reno DOC - riusciranno attraverso questo nuovo Consorzio a condividere molte attività promozionali che ci consentiranno di valorizzare le nostre denominazioni sia in Italia che nel mondo. È un’operazione che guarda al futuro, a quando parleremo tutti l’unica lingua del Lambrusco».
 
Tutti i consociati, ora, hanno due mesi di tempo per interrogare i relativi consorzi in merito alla fusione per incorporazione e a settembre saranno convocati all’interno di un’assemblea plenaria sovrana che dovrà definitivamente votare l’intera operazione.

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Alberto Lupini


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