Vino Santo trentino verso la Docg 50 anni di storia nella valle dei laghi

Cantina Toblino, con una verticale di 7 annate, dal 2003 fino al 1965, in rappresentanza di mezzo secolo di storia, punta a creare un disciplinare che possa garantire al Vino Santo trentino e ai suoi produttori la Docg

07 maggio 2018 | 14:00
di Alberto Lupini
E che la spinta venga dalla cantina a cui fa capo circa metà della produzione di un vino "simbolo" del Trentino (più o meno 20mila bottiglie fra tutte le cantine) non deve stupire, perché fin dalla sua costituzione questa cooperativa (500 soci) ha puntato proprio sul Vino Santo, di cui l'annata 1965, degustata per l'occasione, era la prima produzione.

Viene chiamato "vino dell'attesa" perché per poterlo bere è necessario aspettare almeno 10 anni, ma anche "vino degli altri", perché i suoi produttori lo producono per il prossimo, dal consumatore di oggi a coloro che verranno dopo di noi. In realtà è come un investimento sul futuro, il cui valore cresce nel tempo fino a diventare un piccolo tesoretto. Una specie di miracolo enologico a cui non corrisponde un adeguato valore di mercato. Come dire che, per fortuna degli intenditori, costa molto meno di quello che vale...

Il Vino Santo trentino è un prodotto fortemente legato al suo territorio d'origine, vale a dire la Valle dei Laghi, e alla Nosiola, uva autoctona che in quest'area ha trovato e trova tuttora la sua zona d'elezione. E il vino che ne deriva è favorito anche dall'Ora, il vento che spira costante dal lago di Garda e che è essenziale nella fase di appassimento delle uve sui graticci tradizionali.



La Cantina di Toblino ha molto opportunamente dedicato una degustazione di questo vino abbracciando tutto il suo arco temporale di produzione, ormai di 50 anni, spaziando dall'annata più recente, ora in commercio, il 2013, per spingersi indietro nel tempo fino alla ricordata prima vendemmia della Cantina stessa, il 1965. Un'annata che per intensità, carattere e capacità di evocare alcuni grandi vini, restando sempre un Vino Santo, ha stupito più di un degustatore.

«Il Vino Santo - ha raccontato Enzo Merz, giornalista e Gran maestro della Confraternita della Vite e del Vino Trentino - era il farmaco delle famiglie, un vino che si faceva non per soldi, ma per propria soddisfazione. Un vino che però dimostra anche la grande versatilità della Nosiola, un’uva che si trasforma nel tempo con risultati decisamente interessanti: è capace di dare sia un vino secco giovane e fresco, che un vino dolce da lungo invecchiamento».

Uno dei graticci tradizionaoli per l'appassimento delle uve

Per la prima vendemmia vennero messi in appassimento soltanto 100 quintali di Nosiola; il primo imbottigliamento, tre anni dopo, nel 1968, in bottiglie renane da 0,75 l, con tappo ricoperto di ceralacca rossa. Una prima vendemmia, come detto, iniziata per soddisfazione, ma poi continuata nel tempo: Cantina di Toblino non ha mai smesso di produttore Vino Santo. Per ogni annata la Cantina accantonò 100 bottiglie, un'idea che ad oggi è risultata vincente, permettendo di ricreare degustazioni comparative che comprendano un arco temporale così vasto.

«Finora - ha affermato l’enologo Lorenzo Tomazzoli, in Cantina dal 1982 - non abbiamo mai trovato vini in fase di declino». Le sette annate confrontate sono state 2003, 2000, 1990, 1984, 1978, 1971, 1965: l'obiettivo - per altro raggiunto - era quello di dimostrare la longevità del Vino Santo, e allo stesso tempo la complessità di profumi e sapori che lo contraddistingue. Certo, si avvertono i cambiamenti tipici dell'evoluzione di questo speciale vino passando da un'annata all'altra. Nei più recenti appare un po' più marcata l'accentuazione di quell'acidità che poi fa da formidabile sostegno nell'invecchiamento, ma in tutti i vini c'è la fortisisma caratterizzazione dell'assenza di stucchevolezza e di un dolce raffinato ed elegante, che potrebbe anche essere sperimentato di più in cucina e in qualche abbinamento non scontato.



Un prodotto dal grande potenziale che non ha tuttavia ancora ottenuto il riconoscimento che per questi particolari meriterebbe. A frenare sono essenzialmente due ragioni: una produzione numericamente troppo scarsa (appena 20mila bottiglie da mezzo litro, ad opera di un ristretto gruppo di cantine appartenenti all'Associazione Produttori del Vino Santo trentino) e una diffusione troppo limitata.

Eppure, questo vino è un prodotto indubbiamente rappresentativo del territorio: «Noi stiamo cercando - ha detto il presidente della Cantina, Bruno Lutterotti - di far evolvere la Nosiola da banale vino bianco, a bianco di grande espressività. La Cantina di Toblino è convinta che questo vino sia rappresentativo della valle dei laghi, e abbiamo in progetto di riuscire a creare un disciplinare Docg in modo che il Vino Santo possa essere riconosciuto dal consumatore come identificativo della valle».

E a dare un po' di spinta in più a questo vino speciale ha contribuito anche la cena, a cura del giovane cuoco Sebastian Sartorelli, nell'Hosteria della cantina. Un'occasione per mettere in risalto anche altri vini proposti da Franco Zanella, direttore di sala. Ecco allora il Risotto sfumato all'Antares, con bocconcini di salmerino, trota affumicata, profumo di zenzero e lime; il Petto d'anatra con cremoso di sedano rapa e indivia belga cotta nel miele millefiori, mostarda di pere Kaiser e riduzione all'aceto balsamico; Orto al cioccolato. Ad accompagnare i piatti Trentodoc Antares, Nosiola Igt delle Dolomiti "Largiller", Rebo e Gewustraminer Passito Terminum della cantina Tramin.


Risotto sfumato all'Antares, con bocconcini di salmerino, trota affumicata, profumo di zenzero e lime

Il Vino Santo trentino
L'uva Nosiola viene raccolta manualmente, stesa ad appassire sui tradizionali graticci della vinsantaie, ampio locale arieggiato dall'Ora del Garda, tipico vento che dall'omonimo lago investe da nord a sud le uve in appassimento. Il periodo di appassimento parte immediatamente dopo la raccolta, nella seconda metà di ottobre, e di protrae fino alla Settimana Santa, quando i grappoli vengono pigiati. Il mosto viene travasato poi in botti più o meno grandi e lasciato fermentare fino a settembre.Passano l'autunno e l'inverno, e il progressivo diminuire delle temperature blocca la fermentazione. Nella primavera successiva il vino viene travasato e rimesso nuovamente in legno. Sarà pronto dopo diversi travasi, dunque dopo diversi anni, almeno 10.

Per informazioni: www.toblino.it

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