Il vino italiano è "popular". Serve un cambio di passo per aumentare la quotazione

Per l'Osservatorio dell'Unione italiana vini (Uiv) i vini fermi hanno ampi margini di crescita nei mercati internazionali dove presidiano la fascia 3-6 euro al litro. Meglio gli spumanti, trainati dal Prosecco

18 ottobre 2021 | 12:22

Il vino italiano fermo nel mondo è sempre più “popular”, nel senso che presidia stabilmente il segmento compreso fra i 3 e i 6 euro al litro con quasi la metà dei volumi esportati. A dirlo è l’Osservatorio dell’Unione italiana vini (Uiv) realizzato in collaborazione con Vinitaly, la fiera di settore in corso a Verona dal 17 al 19 ottobre.

 

Il gap del vino italiano: solo il 20% rientra nella fascia "premium"

Detto diversamente, il posizionamento del vino italiano fermo sui mercati esteri sconta un gap rispetto ai competitor internazionali dal momento che solo il 20% del prodotto esportato in tutto il mondo rientra nella fascia premium (6-9 euro al litro) mentre il 28% rientra nella fascia basic. Insomma, pur in un contesto di crescita generale del prezzo medio, l’Italia presenta ancora ampi margini di miglioramento.

 

 

Dagli Usa alla Cina, l'Italia non primeggia

Andando a scandagliare i vari mercati di destinazione, infatti, emerge uno spazio di crescita evidente: a fine 2020, negli Usa solo il 26% dei nostri vini è in fascia premium o superpremium (oltre i 9 euro al litro): poco più della metà rispetto, per esempio, ai neozelandesi che registrano il 46% dei vini in fascia alta sul mercato oppure alla Francia che domina con il 66% di premium o superpremium. Dinamiche simili si rilevano anche in Cina: con il 21% dei vini quotati oltre i 6 euro litro, la produzione italiana supera Spagna e Cile ma rimane dietro a Francia (38%) e Australia (76%). Il tutto nonostante le performance dei rossi toscani e piemontesi che, in entrambi i mercati, rappresentano il fiore all’occhiello della proposta italiana in termini di prezzo.
Fra gli altri mercati, l’Osservatorio Uiv segnala prezzi medio-bassi anche per gli ordini da Gran Bretagna e Germania, dove 8 bottiglie su 10 appartengono ai segmenti basic o popular, mentre in Canada le fasce più ambite sono appannaggio di vini statunitensi e francesi. Va meglio in Giappone, con il Belpaese secondo solo alla Francia.

«Siamo a metà del guado», ha commentato il segretario generale Uiv, Paolo Castelletti. Sebbene la crescita del valore delle referenze enologiche italiane all’estero sia cresciuta negli ultimi anni, «i margini potenziali sono notevoli, considerata la qualità del prodotto». Ma come riuscire a cogliere questa opportunità? «Serve un cambio di passo sul fronte del posizionamento del brand e dell’identità del nostro vino. Asset raggiungibili attraverso politiche di settore lungimiranti e concertate con le imprese, con un approccio meno individualistico alla promozione, una maggior omogeneità nello standing elevato delle grandi denominazioni e un importante lavoro identitario legato alle nuove tendenze, a partire dai vini green», ha affermato Castelletti.

 

Nel frattempo le bollicine viaggiano verso il "lusso democratico"

Più articolata, invece, secondo l’analisi condotta dall’Osservatorio del vino di uiv, la questione spumanti. Grazie al Prosecco, il valore delle bollicine italiane è quasi quadruplicato negli ultimi 10 anni, superando nel 2020 la soglia dei 4 milioni di ettolitri. Un caso probabilmente unico tra i settori del Made in Italy che ora punta allo sdoganamento del concetto di “lusso democratico”. «Quello di occupare progressivamente la fascia mediana - si legge nello studio - è stato un grande merito della spumantistica nazionale, in quanto si è andati a creare un segmento di mercato prima inesistente». La sfida dei prossimi anni, quindi, è sarà quella di provare a occupare anche la fascia premium (fra i 7 e i 10 euro al litro). A livello mondiale, solo il 13% delle vendite è in questo segmento.  

 

A livelli di consumi è scattata la "rivoluzione rosa"

Nelle pieghe dei dati dell'Osservatorio vini di Uiv c'è anche tanto "rosa". Nel 2021 per la prima volta le donne hanno superato numericamente gli uomini tra i wine lover del Belpaese, conquistando una quota pari al 55% dei consumatori regolari, in netto aumento sul 49% dello scorso anno. Lo storico sorpasso è stato certificato dai dati recuperati da Wine Intelligence secondo cui sono le più giovani (18-35 anni) a trainare il consumo di vino fra la popolazione femminile.

«La relazione femminile con il vino ha superato la sua fase sperimentale - ha spiegato Pierpaolo Penco, Italy country manager di Wine Intelligence - oggi le donne, e soprattutto le più giovani, si approcciano al vino con una maturata consapevolezza. A questo si associa un trasversale aumento della conoscenza media del prodotto, che ha incoraggiato un incremento della spesa media sul mercato interno. Si tratta di una dinamica che ha interessato tutti i canali di vendita e in particolare l’Horeca, forte dell’entusiasmo a rimbalzo dopo le chiusure forzate durante la pandemia».
 

© Riproduzione riservata


“Italia a Tavola è da sempre in prima linea per garantire un’informazione libera e aggiornamenti puntuali sul mondo dell’enogastronomia e del turismo, promuovendo la conoscenza di tutti i suoi protagonisti attraverso l’utilizzo dei diversi media disponibili”

Alberto Lupini


Edizioni Contatto Surl | via Piatti 51 24030 Mozzo (BG) | P.IVA 02990040160 | Mail & Policy | Reg. Tribunale di Bergamo n. 8 del 25/02/2009 - Roc n. 10548
Italia a Tavola è il principale quotidiano online rivolto al mondo Food Service, Horeca, GDO, F&B Manager, Pizzerie, Pasticcerie, Bar, Ospitalità, Turismo, Benessere e Salute. italiaatavola.net è strettamente integrato
con tutti i mezzi del network: i magazine mensili Italia a Tavola e CHECK-IN, le newsletter quotidiane su Whatsapp e Telegram, le newsletter settimanali rivolte a professionisti ed appassionati, i canali video e la presenza sui principali social (Facebook, X, Youtube, Instagram, Threads, Flipboard, Pinterest, Telegram e Twitch). ©® 2024