Il vino italiano, in chiave export, non sta vivendo un momento d’oro. Come illustrato dai dati dell’Osservatorio del Vino, infatti, i volumi di vendita sono scesi del 4% sui mercati internazionali di Stati Uniti, Regno Unito e Germania - i principali importatori di uno dei prodotti simbolo del nostro Paese. È un paradosso come, però, il vino abbia registrato invece un boom di esportazioni in Russia. A confermare ciò è Edoardo Freddi, che con la sua azienda esporta ogni anno più di 33 milioni di bottiglie in tutto il mondo. «Il popolo russo ama i vini italiani e il Made in Italy in generale, le esportazioni stanno continuando. La guerra in Ucraina non ha per niente frenato l'esportazione e il commercio dei vini italiani in Russia» ha dichiarato il proprietario della Edoardo Freddi International. Un segnale, dunque, di come gli abitanti della Russia prediligano il consumo di prodotti tipici italiani, che negli ultimi mesi, però, a causa della guerra, ha visto la nascita di fabbriche e aziende che taroccano prodotti alimentari italiani.
Export di vino in Russia, si aggira l’embargo di Putin
Vendite che evitano, in qualche modo, l’embargo firmato dal presidente russo, Vladimir Putin, nell'agosto del 2014, in risposta alle sanzioni di Bruxelles per l'annessione illegittima della Crimea alla Russia: un documento che, tra diversi prodotti, vieta l'importazione dall'Europa anche di alcuni alimenti cardine della dieta mediterranea come pasta, formaggi, olio e – appunto - vino.
Per questo, «i distributori e i retailer di vino russi devono in qualche modo contrastare i problemi relativi alle consegne e ai costi elevati, oltre che la paura di sanzioni a causa della guerra in corso: attualmente ci sono molte promozioni dei vini delle ex Repubbliche Sovietiche in Russia perché sono più facili da importare - spiega Edoardo Freddi. Nonostante ciò, il consumatore russo continua ad essere interessato ed attratto dei vini italiani di qualità. Non a caso i vini italiani sono ancora i più venduti in Russia, seguiti da quelli georgiani che sono riusciti a scalzare i vini spagnoli, ora al terzo posto».
Export di vino in Russia, con l’inflazione cresce la vendita di quelli meno costosi
Con la crescita dell’inflazione e con l’abbandono del Paese da parte di alcuni cittadini con capacità di spesa medio-alta, la Russia ha ridotto l’import di «fine wine e super premium italiani». L'export dei vini italiani nel Paese si è dunque spostato verso una fascia di prezzo più bassa rispetto al periodo precedente alla guerra: «La reazione dei venditori in Russia a partire da febbraio 2022 è stata quella di concentrarsi sui vini entry level, - spiega Edoardo Freddi - sicuramente vini come i Super Tuscan, il Brunello, l'Amarone e il Barolo rimangono molto apprezzati dai russi, ma nell'ultimo periodo si stanno iniziando a scoprire vini italiani meno costosi come il Primitivo della Puglia, ma anche il Pinot Grigio, il Lambrusco, l'Asti, il Prosecco, il Chianti e il Montepulciano».
Embargo della Russia, un danno da miliardi di euro all’Italia
Un veto, quello del presidente russo, ricordiamo, che è costato circa due miliardi di euro negli ultimi otto anni per i settori clou del Bel Paese. E ad oggi, come spiegato dalla Coldiretti, l’embargo ha fatto salire al livello record di 120 miliardi di euro la contraffazione di prodotti Made in Italy. A Mosca e dintorni, di fatto, negli ultimi anni, si sono moltiplicati i fake-food tricolori, «dal Parmesan al salame Milano fino all'insalata "Buona Italia"». La beffa nasce proprio dalla diffusione nei supermercati di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il Made in Italy perché realizzati in Russia come mozzarella, robiola ma anche mortadella o importati da Paesi alleati come la Bielorussia dove vengono imitate scamorza, mozzarella, provoletta, mascarpone e ricotta.
Il falso made in Italy in Russia, le fabbriche “specializzate” nella contraffazione
Inoltre, come vi abbiamo anticipato, in molti territori che vengono controllati da Mosca, dagli Urali alla regione di Sverdlovsk (al confine con il Kazakistan), sono sorte fabbriche specializzate nella lavorazione del latte e della carne per coprire la richiesta di formaggi duri e molli così come di salumi che un tempo era soddisfatta dalle aziende agroalimentari italiane. Un fenomeno che ha colpito anche i ristoranti italiani che, dopo una rapida esplosione nel Paese di Putin, hanno sostituito i prodotti alimentari Made in Italy originali con quelli taroccati di bassa qualità. Dicesi, una vera e propria mazzata alla tradizione culinaria dello Stivale.
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Alberto Lupini
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