Vino, Italia troppo concentrata sull'Ue Uno sguardo ai mercati mondiali
«I dati definitivi sul nostro export di vino ci restituiscono un'Italia superpotenza enologica. Tuttavia cresciamo più nella qualità in vigna e in cantina che nel valore sui mercati», ha detto Giovanni Mantovani , direttore generale di VeronaFiere, commentando i dati sulle esportazioni vinicole nel 2017 resi noti dall'Istat
13 marzo 2018 | 16:38
«Il nostro export rimane pericolosamente ancorato sui primi tre Paesi di sbocco (Stati Uniti, Germania e Regno Unito) dove si registra un indice di concentrazione delle nostre vendite del 53,4%, molto più di Francia e Spagna che allo stesso indice si fermano rispettivamente al 38,5% e al 35,2%».
Secondo le elaborazioni di Vinitaly-Nomisma su base dati ufficiali, l'anno scorso si è chiuso con un nuovo record in valore dell'export mondiale di vino - oltre 31 miliardi di euro - con i principali player in grande crescita. Nella classifica per performance, vince l'Australia (+15,1% per un controvalore di 1,8 miliardi), seguita dalla Francia (+9,9%, 9,1 miliardi di euro), dalla Spagna (+6,5%, 2,8 miliardi di euro), dal Cile (+6,3%, 1,8 miliardi) e dall’Italia (+6,2%, 5,9 miliardi di euro). L’Italia tiene bene con gli sparkling (+13,6%, 1,4 miliardi di euro), vero traino della domanda mondiale anche nel 2017, mentre cresce meno sui fermi imbottigliati (+4,4%, 4,2 miliardi euro).
Se gli Stati Uniti si confermano il principale mercato della domanda mondiale e in particolare per Francia (+14,3% a 1,6 miliardi di euro) e Italia (+3,6% a 1,4 miliardi di euro), volano i partner asiatici e rallentano quelli europei. E nell’Ue si colloca oltre il 50% (3 miliardi di euro) del totale del commercio italiano di vino nel mondo: un’incidenza più alta rispetto alla Francia che vende nel Vecchio Continente il 41% del suo prodotto. Nella geografia delle esportazioni dei 2 Paesi leader, la Francia accelera ancora in Asia - che rappresenta ormai il 27% delle vendite globali transalpine (a 2,45 miliardi di euro) - mentre per l’Italia la stessa area vale il 7% dell’export, a 419 milioni di euro.
A Veronafiere, la 52ª edizione di Vinitaly (15-18 aprile), in media 128mila operatori, con buyer esteri provenienti da oltre 140 Paesi. In crescita, del 25%, lo spazio riservato all’esposizione internazionale che da quest’anno diventa International Wine Hall.
Secondo le elaborazioni di Vinitaly-Nomisma su base dati ufficiali, l'anno scorso si è chiuso con un nuovo record in valore dell'export mondiale di vino - oltre 31 miliardi di euro - con i principali player in grande crescita. Nella classifica per performance, vince l'Australia (+15,1% per un controvalore di 1,8 miliardi), seguita dalla Francia (+9,9%, 9,1 miliardi di euro), dalla Spagna (+6,5%, 2,8 miliardi di euro), dal Cile (+6,3%, 1,8 miliardi) e dall’Italia (+6,2%, 5,9 miliardi di euro). L’Italia tiene bene con gli sparkling (+13,6%, 1,4 miliardi di euro), vero traino della domanda mondiale anche nel 2017, mentre cresce meno sui fermi imbottigliati (+4,4%, 4,2 miliardi euro).
Giovanni Mantovani
Se gli Stati Uniti si confermano il principale mercato della domanda mondiale e in particolare per Francia (+14,3% a 1,6 miliardi di euro) e Italia (+3,6% a 1,4 miliardi di euro), volano i partner asiatici e rallentano quelli europei. E nell’Ue si colloca oltre il 50% (3 miliardi di euro) del totale del commercio italiano di vino nel mondo: un’incidenza più alta rispetto alla Francia che vende nel Vecchio Continente il 41% del suo prodotto. Nella geografia delle esportazioni dei 2 Paesi leader, la Francia accelera ancora in Asia - che rappresenta ormai il 27% delle vendite globali transalpine (a 2,45 miliardi di euro) - mentre per l’Italia la stessa area vale il 7% dell’export, a 419 milioni di euro.
A Veronafiere, la 52ª edizione di Vinitaly (15-18 aprile), in media 128mila operatori, con buyer esteri provenienti da oltre 140 Paesi. In crescita, del 25%, lo spazio riservato all’esposizione internazionale che da quest’anno diventa International Wine Hall.
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Alberto Lupini
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