Vino dealcolato, il ministero al lavoro per un disciplinare nazionale

Lo ha detto Luigi D'Eramo, sottosegretario all'Agricoltura, che ha però specificato come il Governo, come già evidenziato dal ministro Lollobrigida, sia contrario alla denominazione “vino”

20 dicembre 2022 | 17:32

Un disciplinare a livello nazionale per il vino dealcolato, anche se per il Governo è meglio non parlare di "vino", ma di "bevanda". Luigi D'Eramo, sottosegretario all'Agricoltura, alla Sovranità alimentare e alle Foreste, ha risposto in Parlamento a un'interrogazione sul tema, tracciando la linea dell'Esecutivo. L'Europa, in questo senso, ha già dato il suo via libera alla produzione dei vini dealcolati e parzialmente dealcolati. 

«Il ministero è da tempo impegnato nella elaborazione di una disciplina chiara ed efficace sulla loro produzione e la commercializzazione - ha specificato il sottosegretario - Sono stati costituiti due gruppi di lavoro - ha precisato il sottosegretario D'Eramo - per individuare quali modifiche introdurre alla vigente normativa di settore per consentire agli operatori interessati di disporre di norme coerenti e comuni. Al termine di tale fondamentale fase di confronto saranno definite le inizative più opportune da intraprendere per valorizzare al meglio una filiera produttiva di grande importanza per il made in Italy, e non solo del comparto agroalimentare». 

Vino dealcolato: il Governo non vuole chiamarlo vino 

D'Eramo ha poi ribadito la posizione del Governo sulla questione "nominativa". «Non siamo contrari alla bevanda - ha precisato il sottosegretario - ma alla attribuzione ad essa della denominazione di "vino"».

 

 

Frasi in linea con quanto già dichiarato dal ministro Francesco Lollobrigida. «Ora, se il vino è fatto con l'alcol, lo chiami vino - aveva evidenziato nelle scorse settimane - Se vuoi fare il succo d'uva, il mosto e lo vuoi distribuire a tutti, lo chiami semplicemente in un altro modo. Questo è un invito difendere anche la tipicità e la tipologia di alcune produzioni e il loro nome. Andremo in Europa come è normale, a ragionare insieme per difendere la qualità».

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Alberto Lupini


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