Vino da investimento, un fenomeno sempre più italiano

I vini rari e raffinati capaci di fruttare un ritorno economico dopo l'acquisto sono solo lo 0,1% della produzione mondiale, ma attirano gli interessi di un numero crescente di wine lover . Alcuni di loro si affidano ai servizi di consulenza di RareWine Invest (pronta a sbarcare in Italia nel 2022). Altri li conservano nel caveau di WineTip a Milano

31 dicembre 2021 | 05:00
di Nicola Grolla

Sembra strano, ma a Capodanno c’è chi il vino non lo stappa. Un manipolo di eroi che resiste alla tentazione perché per loro la bottiglia è, prima di tutto, un investimento. In Italia il fenomeno è agli inizi anche se sempre più appassionati decidono di conservare in cantina vini rari o pregiati da rivendere fra qualche anno, in attesa che la natura e il tempo facciano il loro effetto. Non solo in termini di invecchiamento del vino ma anche in termini di valore commerciale.

Rare Wines pronta a sbarcare in Italia

A puntare su questo segmento, in Italia (da gennaio 2022 sarà operativo il primo ufficio a Milano), è RareWine Invest , azienda danese fondata 10 anni fa e specializzata nella gestione degli investimenti enologici di circa mille investitori da tutto il mondo. Anche se l’Europa è il continente più rappresentato e l’Italia occupa il terzo posto in quanto a investitori. Tutti soggetti interessati a quello 0,1% di vini a livello globale adatti a diventare un capitale. Fra questi vini «quelli francesi sono dominanti, in particolare Borgogna e Champagne ma senza dimenticare il Bordeaux. Se ci concentriamo solo sull’Italia, invece, alcuni campioni sono i cosiddetti Super Tuscan, in particolare i cinque originali: Sassicaia, Masseto, Ornellaia, Tignanello e Solaia. A questi si aggiungono anche alcune etichette di Brunello e Barolo. Il mio preferito, invece, rimane Monfortino di Giacomo Conterno», spiega Noemi Zurli, country manager Italia di RareWine Invest .

 

Il profilo di chi investe in vino

Ma qual è il profilo dell’investitore di vini raffinati? «Ci sono molte somiglianze tra le persone che investono in vino e le persone che investono in azioni. Il vino, però, può fornire maggiore sicurezza a un portafoglio soprattutto a fronte dell’insicurezza nei mercati finanziari tradizionali», spiega Zurli. Insomma, il vino è diventato un vero e proprio bene rifugio ma anche un asset per la diversificazione del rischio di chi investe. «I rendimenti sono stabili e in generale hanno un orizzonte lungo di almeno 5 anni. Questo rende il vino ideale per le persone con un profilo di rischio medio-basso. Non devi essere super ricco per investire in vino, che anzi è un investimento molto adatto per un reddito familiare regolare», aggiunge Zurli.

 

Consulenza e stoccaggio (nel Nordic Freeport)

Certo, deve essere una famiglia che se ne intende. Anche perché, dal punto di vista degli investimenti, l’Italia è ancora un paese emergente. Ma in questo arrivano in aiuto i consulenti di RareWine Invest e una gamma di servizi all’avanguardia: «Noi aiutiamo i nostri clienti a costruire un portafoglio che si adatti al loro profilo di rischio e al loro orizzonte temporale. Inoltre, abbiamo raccomandazioni di investimento su base settimanale, conserviamo correttamente il vino senza Iva e dazi presso il nostro porto franco, Nordic Freeport, e infine aiutiamo a vendere di nuovo il vino tra qualche anno quando il cliente deciderà di monetizzare l’investimento», spiega Zurli.

E se il vino, a un certo punto, me lo volessi bere? «Si è più che benvenuti a farlo! L’unica cosa che sconsiglierei è rompere una cassa, ad esempio, da sei bottiglie per berne solamente una. Infatti, così facendo, il valore delle bottiglie rimanenti diminuirà. Un futuro acquirente è disposto a pagare di più per bottiglia per una confezione completa», conclude Zurli. Insomma, meglio fare due acquisti diversi in base alle esigenze.

 

A Milano il caveau dei vini preziosi

Eppure, la tentazione è forte. D’altronde stiamo parlando di vini di alta qualità. «Tengo a dire che il vino non è puro investimento. È un prodotto vivo che sicuramente si valuta nel tempo, ma che possiede anche un picco qualitativo oltre il quale non può andare. Non stiamo parlando di un’opera d’arte», afferma Alberto Cristofori tra i fondatori di WineTip, un vero e proprio caveau di vini rari e preziosi che sorge a Milano. Naturale crocevia di wine lover, Wine Tip è un osservatorio naturale sul fenomeno dell’investimento in vino: «Il percorso intrapreso dal mondo del vino negli ultimi anni ha portato a un aumento dell’attenzione per le produzioni di pregio. Un esempio? Le aste in cui vengono battute bottiglie preziose sono più che decuplicate nell’arco di pochissimi anni; lo stesso per i valori dei vini», ricorda Cristofori.

 

 

La pandemia ha fatto nascere nuovi investitori

In questo senso, la pandemia ha rappresentato un ulteriore accelerazione del fenomeno. «Da un lato, gli appassionati hanno avuto più tempo libero, soprattutto durante il lockdown 2020, per approfondire la conoscenza del vino e del mondo degli investimenti. Dall’altro lato, una fetta della popolazione si è ritrovata, subito dopo la fine del confinamento, con un gruzzolo ricavato dal risparmio forzato di quei mesi e ha deciso di investire nella propria passione: il vino», spiega Cristofori. Ma dalla teoria alla pratica, il passaggio non sempre è così semplice. Detto diversamente, «bisogna sapere come rivendere un vino. Le case d’aste di solito applicano delle commissioni molto alte per cui diventa complicato, alla fine, fare il pieno dal ritorno del proprio investimento iniziale», aggiunge Cristofori.

 

Qualche consiglio per cominciare

Qualche consiglio finale per chi volesse comunque cimentarsi nell’operazione? «Primo: investire con passione per il prodotto e non solo in un’ottica finanziaria. Secondo: comprare le grandi annate, quelle che garantiscono una buona longevità e, quindi, una valutazione più alta. Terzo: puntare sull’Italia. Un vino come il Barolo, per me, ha ancora grandi margini di crescita. E poi è davvero buono», conclude Cristofori.

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Alberto Lupini


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