Vini e sostenibilità: il futuro dell'enologia è nei vitigni resistenti?
I chiostri di San Barnaba a Milano hanno fatto da cornice alla masterclass sui “Vitigni resistenti, portavoce di sostenibilità”, a cura del giornalista Federico Latteri e dell'enologo/produttore Nicola Biasi
Anche quest'anno Winescritic.com, il sito che fa del vino italiano la sua stella polare, organizza il tour di degustazioni “La Grande bellezza”, da marzo a fine maggio a New York, Amsterdam, Zurigo, Milano, Napoli, Rimini, Bologna. La tappa milanese, presso i chiostri di San Barnaba, ha fatto da cornice alla masterclass sui “Vitigni resistenti, portavoce di sostenibilità”, a cura del giornalista Federico Latteri e dell'enologo/produttore Nicola Biasi.
Vini resistenti, la masterclass di Nicola Biasi
“Resistenti Nicola Biasi” è una rete di otto aziende agricole in otto territori diversi tra Friuli, Veneto e Trentino, creata nel 2021 e guidata da Nicola Biasi, miglior giovane enologo d'Italia per Vinoway, Cult Oenologist 2021 per il Merano Wine Festival ed Enologo dell'Anno 2022 per Food and Travel. Resistenti non sono solo i vitigni, noti anche come Piwi (acronimo del tedesco pilzwiderstandfähige, ossia resistenti ai funghi), ma anche gli stessi produttori che hanno affrontato la sfida della sostenibilità in territori differenti e caratterizzati da altitudini e climi che fanno della loro viticoltura qualcosa di innovativo. Questa difesa del territorio, coniugata a una viticoltura di precisione e a un'enologia scrupolosa, dovrebbe riuscire nell'impresa di coniugare qualità e sostenibilità, conquistando così anche i palati più esigenti.
«I vini Piwi o resistenti - ha spiegatoBiasi nell'introdurre la masterclass - nascono da incroci, ma questo non dovrebbe sorprendere né allarmare: l'incrocio avviene tramite impollinazione, non in qualche laboratorio fantascientifico, e dopotutto alcuni dei vitigni più diffusi al mondo, come il Cabernet Sauvignon, nascono da incroci. Ciò per dire che tutto ha un inizio e la ricerca dell'originalità ancestrale in un vitigno non ha molto senso. Il mio desiderio più grande, nel presentare i vini della rete d'imprese di cui faccio parte, è far capire che il concetto di resistenza alle malattie e conseguente sostenibilità ambientale (perché si usano meno fungicidi) deve rimanere secondario: il primo obiettivo è commercializzare prodotti gradevoli, bevibili, affascinanti. Quindi il vitigno, e il modo in cui esso rappresenta il territorio, sono e devono restare la misura di tutto».
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Quindi ha ricordato: «Vent'anni fa queste tipologie di vini esistevano ma magari c'erano meno attenzioni in vigna e in cantina, si era alle prime armi, e si ottenevano prodotti che potevano rivendicare una grande attenzione alle tematiche ambientali, per poi restare sugli scaffali. Beviamo vino per piacere: comprare una bottiglia solo ed esclusivamente perché così ci sentiamo più ecologici non ha senso, per il consumatore medio. Dopodiché i vantaggi di Solaris, Bronner, Souvignier Gris, Johanniter, Regent, Cabernet Blanc, solo per fare qualche esempio, sono evidenti: basti pensare che i trattamenti con fungicidi possono ridursi da quindici all'anno addirittura fino a tre e la relativa product carbon footprint fino al 40% in meno. Questa degustazione, insomma, ha un senso proprio nella misura in cui riesce a dimostrare che non si tratta di vini ecologici ma di vini buoni».
“Resistenti Nicola Biasi”: i vini in degustazione
I vini in degustazione erano sei:
- Spumante metodo classico Ecelo 1° Extra Brut 2020 di Ca' da Roman
- Divento 2022 di Vigneti Vinessa
- Renitens 2022 di Nicola Biasi
- Baby Renitens 2022 di Nicola Biasi
- Masnada Ezzelina 2022 di Ca' da Roman
- Vin de La Neu 2020 di Nicola Biasi
Si può concordare sui progressi realizzati in questo campo visto che, in altri contesti e degustazioni, alcune referenze della famiglia biologica, o similbiologica, o biodinamica, o resistente, o naturale, o tutte le altre declinazioni possibili e immaginabili, le abbiamo trovate imbevibili: con difetti di tutti i tipi, a cominciare dagli odori di cantina e a finire con ossidazioni impresentabili. Laddove lo spumante metodo classico Ecelo 1° Extra Brut 2020 di Ca' da Roman, si presentava ben provvisto di profumi agrumati, zest di limone e cedro e sentori di lievito appena percettibili: morbida e cremosa la bollicina, ben equilibrate la freschezza e la sapidità, con un finale non lungo ma piacevole.
Aspettative superate anche per il Vin de La Neu 2020 di Nicola Biasi (vitigno Johanniter 100%), di colore giallo paglierino con riflessi tendenti al verde. Al naso offriva sentori di frutta fresca a polpa bianca, pere e pesche, nonché miele, ma di inaspettata delicatezza. Quasi opulento al palato, finale brillante, ottimo corredo di freschezza, sapidità e mineralità che lasceranno spazio a un invecchiamento ricco di soddisfazioni. Potremmo definirlo esemplare, come bianco da montagna, il successivo Divento 2022 di Vigneti Vinessa, un blend di 50% Bronner e 50% Johanniter. Si presentava con un profilo sensoriale assai coinvolgente grazie alle note di bergamotto, pepe bianco ed erbe officinali. In bocca la consistenza si faceva sentire, accompagnata da un'acidità prevalente sul salino, che però non copriva un pizzico di iodio e le erbe officinali, ancora una volta. Un po' di gratitudine anche per il finale slanciato, adatto al degustatore dalla memoria corta.
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Alberto Lupini