Vendemmia al via in Italia -5% di produzione rispetto al 2019

Le previsioni per l’annata vinicola 2020 parlano di 45 milioni di ettolitri. Stesse cifre per la Francia: sarà testa a testa per il primato. La qualità sarà da buona a ottima. Molto dipenderà dall’andamento del meteo . Ma anche le vendite di vino italiano nel mondo sono in calo: -4% nel 2020, con un'inversione di tendenza senza precedenti

10 agosto 2020 | 09:46
È stimata a circa 45 milioni di ettolitri la produzione di vino made in Italy per l’annata 2020, con un calo del 5% rispetto all’anno scorso. Lo ha reso noto la Coldiretti che con l’avvio della vendemmia sottolinea un testa a testa con la produzione francese. Nel Paese d’oltralpe si prevede una produzione fra 44,7 e 45,7 milioni di ettolitri, secondo il Servizio statistica e previsioni del ministero dell’Agricoltura francese, mentre in Spagna si stimano fra 43 e i 44 milioni di ettolitri.


L’avvio della vendemmia in Italia presso l’azienda agricola Faccoli a Coccaglio (Bs)

Per quanto riguarda il calendario della vendemmia, la data di avvio è in linea con quella degli ultimi anni che, per effetto dei cambiamenti climatici, evidenziano un anticipo di circa un mese rispetto a 30 anni fa. Il distacco del primo grappolo di uva in Italia è avvenuto nell’azienda agricola Faccoli di Coccaglio, in provincia di Brescia, in Franciacorta, che ha dato il via alla vendemmia in tutta la Penisola con le uve Chardonnay per la produzione di spumanti, le prime ad essere raccolte.



Nonostante un meteo pazzo con caldo africano alternato a bombe d’acqua e grandinate si prevede per l’Italia un’annata di buona/ottima qualità anche se l’andamento della raccolta dipenderà molto dal resto del mese di agosto e da quello di settembre per confermare le previsioni anche sul piano quantitativo. Da nord a sud della Penisola la raccolta parte tradizionalmente con le uve Pinot e Chardonnay in un percorso che prosegue a settembre e ottobre con la raccolta delle grandi uve rosse autoctone Sangiovese, Montepulciano, Nebbiolo e che si conclude addirittura a novembre con le uve di Aglianico e Nerello su 658mila ettari coltivati a livello nazionale.

La produzione tricolore sarà destinata per circa il 70% a vini Docg, Doc e Igt, con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg) e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) riconosciuti in Italia e il restante 30% per i vini da tavola. Sul territorio nazionale ci sono 567 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi a dimostrazione del ricco patrimonio di biodiversità su cui può contare l’Italia che vanta lungo tutta la Penisola la possibilità di offrire vini locali di altissima qualità grazie ad una tradizione millenaria.

«Con la vendemmia in Italia si attiva un motore economico che genera oltre 11 miliardi di fatturato solo dalla vendita del vino e che da opportunità di lavoro nella filiera a 1,3 milioni di persone impegnate direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, sia per quelle impiegate in attività connesse e di servizio», afferma il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, nel sottolineare «l’importanza di sostenere un settore che svolge un ruolo da traino del Made in Italy in Italia e all’estero».

Ma anche le vendite di vino italiano nel mondo sono in calo: -4% nel 2020, con una storica inversione di tendenza che non ha precedenti negli ultimi 30 anni a causa delle difficoltà sostenute dalla ristorazione in tutto il mondo per l’emergenza coronavirus. Un dato preoccupante dopo il record storico di 6,4 miliardi fatto segnare lo scorso anno per le esportazioni di vino made in Italy. La vendemmia 2020 è la prima segnata dagli effetti della pandemia mondiale, delle tensioni commerciali internazionali con la minaccia dei dazi e della Brexit con l’uscita dall’Unione Europea della Gran Bretagna, che è stata per lungo tempo il principale acquirente del Prosecco, il vino italiano più esportato nel mondo.

In Cina, dove il virus ha colpito per primo, il consumo di bottiglie tricolori fra gennaio e maggio 2020 è crollato in valore del 44%, nel Regno Unito le vendite sono scese di quasi il 12% anche a causa delle incertezze e delle tensioni legate alla Brexit, la Francia ha ceduto il 14% mentre l’export in Germania e Stati Uniti, due dei principali mercati per l’Italia, è in leggero calo (-1%).  Ma sul commercio con gli Usa pende la scure dei dazi del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, il cui verdetto sarà noto a breve e potrebbero colpire proprio il vino con un valore delle esportazioni di oltre 1,5 miliardi di euro, è il prodotto agroalimentare italiano più venduto negli States.


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Alberto Lupini


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