Valpolicella, come sostenere la candidatura all’Unesco dell’appassimento delle uve

È la prima tecnica vinicola ad essere candidata. Indispensabile per il riconoscimento è la condivisione dell’obiettivo da parte della comunità della Valpolicella, chiamata ora a partecipare attivamente alla candidatura

22 ottobre 2022 | 17:51
di Davide Bortone

Senza la tecnica dell’appassimento, la Valpolicella non sarebbe nota nel mondo per vini icona del Made in Italy come Amarone e Recioto. Una tecnica che ha una storia antica come la vite. Praticata nella zona già dal 580 d.C., come testimonia la lettera indirizzata al re ostrogoto Teodorico dal consigliere Cassiodoro. Un elemento culturale che aspira oggi al riconoscimento di “Patrimonio immateriale” dell’Unesco.


Scattata la fase 2

È entrata nel vivo la “Fase 2” della candidatura della “tecnica di appassimento delle Uve della Valpolicella” da parte dell’organizzazione delle Nazioni Unite, dopo la presentazione dell’iniziativa avvenuta a Vinitaly, lo scorso aprile.


Il ruolo del consorzio vini

Capofila dei promotori è il Consorzio tutela Vini della Valpolicella. “L’appassimento delle uve – ha dichiarato il presidente Christian Marchesini – è la prima tecnica vitivinicola ad essere candidata come patrimonio culturale dell’umanità. Si tratta infatti di un savoir faire che ha scritto la storia, ma anche l’economia del nostro territorio. Ne ha plasmato i prodotti definendone la qualità, contribuendo a disegnare la geografia e l’evoluzione sociale, l’etica del lavoro e l’imprenditorialità, le festività e i ritmi stagionali. Un tassello fondamentale della nostra identità che non può essere dato per scontato, e che deve essere compreso e valorizzato anche e soprattutto dalle nuove generazioni”.


Per Pier Luigi Petrillo, presidente dell’organo degli esperti mondiali della convenzione Unesco per il patrimonio culturale immateriale: «Il riconoscimento Unesco rappresenta un’occasione importante per le comunità coinvolte. Oltre a comportare una spinta alla tutela della tradizione e del paesaggio bioculturale in cui viene esercitata, ne assicura la trasmissione alle nuove generazioni e favorisce una fruizione collettiva anche di tradizioni e riti ad essa collegati, stimolando la crescita del territorio e la consapevolezza del patrimonio culturale e identitario».

 


Serve il contributo di tutti

«Appassimento vuol dire non solo vino di qualità, ma anche radici, impresa, valore aggiunto - ha sottolineato Massimo Gianolli, vicepresidente della Rete Valpantena e presidente de La Collina dei Ciliegi, teatro dell’evento che ha dato il via alla “Fase 2” della candidatura Unesco - Una vision collettiva – ha aggiunto - che non può non coinvolgere, trasversalmente, tutti gli stakeholders del territorio e che vedrà la Valpantena protagonista nel sostenere il progetto».


L’iscrizione dell’appassimento a patrimonio Unesco convince anche il neo eletto sindaco di Verona, Damiano Tommasi. «Verona ha 1.300 ettari vitati sul proprio territorio comunale – ha ricordato – ovvero la principale fetta di vigneto all’interno della denominazione Valpolicella. Un’iniziativa che dimostra come fare rete sia fondamentale per il territorio e potremo dimostrarlo anche in questa occasione».


Per essere adatte all’appassimento, le uve devono essere perfettamente sane. Una volta selezionate in vigna, vengono adagiati su graticci chiamati arele, all’interno dei fruttai per un periodo che può superare i 100 giorni. Col passare del tempo, le uve perdono fino al 40% del loro peso originario, concentrando profumi e aromi. Una tecnica ben nota ai produttori di Amarone e Recioto e ai loro predecessori, tanto che il vino della Valpolicella era tra i favoriti dei popoli che si sono susseguiti nell’Italia antica, proprio perché meno aspro e più godibile di altri.


Indispensabile per il riconoscimento Unesco di questa tecnica è la condivisione dell’obiettivo da parte della comunità della Valpolicella, chiamata ora a partecipare attivamente alla candidatura. Il comitato promotore, tra cui figurano oltre al Consorzio di Tutela Vini locale anche la Strada del Vino Valpolicella, la Fondazione Valpolibella e lo Snodar (Sovrano e Nobilissimo Ordine dello Antico Recioto), attendono testimonianze delle esperienze legate alla tecnica dell’appassimento delle uve in Valpolicella, attraverso molteplici formule.


Come sostenere la candidatura

All’indirizzo email comitatovalpolicella@gmail.com è possibile inviare la propria storia, il racconto delle passate generazioni o il legame con la tecnica che dà vita ad Amarone e Recioto, nella zona. Vengono accettati persino disegni che enfatizzino la propria esperienza. È possibile anche inviare un video o un messaggio whatsapp al numero 389 4421311.


Per gli amanti dei social media, il supporto alla candidatura può essere espresso su Facebook, Twitter o TikTok, utilizzando l’hastag #appassimentounesco. Figlio dei tempi moderni e ben accetto dall’Unesco anche il flash-mob, che potrebbe essere organizzato contattando il comitato promotore via email.


Sino ad oggi l'Unesco ha riconosciuto come Patrimonio Immateriale 631 elementi in 140 Paesi del mondo. Ogni Paese ha diritto a presentare una candidatura all’anno all’organo di valutazione composto da 6 persone, una per ogni continente (due dall’Africa). Sono solo 60, tuttavia, quelle che vengono prese in considerazione all’anno, provenienti potenzialmente da 180 stati mondiali.


Ogni Stato ha una competizione interna per arrivare alla candidatura finale. In Italia, al momento, sono 35 le tradizioni che attendono da anni di approdare in questa fase. In media, ogni anno vengono valutate positivamente circa 30 delle sessanta proposte giunte all’Unesco, bocciando le restanti o rinviandole ad ulteriore esame.

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Alberto Lupini


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