Turismo enogastronomico Il Garda nella top 10 di Wine Enthusiast
Il riconoscimento arriva da lontano: la rivista americana Wine Enthusiast ha eletto il Garda tra le 10 destinazioni vinicole top da visitare nel 2019. La terra di Chiaretto e Bardolino è l’unica italiana ad essere citata
11 gennaio 2019 | 15:01
La responsabile per l’Italia della testata americana, Kerin O’Keefe, suggerisce un soggiorno sul territorio gardesano per la qualità dei vini prodotti, per la varietà e la bellezza dei paesaggi e per la sua ricchezza storica e culturale.
«A parte gli olivi e i limoni, che sono inusuali così a nord - scrive - la regione è tappezzata dai vigneti ed è patria di alcuni dei classici vini del paese: i rossi del Bardolino, i rosati del Chiaretto e i bianchi Lugana e Custoza». Dopo aver ricordato che il Bardolino sta per vedere riconosciute tre specifiche sottozone, ossia La Rocca, Montebaldo e Bardolino, capaci di produrre vini di maggiore longevità, Kerin O’Keefe sottolinea che con le stesse uve del Bardolino si produce “uno dei migliori vini rosati d’Italia, il fresco e speziato Chiaretto”.
Assieme all’area del Chiaretto e del Bardolino, Wine Enthustiast ha selezionato per gli amanti del vino altre nove mete, sia realtà enoiche storiche che emergenti. In Europa è toccato al Beaujolais francese, recente protagonista dell’evento di presentazione delle sottozone bardolinesi a Verona, alla greca Salonicco, alla capitale portoghese Lisbona e alla svizzera Lavaux, coi suoi vigneti terrazzati affacciati sul lago di Ginevra. Fuori dai confini europei, invece, vengono proposti i vini californiani della Temecula Valley e quelli della zona di Seattle, nello stato di Washington. E ancora, la capitale thailandese Bangkok, che è anche una delle città emergenti per l’alta ristorazione, la valle di Maipo, in Cile, e la Tasmania, terra emergente del vino.
«L’articolo di Wine Enthusiast - spiega Franco Cristoforetti, presidente del Consorzio di tutela del Bardolino e del Chiaretto - premia la professionalità e la caparbietà dei nostri viticoltori e dei nostri produttori, che in questi anni hanno intensamente lavorato per rafforzare e rendere percepibili i valori della nostra identità territoriale, l’elemento in grado di creare vera distinzione nell’attuale scenario competitivo del vino. Se questa importante rivista americana ci ha scelto come unica destinazione italiana tra le centinaia possibili, significa che stiamo percorrendo la strada giusta. I nostri vini sono davvero i frutti di un territorio unico al mondo, come ha sottolineato Kerin O’Keefe».
«A parte gli olivi e i limoni, che sono inusuali così a nord - scrive - la regione è tappezzata dai vigneti ed è patria di alcuni dei classici vini del paese: i rossi del Bardolino, i rosati del Chiaretto e i bianchi Lugana e Custoza». Dopo aver ricordato che il Bardolino sta per vedere riconosciute tre specifiche sottozone, ossia La Rocca, Montebaldo e Bardolino, capaci di produrre vini di maggiore longevità, Kerin O’Keefe sottolinea che con le stesse uve del Bardolino si produce “uno dei migliori vini rosati d’Italia, il fresco e speziato Chiaretto”.
Assieme all’area del Chiaretto e del Bardolino, Wine Enthustiast ha selezionato per gli amanti del vino altre nove mete, sia realtà enoiche storiche che emergenti. In Europa è toccato al Beaujolais francese, recente protagonista dell’evento di presentazione delle sottozone bardolinesi a Verona, alla greca Salonicco, alla capitale portoghese Lisbona e alla svizzera Lavaux, coi suoi vigneti terrazzati affacciati sul lago di Ginevra. Fuori dai confini europei, invece, vengono proposti i vini californiani della Temecula Valley e quelli della zona di Seattle, nello stato di Washington. E ancora, la capitale thailandese Bangkok, che è anche una delle città emergenti per l’alta ristorazione, la valle di Maipo, in Cile, e la Tasmania, terra emergente del vino.
«L’articolo di Wine Enthusiast - spiega Franco Cristoforetti, presidente del Consorzio di tutela del Bardolino e del Chiaretto - premia la professionalità e la caparbietà dei nostri viticoltori e dei nostri produttori, che in questi anni hanno intensamente lavorato per rafforzare e rendere percepibili i valori della nostra identità territoriale, l’elemento in grado di creare vera distinzione nell’attuale scenario competitivo del vino. Se questa importante rivista americana ci ha scelto come unica destinazione italiana tra le centinaia possibili, significa che stiamo percorrendo la strada giusta. I nostri vini sono davvero i frutti di un territorio unico al mondo, come ha sottolineato Kerin O’Keefe».
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Alberto Lupini
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