Tortona e il suo Timorasso: vino e territorio pronti a rinascere
Si è svolto “Derthona due punto zero”, occasione per 32 aziende tortonesi di mettere in mostra i loro vini che negli ultimi vent'anni hanno mostrato un'importante crescita e non vogliono fermarsi
I Colli Tortonesi, propaggine meridionale della provincia di Alessandria non possiedono (per ora) un marchio e un’identità forte. Mentre i vicini di casa, cioè Monferrato e Oltrepò pavese ai lati ed entroterra genovese a sud, sul piano della visibilità qualche carta in più se la giocano. Che in termini economici può tradursi in sviluppo, promozione e valorizzazione del territorio: a questo dovrebbero servire eventi come “Derthona due punto zero”, manifestazione tenutasi a Tortona per celebrare il successo di un vino che in poco più di venti anni ha registrato significativi incrementi, in termini di valore e volumi.
Il Timorasso, l'antico vitigno di Tortona
È l’antico vitigno denominato “Timorasso” a reclamare, nel corso della due giorni, l’attenzione della comunità di cultori italiani ed internazionali: sotto i riflettori una storia emozionante di secolare oblio e improvvisa rinascita, visto che solo nel 1987 gli ettari di Timorasso erano meno di due. La crescita è lenta fino all’anno 2000, quando se ne contano 3,5; ma è nel ventennio successivo che assistiamo al balzo prodigioso, che ci porta ai 276 ettari odierni, cioè al punto in cui in loco si superano per diffusione vitigni molto più conosciuti, come Cortese, Croatina, Dolcetto.
"Derthona due punto zero", il ritorno
E così “Derthona due punto zero”, dopo la prima edizione pre-pandemica nel 2020, ha appena messo in vetrina il suo nuovo format aggiornato e completo di anteprime, masterclass, banchi d’assaggio, cene tematiche e visite in cantina. Come antefatto va ricordato che circa due anni fa venne ufficialmente presentata la sottozona Derthona, che in questo momento è in fase di approvazione, in attesa di concludere il suo iter per essere inclusa all’interno del disciplinare di produzione della Doc Colli Tortonesi.
Il nome “Derthona”, appellativo della città di Tortona ai tempi della presenza degli antichi Romani, è stato scelto per marchiare a fuoco il territorio, il vino e il vitigno Timorasso, diventato il simbolo del Rinascimento dei Colli Tortonesi. La strada intrapresa dal Consorzio Tutela Vini Colli Tortonesi è, infatti, quella di promuovere e salvaguardare i vini locali identificandoli non più con l’omonimo vitigno, ma con il territorio di provenienza.
E la masterclass di apertura del 1° Aprile ha avuto proprio lo scopo di presentare il biglietto da visita del Timorasso-Derthona ad una trentina di giornalisti ed esperti del settore appositamente invitati. Tra i presentatori, il giornalista/scrittore Gianni Fabrizio ha avuto il compito di delineare lo scenario: «L’Italia è conosciuta nel mondo per i suoi grandi rossi, ma il potenziale dei vini bianchi sta crescendo; sono convinto che dal Derthona arriverà un contributo sempre più importante per far affermare l’Italia come capofila anche in questa fetta del mercato».
Alla scoperta dei vini di Tortona
La prova sul campo ha coinvolto 32 aziende tortonesi e i loro “giovanotti” del 2020; chiamiamoli così visto che il vitigno, il terreno e lo stile di vinificazione permettono di lasciare senza paura le bottiglie in cantina e, adeguatamente conservate, assaggiarle anche dopo dieci anni. La degustazione ha messo in luce tutta una serie di sfumature sensoriali: abbiamo trovato spesso grande equilibrio olfattivo, frutti gialli delicati, talora pietra focaia ed erbaceo, altre volte idrocarburi appena accennati… e in bocca ricordi di moscato, spesso piacevole sapidità e acidità, corposità e intensità variamente presenti. Un corredo organolettico che si fa notare per la sua ampiezza e, considerata anche la longevità promessa, mette in conto una gamma di possibili sviluppi tutti da esplorare.
Le parole del Consorzio Vini dei Colli Tortonesi
Tra i banchi di degustazione e le macchine agricole vintage del Museo Orsi di Tortona, che ha ospitato “Derthona due punto zero”, abbiamo parlato con Gian Paolo Repetto, presidente del Consorzio Vini dei Colli Tortonesi.
Presidente, a che punto siamo con l’iter ministeriale di riconoscimento della nuova sottozona “Derthona”?
Dovremmo essere in dirittura d’arrivo. Teniamo molto a questa nuova denominazione che comprenderà tre tipologie di Timorasso: Piccolo Derthona, Derthona e Derthona Riserva, e si troverà sulle etichette di circa un milione di bottiglie. Inoltre, nel disciplinare presentato vengono fissate delle altitudini minime di impianto differenti per ognuno dei Comuni presenti, per valorizzare le peculiarità di un territorio molto vasto, che non può essere uniformato: comprende infatti ben sei valli, con climi differenti al suo interno. Noi puntiamo ad ottenere il riconoscimento prima della prossima vendemmia, e posso dire che il Consorzio ha fatto tutto il possibile per arrivare nei tempi giusti all’obiettivo: a questo punto dipendiamo dalle procedure burocratiche, la cui lunghezza di sicuro ci danneggia.
State già preparando la festa per celebrare il decreto di approvazione, allora?
Sicuramente abbiamo già messo da parte le migliori bottiglie di Derthona, quelle invecchiate a dovere… dal punto di vista comunicativo c’inventeremo qualcosa con la stampa, i 50 viticultori (tutti medio-piccoli) del Timorasso, i sommelier, i consumatori. Dovrà essere davvero una festa, perché la nuova sottozona è una tappa imprescindibile di un percorso di rinascita che vuole arrivare lontano, ed essere un motore di sviluppo per tutti i colli e le valli tortonesi.
Lo sviluppo, appunto: c’è un modello a cui ispirarsi?
Quanto al turismo enogastronomico di sicuro le Langhe hanno fatto scuola, come pure il Trentino-Alto Adige. Noi dobbiamo, ovviamente, trovare la nostra strada, guardarci attorno e valorizzare quello che abbiamo. Oltre al vino, i prodotti di nicchia su cui contare sono abbastanza sconosciuti: mi riferisco alle pesche di Volpedo, alle ciliegie di Garbagna, alle fragole di Tortona e ai tartufi di San Sebastiano Curone, in campo ortofrutticolo; ma bisogna dare adeguato spazio anche a specialità gastronomiche uniche e inimitabili, come il formaggio Montébore e il Salame Nobile del Giarolo.
Un territorio da scoprire
Possiamo confermare che non siamo messi male, quanto a gastronomia e cucine, dopo aver provato il ristorante Anna Ghisolfi in centro a Tortona, in abbinamento ad un’altra batteria di Timorasso-Derthona futuro. La chef, che non a caso ha attraversato le cucine di grandi come Adrià, Marchesi e Ducasse, ha sfoderato una processione divertentissima di piattini, bocconi, finger foods e similari, tra cui Cannoncino di mela, Uovo, bianco di bietola e caviale, Trota sulla sua pelle, Ramen di asparagi, Gelato di Montébore, rapa bianca e caffè, Tonno di coniglio, Carciofo e agnello, e ci fermiamo solo per non stancare. Più che una cena, una festa di forme e di colori che il vino ha cercato di innescare e spalleggiare, riuscendoci in modo impeccabile.
Questo per dire che si arriva nel Tortonese per raccontare la rinascita di un vitigno e dietro la porta, giunti in fondo al corridoio, si va a scoprire la stanza dei cimeli, il museo vivente delle tradizioni agricole e, perché no, la ristorazione pirotecnica: non potevamo saperlo prima, dato che Tortona e Derthona non sono in cima alla hit parade delle destinazioni enogastronomiche ed enoturistiche italiane. Possiamo, però, assicurare che abbiamo preso nota, e siamo pronti ad altre avventure a lieto fine.
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Alberto Lupini