Cinquant'anni fa veniva presentato Tignanello 1971, la prima annata di un vino capace di anticipare i suoi tempi. Uscito sul mercato nel 1974, Tignanello è stato pensato e realizzato in cantina cambiando lo stile di vinificazione del Sangiovese, lavorando sulla concentrazione attraverso la barrique, e unendolo al Cabernet. Una rottura degli schemi, quella di Tignanello, divenuta punto di riferimento, che ha dato il via al movimento ormai celebre dei “Super Tuscan” e che ha contribuito all’avvio di quel periodo nominato “Rinascimento” del vino italiano.
Come nasce Tignanello
Frutto della collaborazione tra Giacomo Tachis e il marchese Piero Antinori (e più in generale con la cantina Marchesi Antinori) Tignanello nasce con la prima annata del 1971 da 76.682 viti di antica vigna chiantigiana, detta Tignanello, situata a 390 metri sul livello marino, su un terreno collinoso ricco di Alberese e Galestro. Il vino nasce da una selezione di Sangiovese e Cabernet proveniente dall’omonimo vigneto situato a Tenuta Tignanello, nel cuore del Chianti Classico, su un terreno di 57 ettari esposto a sud-ovest. Nel 2021 sono poi stati acquisiti gli ultimi 20 ettari di terreno mancanti della collina di Tignanello e tre anni dopo comincia l’impianto dell’ultima parte del vigneto nella collina di Tignanello, con barbatelle di Sangiovese, Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc.
La prima annata era composta quasi esclusivamente da uve Sangiovese, affinata in barrique di rovere Tronçais fino al 12 febbraio 1974. È stato infatti concepito come il primo Sangiovese a essere affinato in barrique, il primo vino rosso moderno assemblato con varietà non tradizionali (quali il Cabernet), e tra i primi vini rossi nel Chianti Classico a non usare uve bianche. L’intuizione di casa Antinori fu quella di capire che per creare un vino rosso moderno di altissima qualità in grado di invecchiare nel tempo, il Sangiovese poteva avere un apporto importante utilizzando una piccola quota di Cabernet.
Come Tignanello ha cambiato il mondo del vino
«È un vino - spiega Piero Antinori, presidente onorario di Marchesi Antinori - che ci ha reso consapevoli delle nostre potenzialità che avevamo, quel complesso di inferiorità che noi avevamo da secoli nei confronti dei vini francesi e quindi ci ha reso anche io direi un po’ orgogliosi perché oggi pensiamo di non averlo e altri vini hanno seguito l'esempio del Tignanello. Pensiamo anche così di poter contribuire un po’ al prestigio del made in Italy, cosa che evidentemente prima non era possibile di fare».
Tignanello è stato uno dei primi vini italiani a portare nel nome il vigneto e rappresenta una pietra miliare, un vino capace di rappresentare a pieno lo spirito del “Te Duce Proficio”, motto della famiglia Antinori che significa “Sotto la tua guida io procedo”. L’uscita della prima annata, la 1971, avvenuta nel 1974, provocò una reazione controversa. In un momento in cui le prime Doc stavano facendo capolino nel mondo vitivinicolo, Tignanello fu classificato come Vino Da Tavola: un vino con una qualità e identità superiore ma con una classificazione nominalmente meno nobile. Questa contraddizione destò grande curiosità e contribuì probabilmente anche all’affermazione di Tignanello.
Tignanello è stato uno dei primi vini a essere soprannominato “Super Tuscan” dalla stampa americana, un termine utilizzato per descrivere alcuni vini rossi toscani non convenzionali per l’epoca. Vini di eccezionale qualità che sfuggivano ai disciplinari di produzione attraverso l’utilizzo di varietà non autoctone o metodi di affinamento non previsti. La loro qualità, che non rifletteva la classificazione “Vino da Tavola” e successivamente “Vino Tipico” con cui dovevano uscire, portò alla coniazione del termine “Super Tuscan”.
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Furono proprio i Super Tuscan a mettere in evidenza le potenzialità della viticoltura ed enologia toscana di qualità e a contribuire all’evoluzione dei disciplinari delle Doc, poi Docg. Nel 1984 iniziano una serie di riforme che avrebbero cambiato il disciplinare del Chianti Classico, ammettendo varietà internazionali e riducendo notevolmente la quota di uve bianche. Tignanello ha dato il via a quel movimento di grande impatto culturale, denominato oggi il “Rinascimento” del vino italiano, segnando una svolta per il territorio del Chianti Classico e per il Sangiovese.
Tignanello, un nuovo modo di fare vino
A partire dagli anni Duemila, fu chiaro come Tignanello non fosse solo una vigna, ma un mosaico di piccole vigne disegnate sulle caratteristiche del terreno e delle viti. Dal 2007 in poi, ogni decisione viene presa ragionando per micro-parcelle. È la viticultura di precisione, verso una produzione sempre più responsabile, qualcosa di moderno e antico allo stesso tempo. Dallo stesso anno viene introdotto anche il tavolo di cernita degli acini, prima della vinificazione. Cinque persone per ogni lato, un lavoro che richiede una concentrazione costante ma che permette di garantire che solo i migliori acini vengano scelti. Un processo che nelle annate di maggior sofferenza della vigna può eliminare fino al 30 o 40% dell’uva, eliminando quantità ma garantendo un livello qualitativo altissimo.
A partire dal 2000, sono poi iniziati i lavori negli spazi di vinificazione e affinamento, con una sezione divisa per i diversi vini. A Tignanello e Solaia si destinano cantine di vinificazione e affinamento dedicate con lo scopo di esaltare al massimo le diverse sfumature di ciascun vino e delle varietà che lo compongono, attraverso l’attenzione maniacale per ogni minimo dettaglio. Le prime, completamente rinnovate tra il 2008 e il 2009, sono allestite all’interno dell’antico edificio adiacente Villa Tignanello, mentre nel sottosuolo invece si trovano le cantine dove avvengono gli affinamenti in legno. Oggi, con l’evoluzione dei disciplinari, Tignanello potrebbe essere un Chianti Classico, ma a Marchesi Antinori preferiscono preservare la sua unicità, dedicando al Chianti Classico altre cantine, in modo da valorizzare un vino dal grande valore, anche simbolico.
Tignanello, 50 anni di bellezza
«Tignanello - aggiunge Antinori - per noi è un vino molto speciale, come speciale ovviamente è il vigneto da cui deriva il Tignanello. Oltre alle caratteristiche specifiche di questo vigneto, io ne vorrei aggiungere anche un'altra che è la bellezza del posto. Probabilmente ci sarà anche qualcuno che dirà: “Ma cosa c'entra la bellezza con la qualità del prodotto?” Ed effettivamente non c'è nessuna spiegazione scientifica, però è un fatto che i grandi vini del mondo vengano tutti da zone bellissime». Quindi prosegue: «Da oltre sei secoli la nostra famiglia ha un profondo legame con la città di Firenze, il mondo del vino e l’arte. I 50 anni di Tignanello ci hanno dato l’opportunità per unire e rendere omaggio a questi tre elementi che ci stanno particolarmente a cuore, nel segno del Rinascimento, sia vitivinicolo, che artistico».
Per questo, per celebrare l’anniversario dei 50 anni, Marchesi Antinori ha deciso di affiancare il Comune di Firenze per il restauro di Ponte Vecchio, mentre Palazzo Antinori si anima con l’arte-esperienziale di Felice Limosani. Su commissione della famiglia Antinori, l’artista ha reinterpretato le tecniche tradizionali di pittura paesaggistica e floreale utilizzando l’intelligenza artificiale e software generativi, creando ambientazioni surreali tra il figurativo e l’astratto, esaltando la maestosità della natura. L’opera, visibile sulla facciata e nella corte del palazzo, trasforma le atmosfere del Chianti Classico in paesaggi onirici e giardini incantati. La colonna sonora, composta dai suoni naturali di uccelli, cicale e grilli, evoca una dimensione sensoriale unica e immersiva. L’installazione “Ars una”, inaugurata il 30 maggio in occasione di una serata a Palazzo Antinori, è liberamente visibile dal 31 maggio al 9 giugno, dalle 21.00 alle 24.00.
Tignanello, 50 anni di un grande vino
«A distanza di 50 anni - dice ancora Antinori - Tignanello non finisce mai di sorprendermi, annata dopo annata. Un vino a cui io e la mia famiglia siamo profondamente legati e che rappresenta per noi una sfida mai finita, l’ossessione a migliorarci, a porci sempre in discussione, a trovare margini qualitativi sempre più elevati. Proprio pochi mesi fa abbiamo reimpiantato l’ultima parte del vigneto della collina di Tignanello, e il caso ha voluto che fosse proprio durante questo anniversario».
Per festeggiare i suoi 50 anni, Tignanello e la sua storia si raccontano attraverso una degustazione di 5 annate (1978, 1983, 1997, 2004 e 2013) rappresentative delle 5 decadi a Tenuta Tignanello, un viaggio nei luoghi che gli hanno dato origine con l'accompagnamento di Renzo Cotarella, enologo e ad di Marchesi Antinori. A seguire il pranzo, preceduto da un aperitivo con il Blanc des Blancs Tenuta Monterisa Marchesi Antinori. Durante il pasto sono stati serviti il Pinot Bianco 2023 Tenuta Monteloro Vila Antinori e Tignanello 2020 e fuori menu 2021.
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Alberto Lupini
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