Terre della Baronia di G. Milazzo Vino rivelazione da gustare in salotto
Gran medaglia d’oro all’ultimo Mondial de Bruxelles, il Sicilia Dop Terre della Baronia 2014 meraviglia per la sua armonia tra tannini, acidità e mineralità. Per la sua piacevolezza vorrebbe essere gustato da solo
08 ottobre 2017 | 13:14
Un’azienda storica siciliana a Campobello di Licata (Ag) in un territorio vocato alla vigna a 400 m di quota, antesignana e famosa per gli spumanti metodo Classico, che dal 2011 con l’avvento della figlia del fondatore, Giuseppina Milazzo, e del marito Saverio Lo Leggio, che la ricapitalizzano ma specialmente vi immettono entusiasmo e imprenditorialità, è rivoltata e rilanciata. Ottiene le più importanti certificazioni di qualità e ambientali, adotta in tutto il biologico senza l’utilizzo di prodotti chimici di sintesi, e a dimostrazione della qualità e della piacevolezza dei suoi vini miete i più importanti riconoscimenti nei concorsi internazionali cui partecipa, risultando al Concours Mondial de Bruxelles la cantina italiana o in assoluto più premiata. Stranamente, per loro scelta, non inviano i vini alle guide di settore.
Azienda conosciuta specialmente per i suoi vini bianchi, ma delle 650mila bottiglie prodotte degustiamo un rosso: Terre della Baronia 2014, un Igp Terre Siciliane (in futuro Dop Sicilia), che oltre ad ottenere la Gran medaglia d’oro è risultato il vino rosso rivelazione internazionale nell’ultimo Concorso di Bruxelles. Vigne di Nero d’Avola e in parte di Perricone che crescono in terreni profondi, ricchi di organico, con grande attenzione al controllo vegetazionale e al diradamento dei grappoli, vendemmiate a mano con selezione, macerazione di oltre 24 ore, fermentazione con lieviti selezionati e rimontaggi, affinamento per 24 mesi in barrique usate e in parte in acciaio.
Nel calice colore rosso rubino carico con sfumature porpora. Al naso si apre immediatamente intenso, pulitissimo, con note di frutta rossa fresca e in confettura accompagnate da pepe, caffè, cannella, liquirizia e tanto altro, una piacevolissima eleganza e una molteplice complessità. Al palato meraviglia per la sua armonia tra tannini, acidità e mineralità, una morbidezza che non riesce a sopraffare un corpo possente da grande vino e una freschezza che completa e che invita a bere di nuovo; lunghissimo il finale. Si accompagna ai piatti che prediligono i vini rossi, ma per la sua piacevolezza vorrebbe essere gustato da solo, in salotto, centellinandolo per goderlo goccia a goccia. Sono 35mila bottiglie che allo scaffale si trovano a 16 euro l’una.
Per informazioni: www.milazzovini.com
Giuseppina Milazzo e Saverio Lo Leggio
Azienda conosciuta specialmente per i suoi vini bianchi, ma delle 650mila bottiglie prodotte degustiamo un rosso: Terre della Baronia 2014, un Igp Terre Siciliane (in futuro Dop Sicilia), che oltre ad ottenere la Gran medaglia d’oro è risultato il vino rosso rivelazione internazionale nell’ultimo Concorso di Bruxelles. Vigne di Nero d’Avola e in parte di Perricone che crescono in terreni profondi, ricchi di organico, con grande attenzione al controllo vegetazionale e al diradamento dei grappoli, vendemmiate a mano con selezione, macerazione di oltre 24 ore, fermentazione con lieviti selezionati e rimontaggi, affinamento per 24 mesi in barrique usate e in parte in acciaio.
Nel calice colore rosso rubino carico con sfumature porpora. Al naso si apre immediatamente intenso, pulitissimo, con note di frutta rossa fresca e in confettura accompagnate da pepe, caffè, cannella, liquirizia e tanto altro, una piacevolissima eleganza e una molteplice complessità. Al palato meraviglia per la sua armonia tra tannini, acidità e mineralità, una morbidezza che non riesce a sopraffare un corpo possente da grande vino e una freschezza che completa e che invita a bere di nuovo; lunghissimo il finale. Si accompagna ai piatti che prediligono i vini rossi, ma per la sua piacevolezza vorrebbe essere gustato da solo, in salotto, centellinandolo per goderlo goccia a goccia. Sono 35mila bottiglie che allo scaffale si trovano a 16 euro l’una.
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Alberto Lupini
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