Tenuta Volpare, un sogno biologico diventato realtà
Presentati a Oltrecastello (Povo) i vini della Tenuta Volpare: Trentodoc Dosaggio Zero, Chardonnay e Pinot Nero. Simpatiche le etichette disegnate dalla pittrice di Bilbao Ima Montoya
Sposa bagnata, sposa fortunata recita un vecchio vecchio adagio popolare. In questo caso non di matrimonio si trattava bensì di battesimo. L'acquazzone dell'altra sera, infatti, non ha frenato l'afflusso dei wine lover e dei tanti amici di famiglia accorsi a Oltrecastello (Povo di Trento) per la presentazione dei vini della Tenuta Volpare. Una nuova, splendida realtà che si affaccia nel panorama vitivinicolo del Trentino. Un’azienda agricola che ha abbracciato con entusiasmo la filosofia del biologico all'insegna della sostenibilità e della tutela ambientale.
Povo, Oltrecastello, Borino: terreni fertili grazie ai depositi calcarei dolomitici
Ai piedi del Doss di Sant'Agata (Povo, Oltrecastello, Borino, Cava dei Ronchi) e su quell'altrettanto vasta area compresa tra il Monte Celva, il Cimirlo e la Maranza, i vigneti hanno trovato un terreno fertile grazie alla presenza di depositi calcarei dolomitici risalenti all'ultima glaciazione (20 mila anni fa). Ma non è raro imbattersi in campagna anche in qualche lastra di porfido (proveniente dalla Valle di Cembra) e più raramente in qualche pietra di granito (proveniente probabilmente dalla Val di Sole).
I vigneti della Tenuta Volpare (4 ettari) a Oltrecastello (550-600 metri sul livello del mare) beneficiano delle sostanze organiche presenti in questi terreni, mentre la felice esposizione (Sud-Ovest), il sistema d'impianto a guyot e l’orientamento dei filari permettono di raggiungere una perfetta sanità delle uve.
Esposizione, filari a rittocchino e condizioni pedoclimatiche ideali per le viti
A questa predisposizione naturale del vigneto si aggiungono varie operazioni agronomiche manuali, tutte orientate a migliorare il microclima attorno al grappolo e a renderlo meno attaccabile da malattie fungine, il che consente ai grappoli di raggiungere una maturazione ottimale.
I filari sono disposti a rittocchino, sistema che facilita lo scorrere lungo il pendio della brezza, in particolare l'"ora" del Garda che ogni pomeriggio accarezza con i suoi refoli la collina Est di Trento. L'inerbimento è naturale ed è bandita la chimica nel diserbo e nella concimazione. I soli antiparassitari utilizzati sono naturali a base di rame e zolfo. Fondamentale è anche la pratica del sovescio, per lo più a base di leguminose, che contribuisce a fissare l’azoto aumentando così la fertilità del terreno.
Il supermanager trentino diventato vignaiolo per passione
La cantina della Tenuta Volpare profuma d'antico con le pareti e il pavimento in pietra. E' qui, nel "sancta sanctorum" dell'antica casa padronale del Cinquecento ereditata dalla madre Giulia Manci, che il bocconiano Francesco Ronga, nipote del conte Giannantonio Manci, l'antifascista eroe della resistenza italiana, "a metà del cammin di nostra vita" per usare l'incipit dantesco della Divina Commedia, tre anni fa, ha deciso di lasciare i numerosi incarichi di supermanager in giro per il mondo (Ferrero, De Cecco, Artsana) e di affrontare una nuova avventura dedicando anima e corpo ai vigneti di famiglia.
Un sogno che cullava da tempo e che oggi è realtà grazie ai gioielli che stanno prendendo forma nell'antica cantina oggi dotata delle più moderne tecnologie che consentono al vino di esprimere al meglio il territorio e le caratteristiche varietali. Chardonnay e Pinot Nero sono i due vitigni coltivati nei tre vigneti dell'azienda: alle Volpare, ai Ronchi e alle Novaline. Poche migliaia di bottiglie destinate a crescere nei prossimi anni grazie ai nuovi impianti.
Simpatiche le etichette con la volpe, simbolo della Tenuta, protagonista
Nel corso della presentazione dei vini dell'azienda ho assaggiato lo Spumante Trentodoc Dosaggio Zero, lo Chardonnay 2021 e il Pinot Nero 2019. Tre interpretazioni del "terroir" che il novello vignaiolo Francesco Ronga ha voluto evidenziare con tre simpatiche etichette disegnate da una famosa pittrice di Bilbao, Ima Montoya, che vive tra Londra e Barcellona, amica di famiglia di vecchia data. Conosciuta durante la lunga permanenza in Messico, era stata invitata anche lei, ma purtroppo l'altra sera era a Tunisi per la presentazione di una sua mostra.
Protagonista delle etichette è la volpe, simbolo della Tenuta, ritratta mentre corre (Chardonnay), mentre dorme (Pinot Nero) e mentre balla spensierata imitando le bollicine che danzano nel calice (Trentodoc).
I tre gioielli: un Trentodoc Dosaggio Zero, uno Chardonnay e un Pinot Nero
Il Trentodoc Dosaggio Zero, una cuvée di Pinot Nero (70%) e Chardonnay (30%), si presenta nel calice, dopo 26 mesi di permanenza sui lieviti, con un perlage fine e persistente. Il bouquet e la struttura sono tipici delle bollicine di montagna. Armonico ed elegante, è sicuramente destinato a regalare emozioni anche molti mesi dopo la sboccatura.
Lo Chardonnay 2021, di un bel colore giallo paglierino, floreale (biancospino) con una piacevole nota fruttata (mela, banana, pesca bianca) mi ricorda i vini schietti, sinceri, genuini che rispecchiano ed esaltano il territorio con la sapidità, la mineralità, la freschezza. Morbido ed equilibrato, è sorretto da una struttura importante: 13 gradi.
Il Pinot Nero 2019, affinato per 10 mesi in barrique di rovere francese, si presenta luminoso con un bel colore rubino non eccessivamente carico. Al naso prevale l'amarena, in bocca sprigiona tutta la sua baldanza giovanile che col tempo (e con i tannini più vellutati) stupirà non solo per le note speziate, ma per l'eleganza e la complessità.
I peccaminosi finger food di Paolo Betti, chef del Rifugio Maranza
La presentazione dei vini della Tenuta Volpare è stata allietata in giardino, sotto i gazebo, al riparo dalla pioggia, dai peccaminosi finger food proposti da Paolo Betti, lo chef del Rifugio Maranza, ambasciatore dei Presìdi Slow Food del Trentino: Tartar di salmerino alpino con mele Granny Smith e olio extravergine monovarietale di Casaliva; Segalotto allo speck con cetrioli e rafano; Orzotto mantecato ai porcini con Trentingrana di malga; Canederlotti alle erbette e Puzzone di Moena e schiuma di Casolet; Spiedini di mela e pancetta; Battuta di Grigioalpina e crackers di segale; Arrosticcini di Pecora; Strudel con formaggio dei malghesi del Lagorai e "perattole" selvatiche. Una bontà.
In alto i calici. Prosit.
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Alberto Lupini