“Superiore” a chi? È polemica tra Prosecco Doc e Docg

Il direttore della Doc Luca Giavi respinge però le accuse sul presunto attacco alle Docg Conegliano- Valdobbiadene e Asolo, in merito all’utilizzo della menzione “Superiore”. Bortolomiol: «Il termine è parte del nostro nome». Zamperoni: «Caso mai esistito»

27 luglio 2022 | 05:00
di Davide Bortone

«Parole estrapolate da un’esposizione più ampia». Il Cda del Consorzio di Tutela della Doc Prosecco fa cerchio attorno al direttore Luca Giavi, protagonista negli ultimi giorni di una bufera relativa alla menzione “Superiore” per i Prosecco Docg Conegliano-Valdobbiadene e Asolo. Giavi non avrebbe mai fatto accenno a un utilizzo illegittimo da parte dei produttori dei due Consorzi. Avrebbe piuttosto posto l’attenzione «sul suo corretto utilizzo, secondo quanto stabilito dai relativi disciplinari».

In occasione della riunione odierna, il Consiglio di amministrazione del Consorzio di tutela del Prosecco Doc ha ricordato, compatto, come «la menzione “Superiore” sia riservata esclusivamente alla tipologia spumante delle Docg “Asolo Prosecco” e “Conegliano Valdobbiadene Prosecco”, senza, in alcun modo, voler intendere l’esclusione della possibilità di utilizzo del termine “Superiore” da parte delle due denominazioni». Acqua sul fuoco, insomma.

«Parte integrante del nostro nome»

Elvira Bortolomiol, presidente del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg, taglia corto sulla querelle, senza esprimersi direttamente sulla polemica: «Il termine “Superiore” è parte integrante del nostro nome, essendo previsto da disciplinare ed essendo esplicativo della nostra storia, dell’identità del vino e della sua qualità».

La posizione del Conegliano Valdobbiadene 

Più articolato il commento del Ugo Zamperoni, presidente del Consorzio Asolo Prosecco Docg: «Condivido totalmente l’interpretazione dei fatti esposta dal Consorzio del Prosecco Doc, né d’altro canto ho mai creduto che il suo direttore, uomo di consolidata esperienza, si fosse espresso in maniera difforme rispetto alle previsioni dei disciplinari».

«Per noi - continua Zamperoni - il caso non è mai esistito e auspico che tutta la filiera del Prosecco, nelle sue tre diverse e autonome identità, operi sempre in piena sinergia d’intenti per valorizzare un patrimonio unico nel panorama vitivinicolo italiano».

Ma non è finita... 

Per una questione che si chiude, un'altra si apre. Secondo il Cda del Consorzio Prosecco Doc, presieduto da Stefano Zanette, «rimane auspicabile definire, in modo condiviso, alcuni aspetti della comunicazione delle tre denominazioni, per evitare che, per ragioni diverse, vengano vanificate le azioni di tutela svolte dai Consorzi a favore dei rispettivi sistemi produttivi e dei consumatori».

 

 

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