La sugar Tax è utile alla salute o solo alle casse dello Stato? La risposta arriva dagli Usa
Lo studio ha analizzato l’effetto a Philadelphia, San Francisco, Seattle e Oakland: a fronte di una tassa di un centesimo per oncia di bibita, il consumo totale si è ridotto mediamente di sole 5 calorie al giorno a testa
13 marzo 2021 | 09:33
di James Douglas Hansen
La suguar tax serve davvero?
Obesità: un flagello negli UsaCome per molti altri allarmi simili, il “motore” della preoccupazione sono gli Usa, un paese dove l’obesità è fortemente presente e dove affligge in maniera particolarmente massiccia la popolazione femminile. Secondo i dati ufficiali, il 66,9% delle donne americane è sovrappeso - oppure semplicemente “obeso”.
Zucchero nelle bibite il colpevole
Si è anche identificato il colpevole: lo zucchero, soprattutto quello presente nelle bibite gassate. Di qui la soluzione preferita da quasi tutte le pubbliche amministrazioni: tassarlo, sia per scoraggiarne il consumo, sia per – francamente - tirare su un po’ di soldi per le casse governative.
In Italia Sugar tax a gennaio 2022
Ormai una cinquantina di paesi nel mondo ha deciso di proteggere la salute pubblica dall’obesità attraverso un’imposta sullo zucchero. L’Italia è tra questi, anche se l’entrata in vigore della nuova disposizione è stata rimandata più volte e ora dovrebbe partire da gennaio 2022.
Ma la tassa sullo zucchero funziona?
È emerso però un problema: la soluzione fiscale non sembra funzionare. Anche qui gli Usa sono stati un utile laboratorio. Siccome le imposte anti-zucchero sono state introdotte perlopiù a livello metropolitano nelle grandi città, è relativamente facile misurarne l’impatto. Ora uno studio del Nber-National Bureau of Economic Research americano ha analizzato l’effetto della norma nelle quattro più grandi città dov’è stata applicata: Philadelphia, San Francisco, Seattle e Oakland.
I ricercatori riferiscono che a fronte di una tassa di un centesimo per oncia (28,4 ml) di bibita, il consumo totale si è ridotto mediamente di sole cinque calorie al giorno a testa. Andando per singole città, i dati rilevano che il declino statistico è totalmente dovuto alla riduzione del consumo delle bevande nella sola Philadelphia, mentre «non si riscontra nessun impatto nelle altre tre città».
Resta allora solo il “beneficio” fiscale generato dalla tassa: senonché, in un’altra metropoli americana – Chicago - dove l’imposta era stata prima introdotta e poi ritirata, una sorta di rivolta popolare ha obbligato le autorità ad ammettere che lo scopo della misura era puramente fiscale - per tappare dei buchi nei conti municipali - e che la salute della popolazione non c’entrava. Il pubblico non ha gradito e l’amministrazione cittadina ha trovato prudente lasciar perdere...
Ora, i grassi americani sono ancora grassi. Che ciò non faccia bene alla salute è assodato. Forse, prima o poi, bisognerà cercare un’altra spiegazione per il fenomeno. C’entrerà che, nei “millenni magri” citati sopra, l’umanità ha anche lavorato fino allo sfinimento, mentre oggi buona parte della popolazione è effettivamente sedentaria? Esiste la maniera di tassare la sedentarietà?
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Alberto Lupini