Solfiti nel vino: i consumatori sono sempre più attenti

I solfiti sono additivi utilizzati per conservare e stabilizzare molti alimenti, incluso il vino. Sebbene si generino naturalmente durante la fermentazione, molti produttori li aggiungono per migliorare la conservazione

17 ottobre 2024 | 14:03
di Enrico Rota

L’eccesso di solfiti può alterare le caratteristiche gusto-olfattive del vino e generare un senso di malessere. Molti consumatori attenti agli aspetti salutistici scelgono vini con basso contenuto di anidride solforosa. I solfiti (o anidride solforosa) sono comunemente usati come additivo alimentare con funzione antiossidante, antisettica, stabilizzante e chiarificante, ossia evitano il deterioramento, la produzione di muffe, patogeni e tossine.

I solfiti sono presenti in molti alimenti, per esempio mele, riso, cipolle, cavoli, conserve, frutta secca, insaccati, sughi e succhi di frutta. Nel vino si generano naturalmente durante la fermentazione, più nei vini bianchi e dolci che in quelli rosati, rossi e secchi.

Solfiti nel vino: cosa sono e quali sono i limiti consentiti

L’anidride solforosa a cui prestare attenzione è però quella aggiunta dai produttori per migliorare l’effetto conservante, poiché dosi eccessive possono compromettere le qualità organolettiche del vino e generare malessere. Nei soggetti particolarmente sensibili possono manifestarsi emicrania, nausea, sudorazione e abbassamento della pressione.

Sebbene l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare non sia ancora giunta a dati certi circa la tossicità dei solfiti, il Regolamento (CE) N. 606/2009 stabilisce le quantità massime consentite: 150 mg/l per i vini rossi e 200 mg/l per i vini bianchi e rosati. Per i vini biologici sono consentiti rispettivamente 100 mg/l per i vini rossi e 150 mg/l per i vini bianchi e rosati. Inoltre, se un vino ne contiene più  di10 milligrammi per chilogrammo o per litro, la normativa impone di scrivere “contiene solfiti” sull’etichetta.

Alcuni vini biologici a basso contenuto di solfiti

Fra i produttori vinicoli che hanno abbracciato questa tendenza troviamo Villa Domizia, i cui vini biologici si distinguono per la bassissima quantità di anidride solforosa presente, notevolmente inferiore al valore di 70 mg/l dichiarato in etichetta. Un dato eccezionale se raffrontato ai limiti stabiliti dalla normativa europea.

Mantellassi propone il Morellino di Scansano Docg Il Mago di O3 senza solfiti aggiunti, in cui l’anidride solforosa è sostituita dall’ozono che, tramite un processo di iperossigenazione, blocca l’ossidazione garantendo un’ottima conservazione delle proprietà organolettiche. Tra i vini con pochissimi solfiti troviamo anche il Nebbiolo d’Alba Doc I Lioni di Deltetto, il Primitivo Puglia Igp Biologico di Amastuola e il bianco Lillo Grillo Sicilia Doc Biologico di Caruso & Minini.

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Alberto Lupini


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