La Sicilia è la prima regione italiana per produzione di vini biologici
Il 38% degli ettari vitati nell’isola sono bio. L'Italia con 133 mila ettari rappresenta un quarto delle coltivazioni di uve biologiche del mondo. Un acquirente su due sceglie il vino biologico
La prima regione italiana per vini biologici? La Sicilia. Sull'isola, infatti, circa il 38% degli ettari vitati sono bio. I dati del 2023, tratti dall'osservatorio Wine Monitor di Nomisma (secondo il quale negli ultimi 12 mesi il 52% degli acquirenti abituali di vino in Italia ha preferito optare per un vino bio), parlano di un incremento del 20% nell'ultimo anno. Un trend che supera anche gli ultimi numeri ufficiali, risalenti all'annata 2021, diffusi dalla Regione nel corso del focus “Vini biologici siciliani: primato italiano” al Vinitaly di Verona.
In Sicilia sempre più vini biologici
Una performance enfatizzata dall'assessore regionale all'Agricoltura, Luca Sammartino, che ha ricordato «i notevoli investimenti sul settore del biologico, in cui le nostre aziende sono un'eccellenza a livello europeo» e le «grandi opportunità offerte dai fondi europei», ma anche la «significativa attenzione che sarà rivolta al settore bio nel Piano vitivinicolo regionale di cui la Sicilia si doterà dopo 30 anni». Gaetano Aprile, direttore dell'Istituto regionale vino e olio, ha descritto un fenomeno che vede la Sicilia (con oltre 30mila ettari di bio) staccare la Toscana e le Marche. «Siamo i primi in Italia e non è un caso: l'assessorato e l'Irvo hanno investito molto su questo settore, partendo da un forte radicamento delle aziende siciliane nel settore, per una scelta strategica ma anche per la particolare vocazione del nostro prodotto che si presta con naturalezza alla dimensione del bio».
Quando un vino può dirsi biologico?
Il concetto, nel corso di una degustazione molto apprezzata dai wine lover presenti, è stato ripreso da Gianni Giardina, enologo Irvo, che ha addirittura alzato l'asticella: «Anche i vini siciliani convenzionali hanno dei parametri che rientrano nel regolamento comunitario sul biologico». In particolare, si tratta della presenza di anidride solforosa, che per fregiarsi del riconoscimento bio dev'essere inferiore a 100 milligrammi al litro nei rossi e a 150 milligrammi nei bianchi. E allora la proposta è che «l'assessorato regionale all'Agricoltura si faccia promotore del lancio di un dibattito a livello nazionale per abbassare i limiti dei solfiti per la certificazione biologica».
L'input è stato raccolto da Dario Cartabellotta, direttore generale del dipartimento regionale Agricoltura, fra i primi nella Pubblica amministrazione a credere nel biologico quasi un quarto di secolo fa, che ha ricordato l'impegno dell'assessorato a «fare squadra» con le imprese e gli addetti ai lavori, anche nel settore del biologico, con una grande attenzione «a chi fa le cose sul serio, privilegiando qualità e legame con il territorio». Dall'assessore Sammartino anche il via libera a riprendere e rilanciare il premio regionale sul biologico dopo quasi 15 anni di assenza.
Dalla Sicilia, il traino per i vini bio italiani
Lillo Alaimo Di Loro, presidente di Italia Bio, ha ricordato che «da sola l'Italia con i suoi 133mila ettari di vigneti biologici, rappresenta oltre un quarto della superficie vitata condotta in biologico a livello mondiale. Ma è sicuramente la prima in assoluto in termini di ricchezza del panorama varietale coltivato e di biodiversità in vigneto».
Rilanciando la necessità che in Sicilia si lavori sui distretti biologici, con l'auspicio di «una legge regionale che faccia ordine e dia una spinta al settore». A raccogliere il guanto di sfida è Dino Taschetta, presidente della cantina Colomba Bianca, che in Sicilia è pioniera nel settore da circa 30 anni e oggi si attesta (con 100mila quintali prodotti nel 25% di vigneti bio) fra le più importanti produttrici a livello europeo. «Chi nel nostro Paese non crede nel futuro del vino biologico, vuole mantenersi in una zona di comfort. Alcuni preferiscono indebolire questo asset perché in regioni diverse dalla Sicilia, la produzione bio è più difficile e meno conveniente per motivi microclimatici. Parlare di bio per me è naturale, perché con successo ho colto la sfida più di 30 anni fa. In Sicilia beneficiamo di condizioni ottimali, potremmo auspicare ad una produzione biologica molto più ampia, se non totale».
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Alberto Lupini
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