L'Italia è un forno. Alle temperature altissime, troppo alte per un'estate non ancora entrata nel vivo, c'è da aggiungere una carenza d'acqua mai vista. Non che si tratti di una sorpresa: un inverno così secco non si vedeva da tempo e le scarse precipitazioni, soprattutto nelle zone montuose, hanno lasciato gran parte del Paese priva delle riserve necessarie per la stagione estiva.
A finire nel tritacarne della siccità c'è, per forza di cose, l'agricoltura. Coldiretti ha parlato, tra carenza d'acqua e fenomeni meteorologici estremi (grandine, tempeste, trombe d'aria), di danni quantificabili in tre miliardi di euro a livello nazionale. Stringendo un po' il quadro, la situazione non migliora. Basti pensare che, in assenza di precipitazioni, Lomellina e Pavese rischiano di perdere tra il 60 e l'80% della produzione di riso, per non parlare di tutta l'area del Po. Il Grande fiume è una distesa di sabbia e l'avanzamento del mare, il cosiddetto cuneo salino, è a oltre trenta chilometri, una quota record che rischia di danneggiare pesantemente l'intero ecosistema.
Insomma, un quadro oltremodo drammatico a cui non può sfuggire anche un altro settore strategico per l'Italia, quello del vino.
Vino e siccità: il futuro spaventa
In un contesto così problematico, è bene partire da una nota positiva. La vendemmia è, per certi versi, ancora lontana e questo lascia margini di recupero importanti. Per questo motivo, se da un lato la preoccupazione è estrema, dall'altro i produttori di vino tendono a lasciar spazio a un minimo di ottimismo: nulla è ancora del tutto compromesso. Certo, la situazione è critica e le prossime settimane saranno decisive. Se dal cielo non dovesse arrivare un aiuto, a quel punto ci sarebbe poco da fare. I rischi sono, a oggi, difficilmente calcolabili, ma l'assenza d'acqua potrebbe portare a un'importante riduzione delle rese, a (e questa sembra già una certezza) vendemmie anticipate e in generale a una serie di incognite nella gestione del lavoro.
La preoccupazione delle Langhe
Andrea Ferrero è il direttore del Consorzio Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani. Il Piemonte è una delle regioni maggiormente colpite dalla siccità, ma nonostante tutto i vitigni stanno reggendo l'urto. «Tolti alcuni terreni più sabbiosi o con esposizioni particolari, a oggi stiamo tenendo - ha confermato - Le viti hanno radici profonde, riescono in qualche modo a trovare l'acqua, non sono come il mais. La situazione quindi non è ancora disastrosa e danni tangibili non ce ne sono. Certo, una situazione del genere non l'avevamo mai vista. C'è stata pochissima neve, che ci permetteva di avere scorte per i mesi più secchi. Anche l'altro giorno prevedeva pioggia, ma non se n'è vista. Chiaro, sempre meglio nulla che la grandine, ma dovesse continuare così potrebbe veramente diventare tutto più complicato. Speriamo che qualcosa arrivi».
Come detto, al momento è difficile fare bilanci. Serve pazienza e un pizzico di ottimismo. «È presto per dire come andrà o fare previsioni - ha aggiunto Ferrero - Le vendemmia calde non sono mai il massimo, ma al momento non possiamo dire con certezza se ci saranno cali di produzione o altro. In questi anni a noi il caldo ha portato soltanto benefici: riduzione dei trattamenti e meno malattie nei vigneti».
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«Sarà una stagione impegnativa»
Se il Piemonte boccheggia, la Lombardia non sta di certo meglio. Basti pensare che la regione ha chiesto al Trentino cinque milioni di metri cubi di acqua, da prelevare dai serbatoi di malga Bissina e malga Boazzo, in alta val Daone, da destinare all'agricoltura.
Giovanna Prandini è presidente di Ascovilo, l’Associazione Consorzi Tutela Vini Lombardi Docg, Doc e Igt oltre che produttrice nella sua Perla del Garda, a Lonato. «Sarà sicuramente una stagione molto impegnativa - ha evidenziato - La scarsità d'acqua con cui stiamo facendo i conti quest'anno è veramente senza precedenti. Io stessa guardo con preoccupazione ai miei vigneti e ho salutato con gioia gli 8 millimetri caduti l'altro giorno, un vero e proprio toccasana».
Anche per Prandini non è ancora il tempo di fare bilanci, ma di incrociare le dita e mantenere, almeno per ora, una certa positività. «Auspichiamo tutti possa arrivare un po' di pioggia - ha proseguito - Lugana e Garda Doc consentono l'irrigazione di soccorso, quindi riusciamo ad intervenire per salvare le barbatelle giovani e a dare quanto necessario alla vigna. Con razionalità e buon senso faremo anche i prossimi passi. Sicuramente la preoccupazione c'è ed è tanta, ma credo che le prossime settimane saranno decisive per capire come andrà».
A seconda delle bizze del cielo si potrà programmare il domani. «In base a come si evolverà la situazione decideremo che vendemmie fare, magari optando per produrre un vino più semplice - ha concluso - Di certo c'è che la mancanza d'acqua non ha favorito lo sviluppo ottimale delle foglie. E se il grappolo non matura per il troppo stress, tutto cessa. Io però voglio rimanere speranzosa. Se poi le cose non dovessero cambiare, servirà un intervento opportuno a sostegno di tutta la nostra agricoltura».
Per fortuna c'è l'Adige
A chiudere il trittico della siccità in vigna c'è poi il Veneto, che vive una condizione simile a Piemonte e Lombardia, per quanto riguarda l'impatto della carenza d'acqua sui vigneti. A confermarlo è Christian Marchesini, presidente del Consorzio Valpolicella. «Noi siamo preoccupati, anche perché non ci sono possibilità di mettere in campo misure alternative - ha sottolineato Marchesini - Al momento non siamo ancora in grossa difficoltà, anche perché l'Adige mantiene una buona portata e le falde sono messe discretamente. Se le condizioni attuali permarranno dovremo però fare fronte a produzioni ridotte rispetto al passato. È forse prematuro fare una stima, ma potremmo perdere tra il 10 e il 15%».
La situazione in Valpolicella ricorda due annate già vissute, il 2003 e il 2017. La prima fu caratterizzata da scarsissima piovosità e temperature sopra la media. La seconda invece, a causa del caldo, ma anche di forti grandinate primaverili, fu una delle vendemmie più scarse degli ultimi 70 anni. «Vedremo cosa accadrà nelle prossime settimane - ha precisato il presidente - Di certo sarà una vendemmia molto anticipata. Nelle condizioni attuali inizierà per il noi 3 settembre».
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Alberto Lupini
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