Sì dell'Europa al Prosecco Doc Rosé Sulle tavole 11 milioni di bottiglie
Per le bollicine italiane si apre un mercato in grande espansione in tutto il mondo, che farà da traino al consumo di spumanti rosati anche in Italia. La produzione del 2020 è destinata a quadruplicare . Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, via libera alla vendita da subito; un toccasana per centinaia di produttori italiani
28 ottobre 2020 | 17:51
di Sergio Cotti
Via libera dell'Europa al Prosecco Doc Rosé
La richiesta di modifica al disciplinare di produzione della Dop Prosecco con l’introduzione della nuova tipologia era stata inviata dall’Italia a Bruxelles nel maggio scorso. Il nome deciso dal Consorzio di tutela del Prosecco Doc per il nuovo vino è "Prosecco spumante rosé millesimato". Il Prosecco Doc Rosé si presenta ai nastri di partenza forte di un marchio in grande crescita, senz’altro più all’estero che in Italia: la prospettiva è che possa rappresentare il futuro driver mondiale della tipologia “bollicine rosa”, un segmento per cui si stime una produzione globale nel 2021 di 160 milioni di bottiglie.
Lo spumante rosato condensa in un unico prodotto le potenzialità dei due grandi fenomeni mondiali degli ultimi anni: da una parte gli sparkling, che dal 2002 sono passati da 2 a 3 miliardi di bottiglie consumate nel mondo, e dall’altra i vini rosati, che hanno registrato un incremento di 600 milioni di bottiglie (da 2,2 a 2,8 miliardi). Il Veneto già in epoca "pre-Prosecco rosè" (2019) rappresentava il 78% della produzione nazionale di spumanti rosati, grazie ai precursori della nuova categoria della Doc. A seguire, tra le denominazioni, il Franciacorta rosato (1,8 milioni di bottiglie) e il Trento Doc rosato (1,1 milioni).
La notizia del via libera europeo arriva come una manna per un settore, quello del vino, che nel 2020 perderà almeno il 30% del suo fatturato (pari a 1,2 miliardi di euro) solo per le mancate vendite nel settore della ristorazione. Il disco verde dell’Europa ha messo le ali alla produzione: 80 cantine della denominazione Prosecco Doc hanno iniziato a metà ottobre ad imbottigliare più di 15 milioni di Rosé (destinate comunque ad aumentare in fretta): un affare da 75 milioni di euro, che si aggiunge ai 2 miliardi e mezzo fatturati con la vendita sui mercati nazionali ed esteri di 490 milioni di bottiglie. E questo è solo il primo step dell’avventura del nuovo prodotto, destinato soprattutto ai mercati esteri e in particolare a Stati Uniti e Inghilterra.
Con la vendemmia di quest’anno le cantine stanno programmando per il 2021 la produzione di 45-50 milioni di bottiglie, che potrebbero portare nelle loro casse altri 250 milioni di euro. Le prime bottiglie “targate” 2020 potranno essere stappate già a Capodanno, nonostante i timori per possibili lockdown in Italia e nel mondo, e anche questa rappresenta senz’altro una buona notizia per i produttori italiani.
Giancarlo Moretti Polegato
L’apertura della Doc ai Paesi dell’Unione europea è destinata, secondo Giancarlo Moretti Polegato, presidente di Villa Sandi, a fare da «traino per tutto il comparto, contribuendo così ad aumentarne la quota di mercato anche in Italia, dove stiamo notando un grande interesse da parte della grande distribuzione». L’80% del Prosecco Doc Rosé prodotto da Villa Sandi (come da altre aziende italiane) finisce però all’estero, «e questa notizia – ha aggiunto Moretti Polegato – contribuirà di sicuro a valorizzare di più il rosé, e in particolare proprio il Prosecco, in tutto il mondo. Stiamo parlando di un prodotto di grande qualità, nel quale ho sempre creduto, che troverà spazio di sicuro anche in Francia, dove il consumo complessivo di vini rosati si aggira intorno al 30%».
Oltre due terzi della produzione di Prosecco Rosé di Astoria Vini finisce all’estero, «dove – conferma Filippo Polegato, figlio del titolare Paolo e rappresentante della terza generazione alla guida dell’azienda – ci sono una conoscenza e una diffusione dei vini rosati molto più ampie che in Italia. È un prodotto che aiuterà tutte le aziende ad imporsi nel mercato sia interno che estero, che sta destando molta curiosità, anche se il momento non è dei migliori: i nuovi lockdown di cui si parla in alcuni Paesi europei e la chiusura anticipata di bar e ristoranti in Italia non aiutano, ma le prospettive sono di certo positive».
Filippo Polegato
«Il via libera europeo al disciplinare di produzione del Prosecco Rosé Doc con la modifica da noi richiesta che rende possibile contare sulla nuova tipologia, è un’ottima notizia», ha detto la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova. «L’accoglimento della nostra richiesta – ha aggiunto – sarà traino per l'intero sistema vitivinicolo nazionale che a causa della pandemia ha registrato una contrazione del valore delle vendite all'estero dopo il record fatto segnare lo scorso anno con oltre 6 miliardi di euro e che sta soffrendo in modo evidente anche per gli evidenti problemi che il canale della ristorazione sta affrontando».
«Un vino, il Prosecco, che tutto il mondo ci invidia e che in molti tentano di imitare e contraffare - prosegue Bellanova - Lo dimostra tra gli altri il tentativo di contraffazione che nei mesi scorsi abbiamo stroncato in Veneto in una catena di supermercati grazie all’impegno dell’Ispettorato centrale per la repressione delle frodi. La lotta alla contraffazione a difesa dei nostri prodotti e contro l’usurpazione delle nostre indicazioni geografiche è sempre tra le nostre priorità. Dei 486 milioni di bottiglie prodotte di Prosecco, circa il l'80% prende la via dell'export. Un tassello importante del nostro made in Italy e della nostra forza sui mercati mondiali, che adesso acquista ancora più peso e rilevanza».
Teresa Bellanova
Il Consorzio Prosecco Doc ha confermato che le bollicine rosé potrebbero costituire fino al 15% dei volumi della Doc. «Il Rosé è uno spumante millesimato a base di Glera (85-90%) e Pinot nero (10-15%) – spiega il presidente della Denominazione, Stefano Zanette – Per poterlo chiamare Prosecco Doc Rosé i produttori dovranno attenersi al disciplinare pubblicato lo scorso 11 agosto in Gazzetta Ufficiale». Nell’etichetta comparirà la dicitura “millesimato” insieme all’annata delle uve utilizzate per produrre il vino che si trova nella bottiglia: almeno l’85% di tali uve dovrà essere dell’annata indicata (questo vuol dire “millesimato”).
Tra i requisiti previsti, almeno due mesi di lavorazione in autoclave per la spumantizzazione, con relativo affinamento sui lieviti per dare una maggiore stabilità e longevità al prodotto. Le rese massime sono di 180 quintali per ettaro per la Glera e 135 quintali per il Pinot nero. Il colore è rosa più o meno intenso, brillante e con spuma persistente - e all’olfatto ha un profumo aromatico complesso con richiami a lampone e fragola.
Stefano Zanette
L’aspettativa del Consorzio è che siano bottiglie in aggiunta a quelle di Prosecco Doc che finiscono ogni anno in commercio (circa 490 milioni). I mercati sono, oltre a quello italiano, la Francia, dove esiste una storica cultura del Rosé (il Paese transalpino è il primo produttore mondiale ma anche il primo importatore), il Canada, gli Usa, il nord Europa (Svezia e Finlandia in testa) e i Paesi asiatici, dove il Prosecco Doc fatica a sfondare, mentre il Rosé è particolarmente apprezzato.
Per Coldiretti «l’arrivo della tipologia rosé rappresenta un importante arricchimento per il vino italiano più esportato al mondo, con un valore delle vendite di 533 milioni di euro nei primi sette mesi del 2020 nonostante le difficoltà determinate dal Covid sugli scambi commerciali nazionali e sulle vendite delle ristorazione con lo stop a party e cerimonie».
«Con la nuova offerta il Prosecco – spiega l’associazione in una nota – si prepara a catturare un nuovo mercato che ha avuto negli ultimi anni una interessante crescita anche sui mercati esteri. L’obiettivo è il 10% della produzione, ovvero 50 milioni di bottiglie di prosecco rosé da immettere sul mercato».
Le bollicine più famose al mondo possono ora vantare un ulteriore riconoscimento ufficiale ed incontrare il gusto dei consumatori sempre più attenti all’origine e al saper bere, dopo l’avvenuta iscrizione del sito veneto “Le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene” nella Lista dei Patrimoni Mondiali dell’Unesco lo scorso anno. L’importante novità – continua la Coldiretti – ha un valore da triano per l’intero sistema vitivinicolo nazionale che per la prima volta dopo una crescita ininterrotta di 30 anni registra una contrazione del valore delle vendite all’estero del 3% nel corso dei primi sette mesi del 2020 a causa delle difficoltà registrate dalla ristorazione in tutto il mondo per l’emergenza coronavirus. Un dato preoccupante – conclude la Coldiretti - dopo il record storico di 6,4 miliardi fatto segnare lo scorso anno per le esportazioni di vino Made in Italy nel 2019.
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