Come un fulmine a ciel sereno, ad una settimana esatta dall'Assemblea annuale dei soci arrivano le dichiarazioni, a mezzo lettera inviata a conferitori e dipendenti, di Umberto Callegari, ceo di Terre d'Oltrepò che annuncia, nero su bianco, la costituzione, il prossimo 19 novembre, di Terre d'Oltrepò S.p.A., una nuova entità interamente posseduta dalla cooperativa Terre d'Oltrepò.
Terre d'Oltrepò S.p.A., la svolta
Nella missiva che sta facendo discutere, per l'ennesima volta, il mondo del vino oltrepadano, Callegari sottolinea «che ogni cambiamento può portare con sé domande e preoccupazioni, ma desidero rassicurarvi che questa trasformazione è pensata esclusivamente per il bene della cooperativa, dei suoi soci e dei suoi dipendenti. Non ci sarà alcun impatto negativo su di voi. Le vostre condizioni di lavoro, i vostri ruoli e i vostri diritti rimarranno invariati. Allo stesso modo, i soci continueranno a conferire la propria produzione come sempre, mantenendo la centralità e l'importanza che hanno avuto fino a oggi».
Ma tutti, soci, mondo del vino e politica, si chiedono di questo cambiamento.Callegari, nella lettera spiega le motivazioni: «Abbiamo preso questa decisione per rendere Terre d'Oltrepò più forte, più flessibile e più capace di affrontare le sfide del mercato internazionale. La creazione di TDO S.p.A. ci permetterà di attrarre investimenti esterni, migliorare le nostre strutture senza perdere di vista i nostri valori e il principio mutualistico che ci ha sempre guidato».
Terre d'Oltrepò S.p.A., le rassicurazioni
Questo cambiamento, sicuramente epocale se andrà in porto, sta suscitando perplessità e curiosità nel settore e all'interno della stessa cooperativa, la più grande della Lombardia. «Voglio essere chiaro: Terre d'Oltrepò rimarrà al 100% di proprietà della cooperativa. Questo significa che il controllo resterà sempre nelle mani della nostra comunità. Ogni decisione sarà presa nell'interesse dei soci e dei dipendenti».
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La lettera si rivolge poi ai dipendenti e soci conferitori. «Per voi, soci e collaboratori, non ci sarà alcun cambiamento nelle operazioni quotidiane. Continuerete a lavorare con la stessa dedizione e passione che vi ha contraddistinto finora. La differenza è che, con questa nuova struttura, potremo accedere a risorse che ci consentiranno di investire in progetti di crescita, migliorare la nostra efficienza produttiva e puntare su prodotti di alta qualità come il metodo classico, che rappresentano il futuro della nostra cooperativa. La costituzione di TDO S.p.A. ci permetterà di operare in modo più dinamico e flessibile, mantenendo però il pieno controllo da parte della cooperativa. Questo ci consentirà di consolidare la nostra posizione nei mercati internazionali e garantire un futuro di crescita e stabilità per tutti noi». Umberto Callegari va oltre: «Il cambiamento che stiamo realizzando è pensato per proteggere i nostri interessi comuni e per garantire che Terre d'Oltrepò possa affrontare con successo le sfide del futuro. Insieme, continueremo a costruire una realtà solida, capace di innovare e di valorizzare il nostro territorio».
Terre d'Oltrepò S.p.A., gli interrogativi aperti
Una notizia che ha scosso il mondo del vino oltrepadano e quello delle cooperative, il prossimo 5 novembre è prevista l'assemblea dei soci di Terre d'Oltrepò ma, secondo le indiscrezioni, questo tema non sarà all'ordine del giorno. Secondo molti, stando a quanto si legge anche sui social, decisioni di tale portata meriterebbero un'analisi e uno studio più approfondito al fine di permettere una votazione ponderata trattandosi di scelta che andrà ad incidere inevitabilmente sul territorio e su tutti quei soggetti che, direttamente o indirettamente, operano nel settore.
Tra i perplessi c'è ad esempio l'ex ministro all'agricoltura e attuale vicepresidente del Senato, il pavese Gian Marco Centinaio che trova che «qualcosa che non mi torna» in questa operazione come si legge sul suo profilo social. Da tempo Centinaio è però notoriamente contrario alla nuova linea della cooperativa. Nel frattempo arriva anche la notizia che altri due consiglieri di amministrazione hanno rassegnato le proprie dimissioni, si tratta di Giuditta Brandolini e Massimo Crevani (le motivazioni non sono state rese note) che si vanno ad aggiungere agli altri quattro per un totale di sei dimissioni dall'inizio del mandato. L'assemblea del 5 novembre dovrà, quindi, ratificare la cooptazione dei nuovi consiglieri, ma soprattutto dovrà approvare il bilancio societario chiuso il 30 giugno 2024. In molti si chiedono se l'appuntamento di martedì prossimo possa essere l'occasione per spiegare “vis à vis” il nuovo futuro societario.
Terre d'Oltrepò S.p.A., quale futuro?
Detto questo, la lettera firmata dal Ceo Callegari non solo movimenta il tessuto vitivinicolo oltrepadano, ma fa discutere anche il mondo cooperativo. Giovanni Carrara, presidente di Confcooperative Milano e dei Navigli, in una nota esprime ad esempio «forte preoccupazione per le recenti decisioni che coinvolgono la cooperativa Terre d'Oltrepò. La cooperazione deve agire come strumento a sostegno dei viticoltori, delle loro imprese e del loro reddito. Oggi, alla luce dei fatti, non sappiamo se accadrà. Riteniamo che il piano di costituire una Spa, seppur controllata dalla cooperativa, debba essere portato avanti nel pieno consenso e consapevolezza della base sociale. Il tema sta nel proteggere il valore dell'impresa cooperativa e il lavoro dei viticoltori dell'Oltrepò Pavese».
Secondo Confcooperative i soci «devono poter comprendere a fondo gli obiettivi della nuova Spa, gli asset trasferiti e il loro valore, certificato da una perizia giurata ascrivibile, sia civilmente che idealmente, alla proprietà di tutti i soci. Oltre agli aspetti burocratici e amministrativi, vi è una dimensione strategica e di governance cruciale per la filiera vitivinicola lombarda, che Confcooperative ha finora tutelato con la sua rigorosa attività di rappresentanza, vigilanza e controllo». «Non vogliamo entrare nel merito delle strategie aziendali della cantina di costituire una Spa, di questo si sta occupando Fondosviluppo Spa socio sovventore di nostra espressione, tuttavia - ha ribadito Carrara - non possiamo non lanciare un segnale di allerta, condivisa anche da altri stakeholder, guardando alle crescenti tensioni imprenditoriali, economiche e mediatiche, frutto delle note e complesse vicende della cantina, dalle indagini giudiziarie ai repentini cambi di governance e di strategia, fino a quest'ultimo progetto».
Terre d'Oltrepo' replica a Confcooperative: giudizi inopportuni e dannosi
La presa di posizione, probabilmente un po' intempestiva e "politica" ha spinto Terre d'Oltrepo' a rispondere con un comunicato molto dettagliato in cui esprime sorpresa e rammarico per il comunicato, giudicato non solo inopportuno ma anche dannoso. Questo intervento pubblico, basato su informazioni frammentarie, per la cantina pavese rischia di alimentare polemiche sterili e infondate proprio in un momento cruciale per il nostro progetto di rilancio.
Occorre chiarire che il piano in corso non prevede una trasformazione di Terre d’Oltrepò in una S.p.A. autonoma, ma in una cooperativa gerarchica con una S.p.A. controllata interamente dalla cooperativa stessa, come chiarito. Questa struttura è stata progettata - secondo Terre d'Oltrepo' - per consentire alla cooperativa di accedere a nuovi fondi e attrarre partner strategici in linea con i nostri obiettivi di filiera, mirati a rafforzare e ristrutturare l’azienda. Tale riorganizzazione punta a garantire stabilità e sostenibilità economica, proteggendo sempre gli interessi dei nostri soci.
Lo stesso Umberto Callegari, CEO di Terre d’Oltrepò, ha commentato così la situazione: «Trovo sorprendente e irrispettoso che Confcooperative abbia scelto di diffondere un comunicato senza aver prima cercato chiarimenti, basandosi unicamente su fonti giornalistiche e non ufficiali. Questo atteggiamento vanifica il lavoro metodico, appassionato e impegnativo che portiamo avanti da oltre un anno, con il solo scopo di tutelare i soci e la cooperazione lombarda. Incredibilmente fuori luogo anche il richiamo a tensioni mediatiche passate, dalle quali la nostra dirigenza ha sempre preso le distanze. Mi chiedo piuttosto quale sia stato il ruolo di Confcooperative in quel passato e cosa intenda ottenere ora con un’azione così sconsiderata.»
Per evitare malintesi, va ricordato che Terre d’Oltrepò, come cooperativa per azioni, è soggetta – ai sensi dell’art. 2519 del Codice Civile – alle norme delle società per azioni, con deroghe specifiche per le cooperative. Il Codice Civile afferma che, per le S.p.A., l’unico organo legittimato a gestire l’impresa è il Consiglio di Amministrazione, e non l’assemblea dei soci. Anche qualora uno statuto prevedesse (e non è il caso di Terre d’Oltrepò) l’autorizzazione assembleare per specifici atti, la responsabilità della decisione rimarrebbe comunque solo agli amministratori.
Terre d’Oltrepò, tuttavia, riconosce il valore di un passaggio assembleare per fornire ai soci aggiornamenti trasparenti sull’andamento aziendale, anche se tale consulto non è vincolante per le decisioni operative, in linea con il nostro impegno per la trasparenza.
Con questa comunicazione, Terre d’Oltrepò riafferma la propria dedizione verso la trasparenza, la partecipazione e la valorizzazione degli interessi dei soci, che sono e restano al centro delle nostre scelte e del nostro percorso di crescita. Allo stesso tempo la cantina auspica che Confcooperative chiarisca pubblicamente la reale natura e trasparenza del nostro lavoro, per tutelare la reputazione dei collaboratori impegnati nel progetto e per mitigare, almeno in parte, il grave danno di immagine subito.
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Alberto Lupini
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