Ruffino, storia e tradizione Toscana Il Pinot Grigio? Una scommessa vinta
19 febbraio 2016 | 15:45
Ruffino, la casa vinicola fondata nel 1877 a Pontassieve (Fi), annovera fra i suoi vini sia etichette prestigiose che hanno fatto la storia dell’enologia italiana, come Riserva Ducale Oro, il Chianti, il Brunello di Montalcino Greppone Mazzi, sia vini dal timbro più moderno dal supertuscan Modus a bianchi come Libaio Chardonnay e La Solatia Pinot Grigio fino a selezioni fuori Toscana come il Prosecco, che vengono apprezzati, riconosciuti e degustati in numerosi paesi del mondo. La perfetta compatibilità dei vini Ruffino con i piatti gourmet è stata dimostrata in occasione di un pranzo al Mandarin Oriental, Milan con l'executive chef Antonio Guida.
Il 2015 di Ruffino si è chiuso in positivo con un +13% di fatturato e con degli ottimi risultati sia sul mercato italiano che su quello estero, in particolare negli Stati Uniti, dove è stato superato il milione di casse vendute ed è stata rafforzata la leadership assoluta nel segmento del “luxury wines”.
«Abbiamo chiuso positivamente l’anno - commenta Sandro Sartor (nella prima foto in basso), amministratore delegato Ruffino - un anno che è stato difficile perché il contesto internazionale non è facile, lo si legge sui giornali quasi tutti i giorni. Abbiamo chiuso con un fatturato cresciuto del 13%, il volume del 10%, con delle performance notevoli in tanti posti nel mondo. Partendo dall’Italia, siamo cresciuti del 10% sul mercato nazionale. Dopo anni difficili, credo questo sia il momento in cui si inizia a vedere un miglioramento. Anche altri nostri colleghi o competitor vivono la nostra stessa situazione, pare che ci sia una ripresa. Il mercato americano continua a crescere, le difficoltà ci sono invece sul mercato asiatico, e in quello dell’est Europa, dove, malgrado la situazione, stiamo andando bene. Sono stato la scorsa settimana in Russia e in Ucraina e, con tutto quello che sta succedendo, il nostro prodotto si sa difendere bene: è una bellissima prova di forza».
Oggi, a più di 135 anni dalla sua fondazione e oltre 85 dalla prima annata di Riserva Ducale, Ruffino continua ad esprimere attraverso ogni bottiglia prodotta, la storia e la tradizione della Toscana.
«Lavorando in Ruffino da tanti anni - dichiara Gabriele Tacconi (nella foto in basso), enologo Ruffino - sono 18 anni che seguo la produzione enologica di Ruffino, posso dirvi innanzitutto che l’annata 2015 riserverà notevoli sorprese, perché è stata un’annata molto bella. Considerando che sono 18 anni che sono qui a Ruffino, contando altre 4 annate viste quando sono entrato in azienda, in 22 anni non ricordo un’annata che avesse tutte queste particolarità di struttura, colore, frutto, possibilità di raccolta quando lo si vuole, come l’annata 2015. Quindi la Toscana 2015 è una grandissima annata. Venendo ai nostri vini, ai vini Ruffino, abbiamo assaggiato all’inizio il Prosecco - ovviamente non propriamente un Prosecco, che tradizionalmente viene dal Veneto - perché il Prosecco in Ruffino ha una lontanissima tradizione: è dagli anni ’60 che Ruffino è protagonista nei vini bianchi, prima con gli Orvieti negli anni ’60, poi negli anni ’90 con il Pinot Grigio e negli anni 2000 con il Prosecco. Quindi il Prosecco è un vino bianco che Ruffino ha voluto far suo; curandone selezione e valutazione, seguendone la produzione, siamo abbastanza forti nel proporre un vino molto di tendenza, con una caratteristica molto particolare, quella di essere bevibile».
«Stiamo abbinando vini a cibo - continua Tacconi - vini che hanno come caratteristica, com’è per il Sangiovese, quella della bevibilità; un vino deve essere soprattutto bevibile, e il Prosecco lo è per antonomasia, insieme ad altri vini, il Sangiovese lo è, come anche altre tipologie; quindi fondamentali sono la bevibilità e l’abbinabilità al cibo. Il secondo vino che ho proposto oggi è il Pinot Grigio: è toscano, una varietà che non conta molti produttori nella zona, ed è stato difficile per me, da enologo, riservare un pezzo di terra a Monteriggioni, nella tenuta della Solapia, dove per di più vengono prodotti rossi come il Chianti Superiore, per un Pinot Grigio, visto che sono terre più adatte al rosso».
«È stato possibile - aggiunge Tacconi - e con Sandro abbiamo visto i risultati, perché questo vino esisteva già in questa zona, l’abbiamo ulteriormente valorizzato: è un vino di nicchia, di piccola produzione, ne produciamo infatti poche bottiglie, ma ha un suo significato, è molto particolare, è un vino che ha struttura, grasso, alcol, quindi non un Pinot Grigio Collio, ma Toscano, del centro della Toscana. Ci tenevamo a valorizzarlo, perché il territorio, fertile, dà molto al Pinot Grigio. Chiaramente per produrlo abbiamo tolto parte di terre ai rossi, ma per una buona causa. Passando poi alla triade di rossi, parto da quello che può dirsi il simbolo di Ruffino, che sta lavorando con il Chianti Classico dal 1927. Ruffino ha sempre creduto in un vino che valorizzasse il territorio, e quindi, dall’inizio del ‘900 ha sempre lavorato con le uve Sangiovese».
«La Gran Selezione che stiamo bevendo - conclude Tacconi - è di annata 2011, un’annata calda, molto imponente e interessante. Gran Selezione, al di là delle strategie, al di là del nome, significa 100% di proprietà: quando bevete un vino Gran Selezione state bevendo un vino che è 100% uve di proprietà. Conoscete i vini, andando a leggere le retro etichette, troverete “imbottigliato all’origine”, “dalle proprie vigne”: in quest’ottica le parole Gran Selezione significano 100% vigne di proprietà, significano livello qualitativo, indicano il passaggio da una selezione in approvazione, quello che abbiamo è infatti un vino Docg, selezionato da una commissione delicata: io che faccio parte, insieme ad altri degustatori, delle commissioni di approvazione, approvo una Gran selezione da intendersi come vino a sé, è il top della gamma del Chianti Classico».
Ruffino
Piazzale Ruffino 1 - 50065 Pontassieve (Fi)
Tel 055 83605
www.ruffino.com
info@ruffino.it
Foto servizio e gallery: Giulio Ziletti
Il 2015 di Ruffino si è chiuso in positivo con un +13% di fatturato e con degli ottimi risultati sia sul mercato italiano che su quello estero, in particolare negli Stati Uniti, dove è stato superato il milione di casse vendute ed è stata rafforzata la leadership assoluta nel segmento del “luxury wines”.
«Abbiamo chiuso positivamente l’anno - commenta Sandro Sartor (nella prima foto in basso), amministratore delegato Ruffino - un anno che è stato difficile perché il contesto internazionale non è facile, lo si legge sui giornali quasi tutti i giorni. Abbiamo chiuso con un fatturato cresciuto del 13%, il volume del 10%, con delle performance notevoli in tanti posti nel mondo. Partendo dall’Italia, siamo cresciuti del 10% sul mercato nazionale. Dopo anni difficili, credo questo sia il momento in cui si inizia a vedere un miglioramento. Anche altri nostri colleghi o competitor vivono la nostra stessa situazione, pare che ci sia una ripresa. Il mercato americano continua a crescere, le difficoltà ci sono invece sul mercato asiatico, e in quello dell’est Europa, dove, malgrado la situazione, stiamo andando bene. Sono stato la scorsa settimana in Russia e in Ucraina e, con tutto quello che sta succedendo, il nostro prodotto si sa difendere bene: è una bellissima prova di forza».
Oggi, a più di 135 anni dalla sua fondazione e oltre 85 dalla prima annata di Riserva Ducale, Ruffino continua ad esprimere attraverso ogni bottiglia prodotta, la storia e la tradizione della Toscana.
«Lavorando in Ruffino da tanti anni - dichiara Gabriele Tacconi (nella foto in basso), enologo Ruffino - sono 18 anni che seguo la produzione enologica di Ruffino, posso dirvi innanzitutto che l’annata 2015 riserverà notevoli sorprese, perché è stata un’annata molto bella. Considerando che sono 18 anni che sono qui a Ruffino, contando altre 4 annate viste quando sono entrato in azienda, in 22 anni non ricordo un’annata che avesse tutte queste particolarità di struttura, colore, frutto, possibilità di raccolta quando lo si vuole, come l’annata 2015. Quindi la Toscana 2015 è una grandissima annata. Venendo ai nostri vini, ai vini Ruffino, abbiamo assaggiato all’inizio il Prosecco - ovviamente non propriamente un Prosecco, che tradizionalmente viene dal Veneto - perché il Prosecco in Ruffino ha una lontanissima tradizione: è dagli anni ’60 che Ruffino è protagonista nei vini bianchi, prima con gli Orvieti negli anni ’60, poi negli anni ’90 con il Pinot Grigio e negli anni 2000 con il Prosecco. Quindi il Prosecco è un vino bianco che Ruffino ha voluto far suo; curandone selezione e valutazione, seguendone la produzione, siamo abbastanza forti nel proporre un vino molto di tendenza, con una caratteristica molto particolare, quella di essere bevibile».
«Stiamo abbinando vini a cibo - continua Tacconi - vini che hanno come caratteristica, com’è per il Sangiovese, quella della bevibilità; un vino deve essere soprattutto bevibile, e il Prosecco lo è per antonomasia, insieme ad altri vini, il Sangiovese lo è, come anche altre tipologie; quindi fondamentali sono la bevibilità e l’abbinabilità al cibo. Il secondo vino che ho proposto oggi è il Pinot Grigio: è toscano, una varietà che non conta molti produttori nella zona, ed è stato difficile per me, da enologo, riservare un pezzo di terra a Monteriggioni, nella tenuta della Solapia, dove per di più vengono prodotti rossi come il Chianti Superiore, per un Pinot Grigio, visto che sono terre più adatte al rosso».
«È stato possibile - aggiunge Tacconi - e con Sandro abbiamo visto i risultati, perché questo vino esisteva già in questa zona, l’abbiamo ulteriormente valorizzato: è un vino di nicchia, di piccola produzione, ne produciamo infatti poche bottiglie, ma ha un suo significato, è molto particolare, è un vino che ha struttura, grasso, alcol, quindi non un Pinot Grigio Collio, ma Toscano, del centro della Toscana. Ci tenevamo a valorizzarlo, perché il territorio, fertile, dà molto al Pinot Grigio. Chiaramente per produrlo abbiamo tolto parte di terre ai rossi, ma per una buona causa. Passando poi alla triade di rossi, parto da quello che può dirsi il simbolo di Ruffino, che sta lavorando con il Chianti Classico dal 1927. Ruffino ha sempre creduto in un vino che valorizzasse il territorio, e quindi, dall’inizio del ‘900 ha sempre lavorato con le uve Sangiovese».
«La Gran Selezione che stiamo bevendo - conclude Tacconi - è di annata 2011, un’annata calda, molto imponente e interessante. Gran Selezione, al di là delle strategie, al di là del nome, significa 100% di proprietà: quando bevete un vino Gran Selezione state bevendo un vino che è 100% uve di proprietà. Conoscete i vini, andando a leggere le retro etichette, troverete “imbottigliato all’origine”, “dalle proprie vigne”: in quest’ottica le parole Gran Selezione significano 100% vigne di proprietà, significano livello qualitativo, indicano il passaggio da una selezione in approvazione, quello che abbiamo è infatti un vino Docg, selezionato da una commissione delicata: io che faccio parte, insieme ad altri degustatori, delle commissioni di approvazione, approvo una Gran selezione da intendersi come vino a sé, è il top della gamma del Chianti Classico».
Ruffino
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Alberto Lupini
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