Il rito del caffè italiano verso l’Unesco. Tutti uniti sulla candidatura

Le delegazioni, nazionale e partenopea, hanno trovato un accordo come auspicato dalla Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco ed ora si procede a passi spediti verso il riconoscimento nel 2022

17 giugno 2021 | 12:43
Il 2022 potrebbe portare, finalmente, il riconoscimento Unesco del caffè espresso italiano tra rito, arte, socialità e letteratura. Le delegazioni, nazionale e partenopea, hanno trovato un accordo come auspicato dalla Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco e ora si procede a passi spediti.



Insieme per una candidatura unica del caffè espresso italiano

Si è tenuta a Roma al Ministero per le politiche agricole, alimentari e forestali l’incontro tra la delegazione del dossier di candidatura del rito del caffè espresso italiano e quella della cultura del caffè napoletano tra rito e socialità.

Il presidente del Gruppo di lavoro Unesco del Mipaaf, Giuseppe Ambrosio era stato incaricato a marzo dalla Commissione Italiana Unesco di dare corso ad una trattativa tra le due parti per addivenire ad un unico dossier di candidatura del caffè espresso con l’obiettivo di presentare a marzo del prossimo anno «una candidatura più solida e rappresentativa del panorama culturale italiano, in modo da evidenziarne ulteriormente gli elementi rituali, conviviali e di socialità».

Una candidatura che rappresenta tutti gli italiani

«Da alcuni mesi abbiamo avviato un dialogo con la Regione Campania, che ha promosso la candidatura del rito del caffè napoletano, anche grazie all’importante ed efficace mediazione del Ministero per le politiche agricole – spiega Giorgio Caballini di Sassoferrato, presidente del Consorzio di tutela del caffè espresso italiano tradizionale, nato con lo scopo di promuovere la candidatura nazionale – Questo ci ha permesso di collaborare ottenendo il risultato che tutti auspicavamo: presentare a marzo 2022 una candidatura che rappresenti tutti gli italiani».

Si dice soddisfatto, il Presidente Caballini, «del lavoro sin qui svolto da entrambe le delegazioni che hanno saputo far vedere che gli italiani sanno fare squadra per salvaguardare la nostra cultura, il nostro rito quotidiano di bere un espresso al bar, la socialità che questo rito comporta e che ci è riconosciuto e ci identifica in tutto il mondo con orgoglio».

Usi e costumi che vanno tutelati

Anche il responsabile della Comunità del Rito (arte) del caffè espresso italiano, Luigi Morello, si dice compiaciuto di quanto è avvenuto in questi mesi «perché abbiamo lavorato nella massima trasparenza, correttezza e spirito di collaborazione» aggiungendo che «la candidatura vuole rappresentare tutti gli italiani. Le nostre radici, i nostri usi e costumi, seppur diversi nel nostro paese, vanno tutelati e promossi, così come la nostra cultura ultracentenaria del caffè espresso, affinchè venga riconosciuto agli italiani ciò che spetta loro di diritto».

Un buon espresso: la “normalità” che dà felicità

I referenti scientifici dei due dossier sono già all’opera per presentare a settembre di quest’anno un dossier condiviso. I bar e i ristoranti da pochi giorni hanno ripreso l’attività facendo percepire un ritorno alla normalità. Perché dopo questo lungo periodo di impedimenti causati dall’emergenza sanitaria abbiamo bisogno di riprenderci la nostra normalità fatta anche di un buon espresso italiano al bar, rito democratico e inclusivo, in ogni città e borgo della nostra bella Italia.


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Alberto Lupini


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