Rinnovato l'antico rito pasquale del "Vino Santo" del Trentino
Il nettare dei nettari, nasce nella Valle dei Laghi dal vitigno autoctono Nosiola. Le uve riposano sulle "arèle" per 6 mesi. È commercializzato dopo l'affinamento di otto-dieci anni in piccole botticelle di rovere
11 aprile 2020 | 09:00
di Giuseppe Casagrande
Il Vino Santo Trentino è un vino speciale: non un bene effimero, ma un elemento fondante della storia e della cultura della Valle dei Laghi e delle sue comunità. Un assaggio di Vino Santo è come un viaggio nel tempo, che riporta alla luce ricordi e memorie dell’immaginario individuale e collettivo.
Il Rito della Spremitura è il momento simbolicamente più importante di questa storia secolare: tradizionalmente svolto in occasione della Settimana Santa, segna il passaggio dalla fase di appassimento dei migliori grappoli di Nosiola raccolti in Valle dei Laghi alla lunghissima fase di maturazione di questo nettare. Quest’anno, a causa delle norme imposte dall’emergenza coronavirus, il Rito della Spremitura non si è potuto svolgere nella sua forma pubblica. Ma i Vignaioli del Vino Santo non si sono dati per vinti e hanno organizzato diversi piccoli riti, in forma privata, all’interno delle singole aziende, o – dove possibile, come a Santa Massenza – tra dirimpettai a ridosso delle stesse cantine.
Così Giuseppe Pedrotti (Azienda agricola Gino Pedrotti), Marco, Stefano e Arrigo Pisoni (Azienda agricola Pisoni), Graziano e Gianpaolo Poli (Azienda agricola Giovanni Poli), Enzo Poli (Azienda agricola Maxentia) e Alessandro Poli (Azienda agricola Francesco Poli) hanno deciso di condividere anche quest’anno un rito che li tiene uniti, pur distanti, nella volontà di portare avanti la tradizione del Vino Santo Trentino, di generazione in generazione, come ormai avviene da più di cinquecento anni.
La Nosiola è il più antico vitigno autoctono a bacca bianca del Trentino. È coltivata principalmente nei vigneti della Valle dei Laghi che fanno da corona a Castel Toblino e Santa Massenza, vigneti che beneficiano dell'influenza dell’Ora del Garda, il vento tipico di questo angolo di paradiso ribattezzato, per il clima mite, la "Piccola Nizza" del Trentino. Questo storico vitigno dà origine ad un vino dal colore giallo paglierino con riflessi verdognoli, profumo fruttato e delicato con leggere sfumature floreali, gusto secco, piacevolmente sapido ed armonico, con retrogusto leggermente ammandorlato. Le sue uve, se messe ad appassire sui graticci, le famose "arèle", per almeno sei mesi, da ottobre fino ad aprile quando durante la Settimana Santa avviene la torchiatura, danno vita all'esclusivo Vino Santo Trentino Doc, il nettare dei nettari. Poche migliaia di bottiglie che vengono commercializzate dopo un affinamento di otto-dieci anni in piccole botticelle di rovere. Durante l'appassimento le uve vengono attaccate da una muffa nobile (la Botrytis cinerea) che esaltano le qualità organolettiche di questo vino.
Colore ambrato, bouquet intenso di frutta secca (fichi, uva sultanina, datteri), il Vino Santo Trentino in bocca esprime tutta la sua nobiltà. Vino da meditazione per antonomasia, regala emozioni dal primo all'ultimo sorso. Nella tradizione popolare è da sempre considerato un nettare dalle proprietà corroboranti. Ideale per accompagnare dolci secchi a base di mandorle, non disdegna abbinamenti più audaci come, ad esempio (lo suggeriscono molti buongustai), il matrimonio d'amorosi sensi con i formaggi erborinati. Connubio peccaminoso e afrodisiaco.
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