Si intitola "Piccoli chimici" l'inchiesta Report andata in scena ieri sera su Rai 3. Un attacco a tutto tondo, senza confini, al mondo del vino italiano, in particolare ad enologi, enotecnici ed imbottigliatori, descritti piuttosto genericamente come manipolatori di uve non sane, trasformate in vino grazie al solo ricorso alla chimica. La reazione da parte delle maggiori associazioni del settore non si è fatta attendere. «L'inchiesta di Report sul vino in onda ieri sera - commenta Lamberto Frescobaldi, presidente di Unione italiana vini (Uiv) - è un'occasione di servizio pubblico mancata per la testata della Rai. Siamo fermamente convinti che un giornalismo libero sia necessario per la crescita del sistema Paese e dei suoi asset, ma in questo caso si è clamorosamente mancato l’obiettivo».
Frescobaldi, al timone di un gruppo che fattura oltre 150 milioni annui, tra i primi 15 produttori italiani di vino, è tra gli intervistati. Smorfie e spezzoni della chiacchierata con l'inviato Rai sembrano montati ad arte per sostenere la tesi dell'inchiesta. «Se da una parte Report ha giustamente rilevato, come fatto in precedenza da Uiv, alcune attività non consentite dalla legge come il commercio di uva da tavola per fare il vino - continua Frescobaldi - dall’altra ha pedissequamente confuso pratiche perfettamente legali con altre illegali, additivi chimici con prodotti dell’uva consentiti. È poi imbarazzante affidare la narrazione a un sedicente "esperto di vino", lui sì "piccolo chimico", con considerazioni da Bar Sport che non rendono onore alla trasmissione». Il riferimento è a Francesco Grossi, descritto nel servizio come «un produttore che ha deciso di fare il vino puntando tutto sulla qualità dell'uva, senza arricchimento né trattamenti».
Cotarella, Assoenologi: «Più forti di certe critiche»
Sempre secondo Frescobaldi, «Report ha fatto di un'erba un fascio lasciando intendere che il settore sia pervaso dal marcio, anziché evidenziare e circostanziare le zone d'ombra si è scelta la strada del qualunquismo. E questo fa male sia ai consumatori che a un asset in grado di rendere 7,5 miliardi di euro all’anno di bilancia commerciale con l’estero e dare lavoro a quasi un milione di persone». Alle dichiarazioni del presidente di Unione italiana vini fanno eco quelle di Riccardo Cotarella, presidente di Assoenologi, l'associazione che raggruppa gli enologi ed enotecnici italiani.
«La trasmissione di ieri sera - commenta a Italia a Tavola - non mi ha sorpreso più di tanto. Se si fosse concentrato su patate, fagioli o pomodori non avrebbe riscosso lo stesso clamore. Il vino è cultura, amore e passione italica e, per questo, attira l'attenzione. È più forte di certe critiche e le supererà alla grande».
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Alberto Lupini
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