Mal comune mezzo gaudio, dice il proverbio. Ma se il “mal comune” è da dividere in tre, e il terzo gode, chi mastica amaro storce ancora di più il naso. Giri di parole utili a descrivere il momento di pausa del Prosecco Doc e del Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene Docg, che nel 2023 hanno registrato una battuta d’arresto prevedibile, ma non per questo da sottovalutare. Anche perché è tutt’altra storia quella dell’Asolo Prosecco, piccolo diamante sempre più scintillante del "Sistema Prosecco", che vola anche quest’anno. Segnando, addirittura, un altro record storico di (quasi) 27 milioni di bottiglie.
Prosecco(s): chi sale e chi scende e lo "scippo" in Gdo
Un aumento a doppia cifra - l’ennesimo - che finisce per pareggiare la stangata dei mercati al Prosecco Doc, che nel 2023 ha perso circa 26 milioni di bottiglie rispetto al 2022 (612 contro 638 milioni). Conegliano Valdobbiadene, prima tra le denominazioni “prosecchiste” a presentare il proprio Rapporto Economico annuale, perde invece il 10% delle vendite sullo scorso anno. Ovvero 10 milioni di bottiglie (poco più di 100 milioni quelle del 2022). È dunque scoppiata la bolla dei Prosecco(s)? Gli amanti dei numeri diranno - a buona ragione - che si tratta di un decremento fisiologico, considerata la congiuntura internazionale. Ma allora perché Asolo cresce, mentre gli altri arrancano?
Contrazioni simili vengono assorbite solo grazie all’ingente volume produttivo, che aiuta ad assorbire (almeno in parte) il contraccolpo. Considerarle un semplice sberleffo, però, sarebbe un errore madornale. Altro capitolo è quello della “crescita in valore” dichiarata sia dal Prosecco Doc, sia dal Conegliano Valdobbiadene Superiore Docg. Ma quanto incide, su questi dati, l’aumento dei costi di produzione, che si sono riversati in gran parte su un consequenziale aumento dei listini e, dunque, del “valore” delle denominazioni? Bisogna, insomma, andare a sondare in profondità le ragioni degli incrementi valoriali.
Ragioniamo, per esempio, su quanto accaduto nella grande distribuzione. L’aumento della battuta media dei “Prosecchi” ha lasciato un vuoto a scaffale, colmato da spumanti generici (Vsq) e denominazioni meno note, che hanno per certi approfittato della congiuntura per guadagnarsi posizioni di più agile “presa” nel layout della Gdo. Quasi uno "scippo". La pressione promozionale, in questo preciso contesto e frangente del 2023, ha giocato un ruolo ancora più fondamentale nelle dinamiche di vendita del vino al supermercato.
Asolo Prosecco in ascesa inarrestabile
Ma allora come si spiega la crescita dell’Asolo? Nessuno può saperlo meglio di Ugo Zamperoni. Uno che nel curriculum, alla voce “ultimo incarico”, vanta “presidente del Consorzio tutela Asolo Prosecco e vini del Montello”, e non “stregone”. «Alla base della nostra denominazione - commenta a Italia a Tavola - c’è da sempre un profilo qualitativo estremamente elevato. Non ricordo un anno in cui non siamo cresciuti a doppia cifra. E questo credo vada al di là del marketing. I nostri produttori sono in grado di profondere una qualità storicamente riconosciuta. Immagino che il consumatore medio lo abbia capito, visto come, e quanto, continuiamo a crescere. Concorre anche il fatto che siamo una denominazione legata a un territorio ben definito. Il binomio Asolo e Prosecco è imprescindibile. La nostra è una zona estremamente riconoscibile: la nostra biodiversità si visita, piace, è sperimentabile. Questo sono le nostre armi per il successo».
«Sul Sistema Prosecco mi sento di dire che è una realtà sinergica, dalla quale è giusto trarre risultati globali, senza perdere però di vista quelli dei singoli. Credo che ormai i consumatori nazionali e internazionali abbiano assimilato che il “brand Prosecco” sia articolato su tre denominazioni, ognuna delle quali ha un profilo identitario. Questo stimola la curiosità nel provare i diversi brand e farsene un’idea. Dopodiché, è giusto che ogni consorzio analizzi i propri risultati. Ma non sono certo contento della decrescita di Prosecco Doc e Conegliano Valdoddiadene. Mi godo il successo del nostro Asolo e non vedo l’ora di poter analizzare quante denominazioni italiane siano cresciute come noi, una volta che saranno disponibili i dati definitivi dell’anno. Posso anticipare ad Italia a Tavola che, dalle ultime stime in mio possesso, cresciamo più del vino bianco. Cosa dire e volere di più?».
Asolo: crescita nel Sistema Prosecco o effetto sostitutivo?
Nessuna competizione interna nel Sistema Prosecco (e forse questo è un peccato, soprattutto per chi perde 26 milioni di bottiglie in un anno). Ognuno segue la sua strada e promuove (e difende) la sua fetta di Prosecco. Chi vietando di nominarlo nella produzione di creme e caramelle. E chi, invece, vigila come un pitbull sulla corretta, integrale, infinita dicitura che non piace particolarmente ai social alle dinamiche degli hashtag.
«Dal canto nostro - continua il presidente Ugo Zamperoni - ci sforziamo di portare avanti il brand dell’Asolo Prosecco. Non ne abbiamo mai fatta una questione di competizione interna. E, francamente, il segno “meno” di altre denominazioni è sempre difficile da giudicare dall’esterno. Bisognerebbe capire cosa alimenta questa decrescita. A volte le spiegazioni vanno a lenire l’entità del segno meno. Non so se la nostra crescita sia dovuta a un effetto sostitutivo, all’interno del Sistema Prosecco, o di semplice conquista di nuovi mercati».
«Quel che so per certo - aggiunge il presidente del consorzio dei record - è che, tra i progetti per il 2024, abbiamo in mente di creare nuovi strumenti di analisi sul venduto della denominazione. Ci stiamo attrezzando per capire meglio le ragioni della nostra crescita e avere modo di analizzare con maggiore precisione dati relativi, per esempio, alla segmentazione delle vendite tra Horeca e Gdo, nonché le dinamiche del prezzo medio”. Numeri, dunque. Altro che stregonerie. Prosit.
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Alberto Lupini
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