Prosecco, partita la vendemmia Ancora polemiche sul nome

Il raccolto nel territorio di Conegliano Valdobbiadene, le colline diventate patrimonio Unesco nel 2019, inizia con una serie di polemiche sul nome da indicare in etichetta . Non tutti i produttori sono d'accordo nell'operare il cambiamento, già attuato da alcune aziende tra cui Col Vetoraz, fin dalla vendemmia 2017

16 settembre 2019 | 10:18
di Piera Genta
Come raccontato nei giorni scorsi sulle etichette di alcune aziende non ci sarà più Conegliano-Valdobbiadene Prosecco Superiore ma solamente Valdobbiadene. L’intenzione è quella di slegarsi dal Sistema Prosecco composto dalle tre denominazioni (Doc Prosecco e Docg “Conegliano Valdobbiadene-Prosecco” e “Colli Asolani-Prosecco” o “Asolo-Prosecco” le due sottozone storiche) creato nel 2009 con un decreto voluto dall’allora ministro dell’Agricoltura (e oggi Governatore veneto) Luca Zaia. Il desiderio di autonomia è emerso da una nota stampa dell’azienda Col Vetoraz che a partire dalla vendemmia 2017 ha scelto di utilizzare per le etichette, il packaging e la comunicazione solo l’indicazione Valdobbiadene Docg senza nessun riferimento alla denominazione Prosecco.


Sulle etichette comparirà solo Valdobbiadene, senza Prosecco

Una scelta dettata dalla necessità di difendere l’identità territoriale e differenziare il vino prodotto nella zona storica di collina rispetto ai territori dove si raccolgono le uve per la Doc, ricadenti in 4 province del Friuli Venezia Giulia (Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine) e in 5 del Veneto (Belluno, Padova, Treviso, Venezia, Vicenza). Posizione sostenuta dalla Confraternita di Valdobbiadene, di cui l’azienda fa parte, che nel luglio di quest’anno si è fatta promotrice di un sondaggio con l’invio ai 2.640 produttori della Docg di un questionario, a cui hanno risposto in 400. Nel documento, scaricabile dal sito della Confraternitra stessa, emerge anche la preoccupazione per il rischio di abbandono dei vigneti di alta collina, la cui gestione risulta molto onerosa a favore dei vigneti di pianura.

La querelle, come era prevedibile, ha messo in risalto opinioni contrastanti. Il presidente del Consorzio dl Valdobbiadene tiene una linea neutra e ricorda che il disciplinare del Consorzio di tutela lascia libero il produttore di scegliere l’impostazione della sua etichetta. Stando ad una ricerca del Cirve di Conegliano solo l’8% dei 90 milioni di bottiglie prodotte da aziende, di piccole e grandi dimensioni, adotta l’indicazione del territorio di origine non accompagnata da quella del vino. Le differenze di prodotto vanno rimarcate, ma una modifica del disciplinare “prevede un iter normato dalla legge, europea e italiana, e richiede un ampio consenso dei produttori, con l'approvazione del ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e del Turismo e della Commissione Europea”. Da ricordare che proprio quest’anno il Consorzio celebra i 50 anni del riconoscimento della doc e dieci della Docg.

«Secondo noi - spiega Domenico Scimone, direttore Generale della Carpenè Malvolti, la prima cantina che nel 1924 ha utilizzato il termine Prosecco - la denominazione “Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore” così com’è prevista dal Disciplinare è quella più rispettosa della storia e del territorio e non siamo favorevoli ad un cambiamento in merito». Per festeggiare il 95° anniversario l’azienda ha organizzato un grande evento a Londra, secondo mercato al mondo per volume di Prosecco superiore importato (7,4 milioni di bottiglie), con la presentazione di una selezione unica del “1924 Prosecco” ed un tour che nei prossimi mesi toccherà cinque continenti.


Domenico Scimone

Parlando di gestione onerosa, Francesco Drusian titolare dell’omonima azienda e rappresentate della terza generazione di viticoltori, tiene a precisare che le colline in cui si produce il Valdobbiadene si trovano proprio nella “core zone” caratterizzata da una particolare conformazione geomorfologica a cordonate, denominata "hogback", costituita da una serie di rilievi irti e scoscesi allungati in direzione est-ovest e intervallati da piccole valli parallele tra loro. Inoltre la gestione del vigneto su un terreno a forte pendenza collinare richiede dalle 500 alle 800 ore/anno di lavoro manuale per ogni ettaro contro le 100-150 della pianura che possono diminuire fino a 50 nei vigneti supermeccanizzati. Un territorio quindi con caratteristiche peculari che richiede abilità ed esperienza tramandata di generazione in generazione.


Francesco Drusian

Lasciando da parte le diverse posizioni, rimane molto lavoro ancora da fare, in termini di educazione alla qualità del prodotto all’estero sicuramente, ma anche in Italia dove il consumatore medio confonde spesso le varie tipologie, lo afferma la Confraternita, tanto che il 75% dei consumatori bene indifferentemente qualsiasi Prosecco. Dal 6 al 13 ottobre il Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore sarà a Milano in occasione della Milano Wine Week per raccontare a tutti i consumatori, ma naturalmente anche agli addetti ai lavori e agli appassionati, l’eccellenza del nostro prodotto e la bellezza del nostro territorio entrambi frutto della fatica e della passione per lavoro della terra.

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Alberto Lupini


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