Il Prosecco batte lo Champagne Nel lockdown boom dei vini lowcost

I vini italiani hanno retto il colpo durante i mesi di emergenza sanitaria, grazie anche all'esplosione dell'e-commerce. I risultati in uno studio di Giampietro Comolli e dell'osservatorio Ovse-Ceves

22 agosto 2020 | 18:21
In epoca Covid, un calice di vino ha salvato la socializzazione fra le mura domestiche e nel web. Nel primo semestre 2020 c’è stato un calo dovuto al lockdown nei settori horeca, soprattutto vini rossi importanti e bollicine di alto pregio a iniziare dallo Champagne. Mantengono le posizioni i vini spumanti italiani con il Prosecco, bene i vini bianchi freschi d’annata, la grande distribuzione vede salire le vendite, l’e-commerce raddoppia i volumi, va meglio per i vini di costo medio.

Reggono i consumi di vino nel primo semestre del 2020

A fornire il quadro dei consumi enoici nel primo semestre 2020 è Giampietro Comolli, da circa 30 anni analista economico dell'osservatorio Ovse-Ceves: «I numeri del consumo dei vini spumanti in Italia e i canali di consumo durante il periodo Covid e primo semestre - dice Comolli - indicano che restare a casa, con più tempo libero, più voglia di cucinare, più tempo sui social e web ha incentivato i calici di bollicine. Il consumo domestico ha sostituito, in gran parte, quello degli aperitivi e delle cene fuori casa. I millennials e la Generazione zero non hanno rinunciato all’aperitivo, quindi più spritz in casa. Il Valdobbiadene Prosecco e i vini bianchi fermi freschi d’annata hanno fatto la parte del leone, come le bollicine territoriali e con uve autoctone, ci sono stati più atti d’acquisto in Gdo, più che raddoppiati in 100 giorni gli ordini online, ma scelta prioritaria sotto i 7-10 euro a bottiglia. I cali più sensibili per vino biologico, i grandi vini rossi, Champagne. Per alcune bollicine top-dop italiane di pregio hanno patito un calo maggiore causa lockdown dell’horeca, ma sono etichette molto più richieste nel secondo semestre d’anno».



Il calo di vendite-consumi di vini spumanti italiani sul mercato interno ed estero durante le settimane del lockdown è dunque molto più contenuto e più differenziato rispetto alle previsioni. Discorso totalmente diverso per vini fermi, seppur fortemente diversi tipologia per tipologia. Gli stessi dati della Gda (canale nazionale che copre l’acquisto di 6 bottiglie su 10) confermano un incremento di acquisti e di atti di acquisto a livello nazionale in confronto con lo stesso periodo 2019, seppur con cali evidenti per certe tipologie, etichette, denominazioni. Inoltre fino al 10 marzo tutte le spedizioni programmate dalle cantine sono arrivate a destinazione, in pieno lockdown è scattata la corsa all’acquisto online e con il delivery conseguente, poi si sono riaperte le cantine per gli acquisti diretti diventando una fuga o scusa di riscatto dalle chiusure domestiche.

Il dato negativo dettato dalla chiusura totale Covid più importante e significativo (sia in volumi che in valore) viene dal blocco delle spedizioni e dei trasporti (anche via aereo) verso l’estero. «Durante il lockdown in Italia - dice ancora Comolli - ho sempre trovato in tutti gli scaffali di tutte le insegne tutte le etichette di vini e spumanti che volevo: certamente gli spazi più vuoti erano quelli dei vini a prezzo più contenuto (sotto i 7-10 euro), dei vini frizzanti e spumanti di marca italiana, dei vini bianchi freschi fermi.  Da qui, se il calo assoluto dettato dalla analisi di dati fiscali e di trasporti parla di un consumo ridotto anche del 70% in 100 giorni, si fa riferimento a un periodo di consumo dei vini spumeggianti/effervescenti notoriamente ridotto: in Italia (ma anche in Francia e Spagna) i primi 6 mesi d’anno rappresentano un consumo di circa il 33-35% del totale (1 bottiglia su 3); inoltre già febbraio-marzo sono i primi mesi utili per gli ordini del vino nuovo e per le consegne,  ma una quota percentuale limitata poiché il massimo delle consegne avviene a giugno-luglio e a ottobre-novembre.

Giampietro Comolli

Un altro dato interessante valutato da Ovse sono i metodi produttivi e i rispettivi volumi delle bollicine italiane pronte per il consumo durante i 100 giorni delle limitazioni degli spostamenti e della gestione d’impresa: nei primi mesi dell’anno i vini spumanti ottenuti con il metodo italiano (Prosecco, Valdobbiadene, Lambrusco, Durello, Malvasia, Ortrugo, Muller, Pinot…) sono già in spedizione e per questo non hanno risentito del calo dei consumi, anzi. Viceversa i vini ottenuti con il metodo tradizionale classico (Franciacorta, Alta Langa, Trento, Monti Lessini, ecc..), fatto eccezione per i millesimi riserva e selezioni disponibili in cantina oppure già presso i distributori o clienti, solitamente vengono imbottigliati a primavera e le massicce spedizioni iniziano da maggio-giugno (bolle e dogana).

Inoltre il metodo tradizionale-classico italiano rappresenta il 12% (con 26 mio/bott) di tutte le bottiglie di bollicine consumate in Italia all’anno (206 mio/bott), è esportato per circa il 10% della produzione: non rappresenta quindi grandi numeri sul mercato nel primo semestre 2020 nazionale, ma è fortemente presente nella grande ristorazione e grandi eventi per cui un lockdown è più incisivo e sentito. È evidente che una perdita di spedizioni e di vendite di tutte le bollicine metodo trad-classico di 2,5 milioni di pezzi al posto dei soliti 7 milioni, fa gridare una perdita di vendite del 35-36% nel periodo, ma non su base annua.

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Alberto Lupini


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