Presunto vino adulterato: Cantina Terre d’Oltrepò pronta ad azioni legali
L’azienda aveva già sottolineato come tutto fosse legato a un fatto «riscontrato nel 2020, non dipendente dalla cantina e dai soci». Ora al via le azioni legali per i danni alla reputazione
12 aprile 2021 | 10:48
Un danno di reputazione enorme. Per questo il consiglio di amministrazione della Cantina “Terre d’Oltrepò” ha detto sì a procedere ad azioni legali nei confronti di chi ha causato e sta causando ripercussioni negative sull’immagine dell’azienda. Il fatto si riferisce alla notizia dell’inchiesta della Procura di Pavia per un presunto caso di “vino adulterato”, che ha coinvolto sei tra imprenditori e professionisti del settore vitivinicolo attivi nell’Oltrepò Pavese.
Dopo la perquisizione nei siti produttivi di Broni, Stradella, Santa Maria della Versa e Casteggio, l’azienda aveva già sottolineato come tutto fosse legato a un fatto «riscontrato nel 2020, non dipendente dalla cantina e dai soci e su cui la cantina stessa si era già attivatacon i propri professionisti e tecnici, con l’ausilio di laboratori terzi, per garantire la necessaria trasparenza in merito».
Al termine del suo intervento, il presidente Andrea Giorgi ha sottolineato come il clamore suscitato dagli accadimenti in oggetto abbia prodotto un tangibile danno reputazionale, patito segnatamente sia dall’azienda, sia dalle persone coinvolte dalla legittima attività di accertamento disposta dall’Autorità Giudiziaria.
Proprio in merito alle ripercussioni negative prodotte dalle varie prese di posizione emerse nei giorni scorsi, il presidente ha chiesto e ottenuto dall’intero Consiglio di amministrazione pieno appoggio per agire legalmente contro tutti i soggetti – mezzi di informazione, persone fisiche e giuridiche – che abbiano nel concreto causato danni di immagine e reputazione alla Cantina e ai suoi soci.
In merito all’assemblea straordinaria, già preannunciata dallo stesso presidente alcuni giorni fa, il Consiglio è al lavoro per fornire ai soci un’informativa puntuale e garantire il pieno rispetto dei regolamenti anti-Covid. «È nell’interesse di tutti – commenta Andrea Giorgi – fare quanto prima chiarezza sull’accaduto. Vogliamo agire nella massima trasparenza: saremo ben lieti di convocare l’assemblea attraverso modalità compatibili con l’attuale quadro normativo per fornire ai nostri soci tutte le spiegazioni richieste».
Nel giugno 2020 un soggetto della Gdo ha comunicato alla cantina che un prodotto non era conforme in quanto dalle analisi emergeva la presenza (0,14 g/l), con un valore poco superiore al limite di legge (0,1 g/l), di una sostanza vietata nella vinificazione, la diglicerina ciclica (comunque innocua per la salute). La cantina non acquista e non utilizza in alcun modo questo prodotto.
La cantina di fatto ha attivato la propria procedura di crisi e ha eseguito sullo stesso lotto di bottiglie di cui alla contestazione delle analisi in due laboratori indipendenti (San Michele all’Adige e Isvea) che hanno indicato valori al di sotto dei limiti di legge.
La Cantina si è messa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria per chiarire tutti gli aspetti della vicenda ma non può accettare supinamente che una sacrosanta attività investigativa si trasformi in una caccia alle streghe, causando incalcolabili danni al buon nome della Cantina, dei suoi soci e di un intero territorio.
Dopo la perquisizione nei siti produttivi di Broni, Stradella, Santa Maria della Versa e Casteggio, l’azienda aveva già sottolineato come tutto fosse legato a un fatto «riscontrato nel 2020, non dipendente dalla cantina e dai soci e su cui la cantina stessa si era già attivatacon i propri professionisti e tecnici, con l’ausilio di laboratori terzi, per garantire la necessaria trasparenza in merito».
Al vaglio provvedimenti
In merito a ciò, venerdì 8 aprile è stato convocato il Consiglio di amministrazione straordinario. Svoltosi alla presenza anche dell’Organismo di vigilanza, la seduta ha visto la partecipazione del legale nominato dal consiglio della società, avvocato Pietro Gabriele Roveda, cui è andato il compito di illustrare la strategia difensiva della Cantina.Al termine del suo intervento, il presidente Andrea Giorgi ha sottolineato come il clamore suscitato dagli accadimenti in oggetto abbia prodotto un tangibile danno reputazionale, patito segnatamente sia dall’azienda, sia dalle persone coinvolte dalla legittima attività di accertamento disposta dall’Autorità Giudiziaria.
Proprio in merito alle ripercussioni negative prodotte dalle varie prese di posizione emerse nei giorni scorsi, il presidente ha chiesto e ottenuto dall’intero Consiglio di amministrazione pieno appoggio per agire legalmente contro tutti i soggetti – mezzi di informazione, persone fisiche e giuridiche – che abbiano nel concreto causato danni di immagine e reputazione alla Cantina e ai suoi soci.
In merito all’assemblea straordinaria, già preannunciata dallo stesso presidente alcuni giorni fa, il Consiglio è al lavoro per fornire ai soci un’informativa puntuale e garantire il pieno rispetto dei regolamenti anti-Covid. «È nell’interesse di tutti – commenta Andrea Giorgi – fare quanto prima chiarezza sull’accaduto. Vogliamo agire nella massima trasparenza: saremo ben lieti di convocare l’assemblea attraverso modalità compatibili con l’attuale quadro normativo per fornire ai nostri soci tutte le spiegazioni richieste».
Amarezza per la violazione dei principi di segretezza dell’indagine
La Cantina Terre d’Oltrepò Scapa, in una precedente nota, aveva già chiaramente manifestato la propria sorpresa e non nascondendo l’amarezza per quanto accaduto: «In palese violazione dei principi di segretezza dell’indagine e in ironica concomitanza con l’approvazione in Parlamento del recepimento della direttiva Europea sulla presunzione di innocenza leggiamo sulla stampa un processo già scritto e deciso».La difesa della Cantina
Nella nota la Cantina aveva specificato che non usa prodotti vietati dalla legge nella vinificazione e che adotta protocolli estremamente rigidi ed esegue migliaia di analisi all’anno, in più laboratori. La Cantina esegue numerose lavorazioni conto terzi.Nel giugno 2020 un soggetto della Gdo ha comunicato alla cantina che un prodotto non era conforme in quanto dalle analisi emergeva la presenza (0,14 g/l), con un valore poco superiore al limite di legge (0,1 g/l), di una sostanza vietata nella vinificazione, la diglicerina ciclica (comunque innocua per la salute). La cantina non acquista e non utilizza in alcun modo questo prodotto.
Contaminazione di un prodotto lavorato conto terzi
L’ipotesi più probabile è quella della contaminazione di un prodotto lavorato conto terzi che potrebbe essere residuato in un macchinario e quindi in qualche bottiglia. La Cantina pigia circa 500mila quintali di uva l’anno che corrispondono a circa 35 milioni di bottiglie. Il problema sarebbe riferito a qualche centinaio di bottiglie pari allo 0,0001 della produzione.La cantina di fatto ha attivato la propria procedura di crisi e ha eseguito sullo stesso lotto di bottiglie di cui alla contestazione delle analisi in due laboratori indipendenti (San Michele all’Adige e Isvea) che hanno indicato valori al di sotto dei limiti di legge.
La Cantina si è messa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria per chiarire tutti gli aspetti della vicenda ma non può accettare supinamente che una sacrosanta attività investigativa si trasformi in una caccia alle streghe, causando incalcolabili danni al buon nome della Cantina, dei suoi soci e di un intero territorio.
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