Podio in rosa al Premio Collio 2016 Il Consorzio verso la Docg

27 giugno 2016 | 18:33
di Marco Di Giovanni

Innamorato del Collio. Non mi viene in mente miglior espressione per raggruppare tutte le sensazioni che questo magnifico territorio è riuscito a trasmettermi durante il mio iter. Bruciando le tappe, potrei descriverlo come patria di grandi vini, accogliente dimora per vitigni che, grazie alla conformazione del suolo e alle ottimali condizioni climatiche, riescono a dare risultati eccellenti ad ogni annata; potrei sintetizzarne i caratteri utilizzando l’espressione “crocevia naturale”, guardando ai fiumi Isonzo e Iudrio che lo delimitano, alle Dolomiti a un paio d’ore di macchina, e al mare Adriatico, «a due passi» come ha sottolineato il produttore Paolo Caccese. Ma soprattutto, quel che è più importante, mi sento di definirlo una grande famiglia, semplice, ambiziosa, volenterosa.

Una famiglia che condivide i valori dell’ospitalità, in tutte le sue sfaccettature, che non dimentica le tradizioni gastronomiche che da sempre contraddistinguono il Collio, e per estensione, il Friuli Venezia Giulia. Una famiglia che ama il vino, e al vino dedica la propria vita, la propria carica passionale, le proprie giornate. Perché quando parlo di famiglia, io mi riferisco ai produttori, che nelle loro aziende agricole accolgono non solo l’operatore, ma il consumatore finale, raccontandogli la storia che sta dietro ai grandi vini, ai grandi vitigni di questa meravigliosa landa italiana, a due passi dalla Slovenia: si comincia da quelli internazionali, ai quali la terra è riuscita a fornire quella marcia in più in aromaticità, acidità e gusto, fino a quelli autoctoni, la Malvasia Istriana, la Ribolla Gialla e il Friulano.

Ma cosa contraddistingue davvero questa piccola ma, metaforicamente parlando, immensa produzione? Su una superficie di 1.500 ettari vitati, che si estendono per otto comuni della provincia di Gorizia - da Dolegna del Collio passando per Cormòns e Capriva del Friuli, fino a San Floriano - le uve del Collio crescono in un clima mite, protette dalle Prealpi Giulie a nord e influenzate dalle correnti calde del mare Adriatico. Complice di un clima già ottimale è il suolo, denominato ponca, le cui marne e arenarie stratificate conferiscono ai vini una caratteristica impronta di mineralità e salinità.

Vitigni autoctoni, condizioni climatiche, terreno e soprattutto l’amore, la passione e la conoscenza dei quasi 300 produttori della zona, regalano all’Italia, all’Europa, e a Paesi esteri, dagli Stati Uniti ad alcuni mercati asiatici, vini bianchi unici nel loro genere. Chi garantisce la qualità di queste produzioni, chi si “erge”, se vogliamo, a strumento a disposizione dei produttori della zona, è il Consorzio Tutela Vini Collio, guidato - è il suo secondo mandato - dal presidente Robert Princic (nella foto).


Ho avuto occasione di conoscerlo, e di comprendere dalle sue parole, la tenacia di un uomo che vuole raccontare i vini della sua “casa” come prima espressione di una qualità che è tradizione radicata nel tempo e insieme sguardo aperto al futuro. Di questi vini vuol farsi portavoce e bandiera il Collio Bianco: codificato con disciplinare nel 1968 è prodotto da circa 100 aziende e ottenuto da un blend di diverse varietà. Questo il protagonista, quindi, della storia che il Consorzio vuole scrivere e sta scrivendo, della quale è bene dare ampia visione d'insieme, seguendo a brevi tappe il plot che il Consorzio Collio sta delineando. Via allora con l’intreccio: «Se ora il Collio bianco - spiega Princic - può essere prodotto con molti vitigni, l’idea è di restringerlo ai tre vitigni più rappresentativi: Ribolla, Malvasia e Friulano. C’è l’idea di far parlare il territorio, dove l’unico elemento irripetibile è il vigneto».

Gli aiutanti dell'avanzata di questo vino bandiera? Sicuramente il Premio Collio, che oggi ha il ruolo di riconoscere e quindi premiare i lavori più significativi di anno in anno nel campo della sperimentazione universitaria, della ricerca e della divulgazione giornalistica per il territorio. E infine, lo scopo? Sicuramente l'ottenimento della Docg. Non solo una denominazione, ma una garanzia, anzi, riassumendo le parole del presidente, un trampolino di lancio per varcare l’ingresso ed entrare in quell’élite di vini che sono prima di tutto portavoce di una qualità territoriale.


Robert Princic, Sandro Capitani, Stefano Campatelli e Francesco Venier

Quest’anno la Docg è ancora più vicina, e tanto se ne è parlato durante il Premio Collio, giunto alla sua 13ª edizione. Di fronte a giornalisti, operatori, produttori e istituzioni, si è tenuto un dibattito condotto dal giornalista Rai Sandro Capitani, al quale hanno preso parte il succitato presidente del consorzio, il direttore ieri del Consorzio del Brunello, oggi di quello della Vernaccia di San Giminiano, Stefano Campatelli e Francesco Venier, direttore Mba di Mib School of management a Trieste.

«Se prima poco se ne parlava, oggi il territorio è al centro del marketing del vino. E quando si promuove un vino, quando si promuove un territorio, è necessario che tra i produttori vi sia unità d’intenti, per portare avanti la denominazione. Deve esserci la voglia di essere uniti, e di investire insieme»: questo il punto chiave espresso dall’artefice del fenomeno Brunello, simile per certi versi al parere del professor Venier, il quale sottolinea come una Docg debba andare a pari passo con la solidità e la condivisione del «messaggio che i produttori, insieme, vogliono dare al marchio Collio, perché le aziende, non il marchio, sono fautrici del proprio destino sul mercato».



Dopo il dibattito, giusto spazio è stato concesso ai saluti istituzionali: l'assessore di Cormòns Elena Gasparin ha fatto gli onori di casa, lasciando la parola al presidente del Consiglio regionale, Franco Iacop, alla senatrice Laura Fasiolo, componente della commissione agricoltura, alla vicepresidente della Provincia, Mara Cernic, al presidente della Camera di commercio, Gianluca Madriz, e al vice presidente della Bcc di Lucinico Farra e Capriva, Umberto Martinuzzi. Finalmente, poi, le premiazioni per celebrare l'impegno di chi ha valorizzato e promosso le unicità del territorio e la cultura del vino.



Un “podio” tutto in rosa quest'anno. Premiate da Enrico Peterlunger dell'Ateneo friulano, la goriziana Daniela Markovic, attiva nell’Onav provinciale, per la sua tesi di laurea “Effetc of timing of leaf removal on yield parameters, grape and wine quality of vitis vinifera Sauvignon Blanc” conseguita presso l’Università di Viticoltura ed Enologia di Nova Gorica. La seconda è invece la napoletana Serena Foria, che ha conseguito la laurea magistrale in Scienze e biotecnologie agrarie, presso l’Università di Udine, dal titolo “The Rpv3 locus in grapevine: Dna variation and relevance for conventional breeding”.


La premiazione di Becky Sue Epstein

Donne anche le due giornaliste straniere, entrambe statunitensi, alle quali hanno consegnato i premi Claudio Soranzo e Stefano Cosma in rappresentanza dell'Arga: Kerin O'Keefe, editor per l’Italia del conosciuto mensile Wine Enthusisast, che con il suo articolo “Collio Crown Jewels - what you should be drinking from italy's best white wine region” ha conquistato la giuria. Infine, Becky Sue Epstein del magazine online PalatePress.com, su cui ha pubblicato l’articolo “Collio: finding new white wine styles in a remote corner of Italy”, ritenuto anch’esso uno dei migliori.



E questo è solo un assaggio delle bellezze nascoste nel Collio e al Collio vicine. Le sue cantine e le aziende agricole che di generazione in generazione ricercano la modernità senza trascurare quel clima rustico, naturale, accogliente e tradizionale che è loro proprio. E ancora, i piatti tipici di ristoranti come La Tavernetta al Castello di Spessa e Al Cacciatore de La Subida (una Stella Michelin). Per chi poi volesse scoprire luoghi d'eccezionale bellezza a breve distanza, come non parlare di Grado e delle isole nella laguna? Come l'Isola delle Anfore, un piccolo spiazzo di terra in mezzo al mare dove gustare piatti di pesce appena pescato. Insomma, se Docg significa non solo qualità, non solo unione d'intenti, ma anche territorio... Il Collio è già un passo avanti.

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Alberto Lupini


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