Il Pollenza, il bordolese di Aldo Brachetti Peretti, raccontato in sette annate

Le sette annate de Il Pollenza, blend bordolese affinato in barrique di rovere francese la cui prima vendemmia è del 2001, hanno espresso la loro evoluzione nel tempo pur mantenendo una costante espressione di eleganza

14 agosto 2023 | 11:39
di Mariella Morosi

Il Pollenza, blend bordolese che porta il nome della cantina del Conte Aldo Brachetti Peretti, nasce nella zona tra Tolentino e Pollenza, nei Colli Maceratesi ed è un vino bandiera, espressione piena sia del territorio che del brand. Soprattutto ha un significato fortemente simbolico per il titolare, ex responsabile dell'Api-Ip, la più estesa rete di distribuzione di carburanti privata, che agli inizi degli anni ’70 acquistò dai principi Antici Mattei una tenuta di 280 ettari con una villa del '500 disegnata dal Sangallo. Ma fu più un ritorno alle radici che un investimento economico, come dagli anni '80 hanno fatto tanti grandi industriali puntando sulla sicura Toscana. E allora non erano certo le Marche a competere con le blasonate terre del vino.

I vini de Il Pollenza, tra mare e monti Sibillini

«Ci ho messo tutti i risparmi e la liquidazione e non me ne sono pentito. L’energia serve, ma il vero valore da lasciare ai figli è la terra». Così ha detto Brachetti Peretti a Roma, in occasione della verticale di sette annate de Il Pollenza (2006-2008-2010-2012-2015-2016-2019), condotta da Daniele Cernilli, alias Doctor Wine, testimone preciso dell'evoluzione dell'enologia contemporanea, con la presenza dell'enologo Carlo Ferrini, in azienda dal 2007.

Erano là, tra quelle bellissime colline, le radici della nobile famiglia discendente dal papa-re Pio IX a cui oggi è dedicata un'etichetta di passito, il Pius IX.
Ma a innescare in lui la sfida di mettere il vino al centro della sua seconda vita, consapevole di dover partire da zero, fu Giacomo Tachis, indicatogli da Carlo Guerrieri Gonzaga che faceva in Trentino il San Leonardo. L'incontro con l'enologo piemontese, che segnò la linea di demarcazione tra il vecchio e il nuovo con un progetto enologico radicale tra tradizione, scienza e cultura classica, non fu - come ha raccontato - solo una consulenza ma un'amicizia con una visione comune sulle cose del mondo. Tanti i viaggi di vigna in vigna in giro per l'Italia a "respirare la terra", per capire come potesse rispondere all'esigenza di realizzare "quell'interpretazione umana dell’uva che è il vino", come diceva Tachis, che sosteneva anche che furono le legioni romane a trasportare e piantare le viti in Francia e che quindi l’importazione di vitigni francesi in Italia si potesse considerare una "restituzione".

Oggi l'azienda marchigiana occupa 70 vitati a circa 25 km dal mare e a 35 km dai Monti Sibillini, con Merlot, Pinot Nero, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Petit Verdot, Syrah, Sauvignon Blanc impiantati a partire dal 1996 , ma c'è stata anche attenzione a preservare le varietà indigene dell’antica Marca, come Ribona, Montepulciano, Trebbiano e Sangiovese.

La degustazione di 7 annate de Il Pollenza

Le sette annate de Il Pollenza, blend bordolese affinato in barrique di rovere francese la cui prima vendemmia è del 2001, hanno espresso la loro evoluzione nel tempo pur mantenendo una costante espressione di eleganza, con forte spinta olfattiva, aromi di frutti rossi, fini note speziate e balsamiche, morbidezza e carattere. È stata ripercorsa la crescita qualitativa dell'azienda, da Tachis che la seguì per dieci anni a Ferrini, agronomo prima ancora che enologo, che poco dopo, nel 2007, raccolse il testimone. Con lui il tocco innovativo è stato un leggero distacco dall'impronta bordolese più tradizionale, con l'aumento del Cabernet nel blend, a scapito del Merlot, con il risultato di un vino più moderno, al passo dei tempi.

L'obiettivo di ottenere grandi vini era stato fissato fin dall'inizio da Brachetti Peretti. Non a caso il motto di famiglia è "Per angusta ad Augusta”, un monito che invita a raggiungere grandi obiettivi affrontando grandi difficoltà.

Il primo vino servito nel calice all'incontro romano è stato il 2006 (60% Cabernet Sauvignon, 20% Merlot, 14% Cabernet Franc, 6% Petit Verdot). Rubino granato, di grande intensità e morbidezza di tannini, gusto di ciliegia e leggermente balsamico e speziato, con 18 mesi di barrique. Stessa permanenza in legno per la vendemmia 2008 (Cabernet Sauvignon, 20% Merlot, 14% Cabernet Franc, 6% Petit Verdot.) con note di ciliegia nera e mirtillo, balsamico, con note di menta e liquirizia. Il Pollenza 2010 (Cabernet Sauvignon (60%), Merlot (20%), Cabernet Franc (15%, Petit Verdot (5%), «tanto buono da berne un secchio», come ha detto scherzosamente Cernilli - ha evidenziato una grande annata come maturazione. Colore granato intenso con profumi di maraschino e tannini meno scoperti rispetto al 2008. Avvolgente e profondo, Il Pollenza 2012 (60% Cabernet Sauvignon, 20% Merlot, 14% Cabernet Franc, 6% Petit Verdot) ha espresso nel calice note di maraschino, ciliegia, tabacco e spezie dolci. Sapore pieno, corposo con tannini evidenti e finale persistente. Il 2015, stesso blend del precedente e color rubino impenetrabile, ha mostrato note di cassis, confettura di mirtilli e vaniglia.

Per il 2016 ancora lo stesso blend e stessa maturazione in barrique. Rubino intenso e concentrato, balsamico, con sentori di mirtillo e ribes nero, menta e spezie dolci. Blend diverso invece per il 2019, degustato da campione di botte perchè appena sul mercato, con prevalenza di Cabernet Sauvignon (80%), 10% Cabernet Franc, 5% Petit Verdot, 5% Merlot e poi 18 mesi fra barrique e tonneau. Rubino intenso, vivo e brillante, con note di lampone, mirtillo e spezie leggere, corpo agile e persistenza. Anche per questo un anno e mezzo fra barrique e tonneau.

I vigenti de Il Pollenza

I vigneti, dai 100 ai 190 metri sul livello del mare, formano un corpo unico, e i suoli sono alluvionali, con sasso e argille friabili. Nascono uve sane, di grande complessità, carattere e forte concentrazione, frutto anche di una resa contenuta, appena 45 quintali per ettaro, con una densità di 6mila piante, allevate a controspalliera, in prevalenza a cordone speronato e guyot.

La ricerca delle migliori tecniche di coltivazione e gli elevati standard qualitativi per la lavorazione del vino danno vini eccellenti che sanno sfidare il tempo. L'innovazione detta legge in cantina ma come evoluzione della tradizione. I serbatoi, ad esempio, sono quelli consigliati da Tachis, in cemento vetrificato e metallo, e contraddistinti - come le etichette- dai nomi di figli e nipoti Brachetti Peretti.

Tra gli altri vini prodotti, Il Pollenza Exclusive, Pollenza Metodo Classico, Pius IX Mastai, Angera, Cosmino, Brianello, Didi, Porpora). La produzione è di circa 300 mila bottiglie, in parte esportate negli Stati Uniti, Russia, Cina, Giappone, Francia, Germania, Danimarca.

Il Pollenza
Via Casone 4 - 62029 Tolentino (Mc)
Tel 0733 961989

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Alberto Lupini


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