Podere Castellare rilancia il gin italiano

Il miglior ginepro si coltiva in Italia con la Toscana in particolare che è terra assai florida. Eppure la tradizione del distillato non è dalla nostra parte. Perché non tentare di conquistare i mercati?

05 maggio 2022 | 15:51
di Vincenzo D’Antonio

L’area è quella del Chianti Rufina, a ridosso del silvano territorio, fascinoso di suo, delle Foreste Casentinesi. Resort no frills, accoglienza calorosa, siamo a Podere Castellare, in località Diacceto nel comune di Pelago (Fi). Podere Castellare data la sua origine nel XII secolo. Attualmente è di proprietà di Patrizio Pandolfi. Il podere ha estensione di 35 ettari in prevalenza coltivati ad iris (il fiore simbolo di Firenze) e ginepro: gli elementi tradizionalmente costitutivi del gin. Questa zona vanta una lunga tradizione nella produzione del gin. I pionieri, già dal XV secolo, furono i monaci dell’Abbazia di Vallombrosa. Al Podere Castellare Patrizio Pandolfi e il socio Patrick Hoffer stanno valorizzando queste coltivazioni. Innescando innovazione alla tradizione e addivengono alla distillazione di un gin di eccellente qualità: il gin Peter in Florence.

 

Un pregiato distillato

Peter in Florence è un distillato, e nel novero delle denominazioni ufficiali dei gin, la sua label è London Dry Gin. Questa tipologia di gin è la più pregiata, stante la distillazione a corrente di vapore mediante la quale si estraggono gli oli aromatici più profumati e migliori e si scartano quelli meno profumati. L’alambicco idoneo è stato realizzato in esclusiva da Green Engineering, azienda di Colle Val d’Elsa. Si tratta di una versione ridotta dello storico alambicco Carterhead utilizzato per la produzione di alcuni tra i migliori gin al mondo. Le botaniche utilizzate sono 14: il ginepro, l’iris, di cui si utilizza non solo la radice ma anche i petali, la scorza di bergamotto fresca, quella di limone essiccata, le bacche di rosa delle siepi toscane, i fiori di lavanda e di rosmarino freschi, la radice di angelica, il coriandolo, le mandorle amare, ed altre quattro ancora. Due i prodotti principali: London dry gin e Peter in the navy. Grado alcolico: 43° per il primo gin e 57,7° per il secondo. Eleganti le bottiglie, fasciate da etichette in cuoio evocanti la tradizione artigianale toscana. Il cinghiale effigia il London Dry Gin ed il polpo effigia il Peter in the Navy.

Completano la linea i cocktail Martini, Martinez e Negroni pronti da degustare, in una bottiglietta pensata per essere condivisa in due bicchieri, con l’aggiunta unicamente di qualche cubetto di ghiaccio, una scorza d’arancia o limone oppure un’oliva. Ogni bottiglia da 20cl è sufficiente per preparare almeno due drink: i componenti sono dosati in modo da esaltare le caratteristiche del London Dry Gin Peter in Florence, nel rispetto del bilanciamento degli aromi, lasciando a ciascuno la possibilità di personalizzare il cocktail secondo il proprio gusto.

 

Paradossi enogastronomici italiani

In Italia siamo ben consapevoli che il nostro mangiare bene ed il nostro bere bene tiene conto più del certificato di adozione di un prodotto che non del certificato di nascita. Ciò a volere intendere che sono gli usi, le abitudini ed i comportamenti di consumo a rendere identitario un cibo ed una bevanda piuttosto che la loro primigenia. Due casi emblematici atti a chiarire meglio il concetto: il baccalà e il caffè. Ne siamo consumatori ed estimatori ma né peschiamo nei nostri mari il merluzzo nordico, né abbiamo qui piantagioni di caffè.

Ecco, il caso del gin dimostra come talvolta ci sia anche il fenomeno inverso: siamo i produttori del migliore ginepro del mondo, eppure il gin è bevanda alcolica di cui detengono maggiore consapevolezza e confidenza d’uso altri popoli. Va bene così. Ma va ancora meglio che anche noi si cominci ad avere contezza che l’elemento costitutivo del gin, il ginepro è coltivato in Italy. E allora ben venga che ad elevatissimi livelli qualitativi anche il gin sia riconosciuto come made in Italy, e, per la precisione, made in Tuscany. Ciò grazie alla vision imprenditoriale di Patrizio Pandolfi e Patrick Hoffer ed alla competenza ed alla passione delle persone che lavorano al Podere Castellare.

 
Podere Castellare

via Case Sparse 12, 50060 - Diacceto Pelago (Fi)
Tel 331 5410645

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Alberto Lupini


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