A differenza delle città d’arte, le wine destination con Montalcino e Barolo in primis, si sono riempite persino nell’estate 2020. A dirlo è
Donatella Cinelli Colombini, ideatrice della giornata
Cantine Aperte e prima madrina dell’enoturismo in Italia. L’onda lunga del Covid infatti non ha favorito la fruizione di mostre e musei, teatri e monumenti d’arte al chiuso, ma ha lanciato virtualmente la sfida per operare una trasformazione delle denominazioni del vino in leve attrattive capaci di richiamare visitatori dall'Italia e dall’estero e, così facendo, rimettere in piedi il settore del turismo italiano.
Cresce il numero degli appassionati di vino
«Perché
la locomotiva vino trascini la ripresa - commenta
Donatella Cinelli Colombini - bisogna che le grandi bottiglie e
i loro luoghi di produzione diventino molto più visibili, acquisendo spazio e rilevanza nei siti ufficiali del turismo dove attualmente sembrano desaparecidos. Devono diventare delle vere rockstar: Chianti, Prosecco e vini dell’Etna per esempio, sono calamite turistiche più potenti del Museo dell’Accademia, di Palazzo Vecchio o della Cattedrale di Monreale. Sarebbe opportuno che il Governo li utilizzasse mostrandoli on line, in Tv, facendoli raccontare per radio e spingendoli con B2B e press tour. L’economia italiana ha bisogno del turismo e il turismo italiano può e deve tornare forte, ma per farlo ha bisogno del vino per recuperare slancio. Sono certa che i produttori italiani - conclude - siano pronti ad affrontare e vincere questa grande sfida».
Una manovra che potrebbe funzionare anche con i forni del pane di Altamura, le cattedrali del prosciutto San Daniele o i magazzini di stagionatura del Parmigiano Reggiano. In Italia ci sono 25-30.000 aziende enologiche aperte al pubblico di cui il 96% con punto vendita, visita guidata e degustazione (dati Enit 2020) e circa 8mila con una vera organizzazione per la wine hospitality.
Donatella Cinelli Colombini
«Per questo il compito di battistrada nella ripartenza del turismo in Italia tocca al vino ai suoi meravigliosi territori e ai vignaioli che lo popolano e che ora devono accogliere i turisti anche la domenica, raccontando la propria storia in modo divertente in Italiano e Inglese».
Questo il commento di Donatella Cinelli Colombini agli ultimi dati statistici elaborati da Nextplora che rivelano quanto il turismo del vino entusiasmi anche gli italiani: il 38% desidera fare
un’esperienza enoturistica in patria mentre uno su quattro non intende andare a visitare cantine estere prima di aver visto le nostre.
Il 41% vede il vino come la punta di diamante del made in Italy, il 37% si ritiene appassionato di vino e attribuisce al nettare di bacco un ruolo determinate della convivialità (41%). Altissime le percentuali di chi è attratto dalla scoperta del mondo rurale (38%) e si sente appagato dalle esperienze legate alla visita dei territori del vino (44%) e dal contatto rilassante con la natura (27%). Si tratta di wine lovers che fanno turismo del vino soprattutto all’interno della propria regione (60%), come ha evidenziato l’ultimo rapporto dell’Osservatorio delle Città del Vino, il quale conferma con percentuali addirittura più altre (45%) l’attività enoturistica dei connazionali.
Riflessioni importanti mentre torna nelle cantine del Movimento Turismo del Vino «
Cantine Aperte in Vendemmia», l’atteso appuntamento che porta gli enoturisti alla scoperta dei vini del territorio. Novità di quest’anno la prima edizione di Picnic in Cantina, realizzato in collaborazione con il portale Picnic Chic, che punta a realizzare il picnic diffuso più grande d’Italia. Nel programma, che si articolerà sino a fine ottobre, ci sono anche pranzi in vigna, trekking enologici, vendemmia didattica e degustazioni guidate.