Pinot Nero Challange Torrevilla tra i "grandi" del mondo
In una degustazione-confronto l’etichetta della cantina dell’Oltrepò Pavese ha retto il confronto con le sue blasonate “sorelle” di Bourgogne, Alto Adige e Nuova Zelanda
12 novembre 2019 | 11:09
di Stefano Calvi
I sei Pinot degustati
Si è confrontato con 5 grandi Pinot vinificati in rosso provenienti dalla Bourgogne francese, dall’Alto Adige e dalla Nuova Zelanda. Ha retto perfettamente il confronto, senza sfigurare in termini di complessità con gli altri vini, tutti annata 2016, quindi ancora potenzialmente giovani e con una spiccata tannicità. Ad introdurre il tasting è stato il professor Leonardo Valenti, enologo che da anni sta seguendo da vicino il percorso di miglioramento della qualità di Torrevilla, il presidente della cantina Massimo Barbieri e il direttore Gabriele Picchi. Secondo gli esperti il Pinot oltrepadano ha ottenuto un buon piazzamento nel giudizio di una masterclass che ha visto la partecipazione di esperti e giornalisti di settore. I calici pronti per la degustazione
«Siamo soddisfatti dell’esito di questo “gioco” - spiega il direttore Picchi - in quanto il Riserva 110 ha ben figurato e gli esperti degustatori sono stati unanimi nel riconoscere subito le sue peculiarità che corrispondono in pieno all’espressione del Pinot Nero dell’Oltrepò Pavese. Inoltre hanno pronosticato grosse potenzialità di crescita». Il Pinot Nero Challenge, così è stato definito questo esperimento, pericoloso per Torrevilla a cui va dato atto di questa geniale idea di degustazione, prevedeva gli assaggi di Santaney Rouge “Charmes” di Domaine Roger Belland; Blauburgunder di Falkestainer; il Bourgogne Houte-Cotes de Nuits Dames Huguettes e Chambolle Musigny Village di Domaine Bertagna e il Pinot Noir neozelandese di Greywacke. Il prodotto di Torrevilla si è distinto per alcune caratteristiche ed in particolare per un finale persistente e pulito. E per i suoi tannini avvolgenti che gli permetteranno una crescita maggiore in bottiglia. Un prodotto complesso, da accompagnare piatti importanti di carne.
Tra i Pinot Noir più apprezzati della batteria quello della cantina altoatesina Falkestainer: un prodotto elegante al naso, preciso nei sentori di fiori che vanno a finire in frutti di bosco maturi, con un piacevole attacco amaro in bocca che va a sfumare subito. «Non abbiamo avuto paura di confrontarci con i grandi Pinot Noir internazionali - ha detto il presidente di Torrevilla, Massimo Barbieri - in questo gioco che ci permette di toccare con mano, grazie all’aiuto di esperti, le qualità del nostro prodotto. Questo confronto è fondamentale per verificare a che punto siamo con il nostro percorso legato al progetto qualità. Direi che siamo giunti a metà di quanto abbiamo preventivato e siamo soddisfatti di quanto siamo riusciti a fare. Un percorso non facile ma che una cantina come la nostra non poteva non seguire, stabilendo delle tappe precise capaci di garantire ogni anno ai soci una retribuzione non penalizzante».
Un progetto che trova fondamento nel piano industriale dell’azienda e che vede coinvolte, per ora, 25 aziende socie capaci di produrre uva “coerente” con i crismi del piano che, nel 2019, darà circa 15mila bottiglie di Pinot Noir. Ad introdurre gli ospiti degustatori nel mondo del vitigno Pinot Nero è stato il professor Valenti. «È particolarmente versatile - ha spiegato - e al tempio stesso soffre l’andamento stagionale. L’Oltrepò rappresenta la terza zona al mondo coltivata a Pinot ma, al tempo stesso, l’errore degli oltrepadani è stato quello di aver posizionato senza logica gli impianti sulle colline. Per questo a Torrevilla abbiamo iniziato un processo di zonizzazione che ci permette di essere più performanti con l’intento di avere, alla fine, un prodotto che rispecchia in pieno la nostra idea».
Per informazioni: www.torrevilla.it
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