Piemonte vinicolo: bene la produzione, cresce il biologico, boom del rosato

Il 2021 è un’annata tra l’ottimo e l’eccellente, a conferma di un comparto florido. Il valore dell’export supera il miliardo di euro. Le criticità: aumento dei costi delle materie prime, crisi del trasporto e inflazione

07 marzo 2022 | 09:30
di Piera Genta

Chi più chi meno, tutte le denominazioni del Piemonte vinicolo, soprattutto quelle di punta come il Barolo, si presentano al Vinitaly (10-13 aprile) come un comparto in salute e con buone prospettive commerciali grazie alle soddisfacenti performance del 2021 dopo un 2020 non totalmente positivo. Un trend generalizzato confermato anche dall’Osservatorio economico Federvini, secondo cui l’Italia è il primo Paese per aumento dell’export di bottiglie nel periodo 2019-2021. Anche il consumo domestico ha registrato dei numeri positivi nonostante siano cambiate le abitudini di consumo.

L’annuale pubblicazione curata da Vignaioli Piemontesi e Regione Piemonte in occasione dell’anteprima della vendemmia 2021 racconta di un’annata tra l’ottimo e l’eccellente, nonostante le criticità climatiche dovute alle gelate anomale avvenute a inizio aprile e alle grandinate estive, una primavera fredda e piovosa che ha portato a un ritardo vegetativo e a una seconda parte dell’estate molto calda con assenza di pioggia che ha determinato un calo di produzione del 15%. Positivi anche i dati dell’export nonostante la crisi economica mondiale causata dalla pandemia. lI valore dell’export del vino supera il miliardo di euro e interessa circa il 60% del vino prodotto in Piemonte, di cui il 70% nei Paesi comunitari e il 30% in quelli extra Ue. I principali importatori sono Paesi Scandinavi, Usa, Germania, Francia, Russia, Spagna, Svizzera, Giappone.

Asti Docg: 102 milioni di bottiglie

Ottima performance quella dell’Asti Docg che chiude l’anno con numeri importanti: oltre 102 milioni di bottiglie prodotte con un incremento dell’11% rispetto al 2020. Anche il Brachetto d’Acqui Docg chiude il 2021 con un bilancio positivo con quasi 3 milioni di bottiglie prodotte. Il Ruchè arriva a superare il milione di bottiglie. La Barbera d’Asti Superiore è arrivata a superare i 5 milioni di bottiglie (+5,6%). L’Albugnano (Nebbiolo delle colline del Monferrato astigiano) +18%. Dai dati spiccano ulteriori elementi di curiosità: il +142% nel milione e mezzo di bottiglie raggiunto dal Piemonte Rosato che piace soprattutto ai cinesi, oppure i 2,4 milioni di bottiglie del Piemonte Rosso (+42%), un milione di bottiglie in più rispetto ai dodici mesi precedenti per questo prodotto che unisce varietà diverse (Barbera, Nebbiolo, Dolcetto, Freisa e Croatina); il Piemonte Viognier, prodotto da un vitigno a bacca bianca, con origini serbo-romane, molto popolare in Francia, sta trovando ora nuovi estimatori anche sul mercato piemontese e non solo. E con 142mila bottiglie prodotte il Viognier ha fatto registrare un incredibile +190% rispetto al 2020. Alta Langa, le bollicine piemontesi, chiudono l’anno con un +42% di vendite.

 

Ritocco dei listini verso l'alto

La vera incertezza, che vale per tutti i settori, è l’incognita legata all’aumento dei costi delle materie prime, alla crisi del trasporto e all’inflazione in crescita. Il Corriere Vinicolo denuncia che il primo centro di costo per incremento negli ultimi due anni è l’energia elettrica, ma non solo. Da una loro analisi risultano aumenti in tutte le dry goods ovvero vetro +20%; metallo +44%, carta e legno rispettivamente a +60 e +53%, il costo dei trasporti, aumentati del +400%. Inoltre i tempi di attesa delle merci si sono dilatati per un pesante disequilibrio dei flussi commerciali dovuti alla pandemia, oltre ai disservizi legati alle difficoltà di reperimento delle materie prime. Tutto questo ha portato inevitabilmente a un ritocco dei listini, più o meno contenuto, che varia dall’8 al 15% a seconda delle tipologie. Problematiche le impennate dei costi per i vini sfusi e di quelli di prezzo più basso.

La crisi sanitaria e sociale ha portato dei cambiamenti, come l’aumento dell’e-commerce e nel panorama digitale anche tutto ciò che comprende gli acquisti delle wine-experiences nei vari marketplace del web. Tra le novità, il probabile debutto di un vino in lattina di un’azienda piemontese. Da segnalare l’attenzione verso la sostenibilità ambientale, con una crescita del vino biologico e biodinamico.

Le società benefit

In pieno sviluppo in Piemonte l’attenzione verso il modello delle società benefit anche nel mondo vitivinicolo. Compagnia dei Caraibi nata in provincia di Torino dal 2008, leader nell’importazione, sviluppo e distribuzione di distillati, vini e soft drink di fascia premium e ultra-premium da tutto il mondo, dopo la quotazione in Borsa ha effettuato il passaggio a Società Benefit e sta portando avanti il percorso di certificazione B-corp, oggi in Italia appannaggio di solo 120 aziende. La scelta di diventare una società benefit rappresenta la naturale evoluzione del percorso intrapreso dall’azienda fin dalla sua fondazione, con la volontà di perseguire finalità di beneficio comune, quali la tutela dell’ambiente, lo sviluppo sostenibile attraverso la valorizzazione dei territori e del loro tessuto economico e produttivo, la promozione e lo sviluppo di attività culturali e supporto dell’arte, la creazione di valore per dipendenti e investitori, l’adozione e la promozione della social equality. Interessante il loro progetto Elemento Indigeno caratterizzato dalla responsabilità valoriale ed etica.

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Alberto Lupini


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