Perché modificare il Disciplinare di produzione Valcalepio Doc

Quattro i punti cardine: introdurre vitigni autoctoni nella base ampelografica, valorizzare la tipologia Rosso Riserva con regole dedicate, migliorare le performance dei vigneti, semplificare alcuni aspetti produttivi

12 settembre 2023 | 13:30
di Enrico Rota

La Doc Valcalepio nasce a metà degli Anni ’70, più precisamente con Dpr 03.08.1976 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n° 308 del 18.11.1976. L’istituzione di questa denominazione di origine ha salvato la viticoltura bergamasca, destinata a scomparire o a essere relegata a una mera attività hobbistica o elitaria e preservato almeno una parte del territorio collinare bergamasco da un fenomeno di inarrestabile abbandono a causa dell’assorbimento di gran parte della forza lavoro da parte del settore industriale, che in questo territorio era in quella fase storica in fortissima espansione.

I motivi delle modifiche al disciplinare del consorzio tutela Valcalepio

Perché modificare oggi l’attuale Disciplinare? La risposta è assai semplice e va ricercata in quattro punti cardini, ben evidenziati nella relazione di Monica Faccincani, prezioso consulente incaricato dal Consorzio. In primo luogo, rafforzare il legame tra il prodotto e il territorio d’origine, mediante l’introduzione di vitigni autoctoni nella base ampelografica. Valorizzare quindi la tipologia Rosso Riserva introducendo delle regole produttive espressamente dedicate ad esso.

Terzo punto, migliorare le performance produttive dei vigneti per aumentarne la redditività da un lato e la resilienza rispetto ai cambiamenti climatici dall’altro. In ultimo, semplificare alcuni aspetti produttivi che non inficiano il livello qualitativo del prodotto e rendono più adatta al mercato attuale la proposta commerciale.

L'introduzione dei vitigni autoctoni per il Valcalepio Rosso

Nel cercare di esaminare quanto appena esposto bisogna tenere presente che nella proposta di modifica si richiede in primis di modificare i rapporti percentuali dei due vitigni a favore del Merlot. Questa modifica è sostanzialmente una conseguenza della elevata suscettibilità del Cabernet Sauvignon alle malattie del legno, in particolare al Mal dell’esca e all’Eutipiosi. Per il Valcalepio Rosso, si introduce poi la possibilità di utilizzare in una percentuale massima del 15%, altri vitigni a bacca rossa, alcuni dei quali autoctoni, come il Franconia e il Merera, e l’Incrocio Terzi e altri legati alla tradizione locale come il Rebo. Viene prevista infine anche la possibilità di utilizzare Petit Verdot, laddove si preferisca conservare un profilo più “internazionale” al taglio.

Quali modifiche al disciplinare del Valcalepio per tappi e bottiglie?

L’introduzione di vitigni autoctoni nel taglio rappresenta una interessante inversione di tendenza rispetto agli ultimi decenni in cui si è dato valore alla semplificazione produttiva che ha puntato su pochi vitigni, di facile coltivazione, con ridotte problematiche fitoiatriche e capaci di incontrare senza sforzo il gusto internazionale. La valorizzazione delle tipologia Riserva viene rafforzata anche mediante una differenziazione della base ampelografica rispetto al Valcalepio Rosso. Per quanto riguarda invece l’opportunità di semplificare alcuni aspetti produttivi che non inficiano il livello qualitativo del prodotto e rendono più adatta al mercato attuale la proposta commerciale, tengo a mettere in evidenza la rimozione del vincolo della tappatura obbligatoria con tappi di sughero e dell’utilizzo dei soli formati di bottiglie borgognona, renana e bordolese.

Consorzio Tutela Valcalepio
via Bergamo 10 - 24060 San Paolo d’Argon (Bg)
Tel 035 953957

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Alberto Lupini


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