Perché gli italiani bevono Champagne? Tra momenti da ricordare e collezionismo

I consumatori italiani si confermano grandi conoscitori di Champagne, amano scegliere e sanno muoversi all'interno della gamma offerta dai marchi. Un vino che esce anche "dalle occasioni speciali" e si beve all'aperitivo

31 marzo 2023 | 10:55
di Emanuela T. Cavalca

Gli italiani amano lo Champagne francese, non solo lo apprezzano e lo consumano. Sono mutati gli stili di vita e lo Champagne non solo si beve nelle occasioni speciali, ma anche durante l’aperitivo. Lo dicono i dati 2022 analizzati e presentati a Milano dai vertici del Comité Champagne, l’ente che rappresenta tutte le maison e tutti i cigneron della regione. Presenti David Chatillon, presidente dell’Union des Maisons de Champagne e co-presidente del Comité Champagne, Maxime Toubart, presidente del Syndicat général des vignerons e co-presidente del Comité Champagne e Charles Goemaere, direttore generale del Comité Champagne. I consumatori italiani si confermano grandi conoscitori di Champagne, amano scegliere e sanno muoversi all'interno della gamma offerta dai marchi. I millesimati, le cuvée speciali e i rosé nel 2022 hanno rappresentato quasi un terzo delle bottiglie di Champagne esportate in Italia, raggiungendo complessivamente il 31% delle importazioni a valore, con performance per queste categorie superiori a quelle di mercati quali il Regno Unito e la Germania.

Boom dopo la pandemia per la voglia di socialità

Come si spiega questo successo? Dopo la pandemia si è notato una grande desiderio di socialità, così sono aumentate le occasioni e il consumo al bicchiere. Lo Champagne, infatti, accompagna piccoli e grandi eventi, viene regalato come omaggio e sorseggiato nelle occasioni romantiche. Non solo sta diventando sempre più oggetto di investimento e di collezionismo, basta vedere le quotazioni nelle aste di Londra o anche quelle in Italia, molto vivaci. Infatti, David Chatillon sottolinea: «il dinamismo a cui stiamo assistendo è dovuto essenzialmente allo sviluppo di nuovi mercati e di nuovi momenti di consumo. Lo Champagne resta il vino delle celebrazioni, ma prende sempre più piede un consumo che potremmo definire informale, in cui lo Champagne riesce è sempre di più il vino che riesce a rendere straordinario un momento ordinario. Da questo punto di vista l’Italia è senza dubbio un osservatorio privilegiato sugli stili di consumo».

 

Lo Champagne in cifre (2022) affermano il successo

Un altro motivo di questo successo sta nella cucina italiana, che è diventata «un ottimo laboratorio gastronomico per gli abbinamenti innovativi». Basta citare qualche dato per comprendere quanto sia importante l’Italia per l’export dello Champagne: l’Italia si posiziona al quinto posto nella classifica mondiale dell’export a volume, mentre l’Austria e il Belgio sono scesi nei consumi; 10.608.589 sono state le bottiglie spedite verso il nostro Paese, 247.905.757 euro è il giro di affari del mercato italiano (valore franco cantina e tasse escluse) Charles Goemaere ha dichiarato: «I gusti degli italiani si distinguono da sempre nel panorama mondiale del consumo di Champagne per la particolare domanda di bottiglie di pregio. In questo scenario il settore Horeca ci appare particolarmente dinamico. Dopo la crisi sanitaria, nel 2022, i consumi in bar, hotel e ristoranti fanno presumere una netta ripresa, confermando che il fuori casa rappresenta ormai un’abitudine consolidata per i consumatori italiani di Champagne. I positivi dati delle spedizioni confermano inoltre che l’offerta è riuscita a soddisfare la domanda».

La comunicazione e gli investimenti sulla sostenibilità ambientale

Il Comité Champagne ha presentato il piano di investimenti per affrontare le sfide prossime: il budget crescerà di 10 milioni di euro; da 20 passerà a 30 milioni di euro, puntando sulla sostenibilità. La filiera si doterà un centro di ricerca nuovo per affrontare il problema della carenza di acqua e il cambiamento climatico. Ospiterà una cantina sperimentale più ampia, una nuova sala di degustazione e una piattaforma sperimentale. Lo Champagne è stato pioniere in termini di sostenibilità con l’obiettivo di arrivare a una forte riduzione delle emissioni: il 100% dei reflui vinicoli e oltre il 90% dei rifiuti industriali sono trattati, dal 2003 è stata ridotta del 20% l’impronta carbonica per bottiglia e il 63% delle aree viticole è in possesso di certificazione ambientale. Non basta per approfondire la conoscenza sullo Champagne è a disposizione una piattaforma formativa: il Mooc. Attraverso 4 moduli didattici ripercorrono l’elaborazione dello Champagne, il suo terroir, la storia, la diversità dei suoi vini e i segreti di degustazione per approfondire l’argomento. A chi si rivolge? A tutti indistintamente, un professionista del vino - enologo, sommelier, giornalista, cantiniere, formatore, operatore del turismo, studente, oppure solo un intenditore.

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Alberto Lupini


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