La
stretta di mano tra le due realtà è avvenuta nella giornata di mercoledì. La Regione, con l’assessorato retto dal bresciano Fabio Rolfi, ha scommesso su questa partita, mettendo sul piatto, oltre alla cabina di regia di Ersaf e alla riforma federalista dello storico ente di tutela, anche qualcosa come 750mila euro in tre anni per la creazione di un piano di promozione e rilancio dell’immagine del territorio.
La volontà di entrambe le realtà è quella di
trovare un percorso comune da sviluppare, mettendosi alle spalle le frizioni che ci sono state nel recente passato.
Secondo i bene informati non mancherebbero le aziende di filiera fuoriuscite negli anni scorsi, ora pronte a rientrare nel Consorzio, e per questo lo stesso Distretto del vino ha sottoscritto un accordo con il Consorzio per stabilire regole nuove nella governance futura dell’ente: in buona sostanza, se ci sarà una rappresentanza equilibrata dei vignaioli ai posti di comando del Consorzio, l’esperienza del Distretto del vino di qualità potrebbe anche finire e l’Oltrepò potrebbe tornare ad avere un solo ente (pur federato per ogni vino).
Insomma, il nodo da sciogliere, in fondo, è sempre lo stesso, quello della rappresentanza. Per questo si discute di “patti parasociali” da inserire nello statuto che permettano di ristabilire il peso delle aziende di filiera, piccole ma forti a livello di immagine, nei confronti dei big del vino sfuso e dei grandi imbottigliatori, per ripartire meglio i pesi con un nuovo Cda più equilibrato, un’azione mirata per decidere le strategie. Con queste premesse, qualcosa nel 2019 - osserva qualcuno tra i filari - in Oltrepò dovrà pur succedere.
«La firma di questo accordo - ha detto
Fabio Rolfi dopo la firma - rappresenta una occasione storica per tutto il territorio dell'Oltrepò pavese, un nuovo inizio. Avere una voce unitaria significa anche avere una forza maggiore per tutelare e promuovere i vini di quella zona. La Regione Lombardia ha creduto con determinazione a questo risultato, creando un progetto concreto e collaborando a tutti livelli istituzionali per trovare unità di intenti. Possiamo dire di aver intrapreso la strada giusta. Ora tocca ai produttori fare squadra per il bene e l'interesse di un territorio, in cui si produce oltre la metà del vino lombardo. Auspico che anche altri protagonisti del territorio decidano di aderire all'accordo. Il tavolo regionale sull'Oltrepò prosegue e si aggiungerà un ulteriore momento di collaborazione con i sindaci, con l'obiettivo di costruire politiche condivise per la promozione e l'attrattività del territorio».