Inaugurata la nuova Cantina Emanuele Gambino a Costigliole d'Asti con due masterclass

Tra le vigne patrimonio dell'Unesco che furono del Marchese Asinari sorge un’azienda agricola e il MonVì Wine Relais. «Ho un approccio etico alla viticoltura», dice Emanuele Gambino

26 febbraio 2024 | 19:08
di Daniele Alessandrini

Lunedì 19 febbraio a Costigliole d’Asti (At), in terra monferrina con sfumature langarole e in una giornata che da nebbiosa si è fatta soleggiata e tiepida, sono stati inaugurati ufficialmente la Cantina Emanuele Gambino Winery e il MonVì Wine Relais, a un’ora di macchina da Torino e due da Milano e Genova.

Regia accurata e protagonisti autorevoli, a cominciare dal conduttore della prima delle due masterclass Gianni Fabrizio, curatore della Guida Vini d’Italia del Gambero Rosso. Emanuele e la sua famiglia sono stati una bellissima scoperta, è difficile condensare in un articolo le informazioni e le sensazioni raccolte durante l’evento. Le parole pronunciate dal 41enne viticoltore nel corso dell’intervista, sono il modo migliore per iniziare.

Un giovane imprenditore appassionato e sperimentatore.
L’idea di fare il vino in prima persona è nata nel 2016 quando abbiamo comprato questa Tenuta San Martino su cui sorgeva una cascina appartenuta a Filippo Asinari di San Marzano - personalità di spicco nella storia di Costigliole - individuata come sede perfetta per attività produttiva e ricettiva. Proprio qui dove ora ci troviamo, il marchese produceva già a fine ‘700 inizio ‘800 molti vini che andavano in giro per il mondo. Una scoperta affascinante, fatta solamente dopo aver comprato l’immobile. Il suo vino preferito era la Barbera ma ai contadini insegnava come lavorare al meglio le barbatelle che aveva portato qui dalla Francia.

Com’è nata la passione per il vino?
Un giorno, mentre davo l’esame di stato dopo la laurea in legge e il praticantato, mi sono accorto di essere nauseato da quello che stavo facendo e ho sentito il bisogno di “lavorare con le mani” per riscoprire me stesso, lontano da certi meccanismi. Mi sembrava che facessi le cose solo per gli altri. Fu così che cominciai a fare vino nella Tenuta Piansrej dei miei nonni a S. Stefano Belbo, un bellissimo complesso di famiglia con all’origine cinque ettari di moscato. Dopo poco più di sei anni avevo convertito al biologico l’azienda con la chiara idea di fare prodotti di qualità e avere una mia Cantina. Per me il vino è buono se è sano ed è per questo che ho un approccio etico alla viticoltura.

I vini di Emanuele, tra passato e innovazione.
Il Moscato secco è stato il primo "figlio". Poi è nata la Barbera dalle uve di Costigliole: bisogna farla bene perché è l’emblema del territorio. Parte del vigneto ha vent’anni, il resto è giovane perché il vecchio era stato attaccato dalla flavescenza dorata. Il vino che sento più mio è il Merlot, una sorta di scommessa vinta. Quando sono arrivato qui, c’era un bel vigneto di 20 anni e non me la sono sentita di soppiantarlo con Barbera. E’ stato un tributo al marchese Asinari che due secoli fa aveva piantato qui le barbatelle del rosso bordolese. Successivamente ho messo a dimora il Sauvignon, un clone francese con caratteristiche diverse da quello tipico italiano. Mi ritengo uno sperimentatore, oltre alla Barbera (regina del Monferrato) mi piacciono altri vitigni un po’ border-line per questo territorio. Ora coltivo anche Chardonnay dando retta ai miei gusti perché questa non è terra di grandi bianchi. Il prossimo anno farò una bollicina in Metodo Classico con lo Chardonnay di Costigliole e il Pinot Nero di S. Stefano. A fine anno sarà pronto anche un Langhe Nebbiolo, sempre con uve di S. Stefano. Mi piace il monovitigno per esaltare le peculiarità di ciascun cultivar e ho bisogno di fare vini in prima persona, non riesco a dare il mio nome a un prodotto che anche solo in parte non mi appartenga. Ora che ho tempo per sviluppare al meglio il progetto Alta Langa, mi ci dedicherò. Dalla vigna di 45 anni tra Nizza e Calamandrana farò il Nizza doc. E’ quasi pronto, saranno solo 2.000 bottiglie.

Le Masterclass di Cantina Gambino

La giornata di degustazione è iniziata con un originale confronto tra i rossi di Gambino e alcune pregevoli bottiglie selezionate da Fabrizio, quasi esclusivamente francesi. L’enologo Claudio Dacasto, che dal 2021 collabora con la Cantina, ha fornito preziose indicazioni che ci hanno aiutato ad apprezzare la freschezza e aromaticità della giovane Barbera e l’eleganza dei rossi affinati in legno. In sala Andrea Alciati del ristorante Guido da Costigliole (S.Stefano Belbo) e alcuni rappresentanti di Ciau del Tornavento (Treiso), Cascina Raflazz (Paroldo), Wine Story (Castagnole Lanze) e il Posto Giusto (Govone).

 Questi i vini degustati nelle due masterclass di Cantina Gambino e coltivati in tredici ettari di vigne

  • Barbera d’Asti docg 2022
    Solo acciaio, macerazione sulle bucce breve per esaltare frutto e freschezza, viti con radici profonde che si difendono bene dalla siccità, resa 70 q/ha. Costigliole è il terzo comune nel Monferrato per territorio vitato a Barbera nonostante sia un paese piccolo. Nel terreno, più argilla e limo rispetto ad altre zone più calcaree. Un’uva ricca di sostanze che chiede al vino qualche mese in più in bottiglia per dare il meglio di sé.
  • Barbera d’Asti Superiore docg 2020
    Annata non troppo calda, resa bassa (40 q/ha), un anno di botte grande rovere (25 Hl) con tostatura lieve, vigneti in zona Nizza di circa vent’anni, terreno prevalentemente calcareo. Un vino elegante.
  • Piemonte Merlot doc 2020
    Merlot in purezza, affinamento tonneaux rovere di 500 litri minimo 18 mesi, resa 65 q/ha. Merlot atipico, più raffinato che austero.
  • Piemonte Sauvignon doc 2021
    Sauvignon originale con note fruttate prevalenti su quelle vegetali a cui il lungo affinamento in bottiglia ha conferito piacevole complessità. Particolare cura per i tempi di raccolta in considerazione dei mutamenti climatici.
  • Mo Frem 2021 vino bianco Bio
    Vino secco, 100% uve Moscato vinificate in acciaio. Intrigante il contrasto tra l’olfatto che richiama alla mente il Moscato dolce e il gusto che ci trasmette belle note agrumate. Nessun contatto con l’ossigeno data l’assenza di travasi. A fine fermentazione una pala espelle automaticamente le fecce dalla vasca.
  • Mo Frem 2020 vino bianco Bio
    Vino secco, 100% uve Moscato anch’esse provenienti dalle vigne di S. Stefano Belbo e S. Grato, vinificate e affinate in acciaio e anfora. Un vino complesso di buona tenuta e in continua evoluzione, in grado di sostenere cibi dai sapori intensi.

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